PRIMICERIO: imminente l’addio alla toga

Aldo Bianchini

SALERNO – Quando un comune mortale va in pensione è un momento di grande tristezza; quando un uomo che ha gestito un immenso potere va in pensione è quasi una tragedia.

Alla fine dei giochi il povero cristo che va in pensione rimane immerso, e coperto dall’anonimato, in quella società che già ben conosce e che, forse, per certi versi ha anche combattuto per cercare di migliorarla; l’uomo di potere, invece, no perché dovrà lasciare quell’alone misterioso e suggestivo che lo ha circondato per decenni facendolo riverire (anche se in molti casi falsamente !!) da tutti e da tanti anche osannato: ufficio moderno con anticamera, segretaria/o personale, auto di servizio, incarichi speciali, la scorta, immancabile lezioni all’università, una schiera di persone ai suoi ordini; in alcuni casi addirittura la scorta e l’auto di servizio a vita. Insomma una serie indescrivibile di privilegi (per carità, anche giusti !!) che qualche volta pesano sullo stesso interessato con palese imbarazzo.

Nel caso dei magistrati, poi, questa tristezza è ancora più palpabile perché da un giorno all’altro, cioè dalla sera alla mattina, come d’incanto tutto quello che ho innanzi descritto scompare quasi come se fosse stato cassato non dalla Cassazione (si fa per dire !!) ma dall’ineluttabile sentenza della giustizia ordinamentale di ogni Paese democratico: assunzione e pensione, questi i due momenti topici di uno Stato senza cuore che dopo averti esaltato ti mette subito da parte.

Ho seguito “leCronache.it” e il quotidiano “Il Mattino” di questi giorni che hanno ampiamente annunciato la imminente messa in quiescenza del dr. Leonida Primicerio, magistrato di vaglia con un lungo percorso giudiziario da pm prima, da procuratore antimafia e da componente del CSM dopo, ed infine da Procuratore Generale della circoscrizione giudiziaria del Tribunale di Salerno. Un uomo tutto d’un pezzo, Primicerio, che h vissuto la sua vita giudiziaria con orgoglio ma anche con molta riottosità verso tutte quelle forme di privilegi che erano, e sono, sicuramente molto lontane dal suo modo di pensare e di essere. Questo lo aiuterà a risistemare il lungo percorso di vita che ha ancora davanti a se.

Il presidente della Camera Penale avv. Luigi Gargiulo e l’avv. Giovanni Falci qualche giorno fa, nel contesto di un’udienza penale in Corte d’Assise che Lui amava continuare a frequentare nonostante l’alto incarico di Procuratore Generale, lo hanno salutato consegnandogli una targa alla carriera tra abbracci, interventi mirati e commozione generale.

Ma cosa ha rappresentato Primicerio per la magistratura salernitana ?

A mio parere è stato, verosimilmente, un magistrato molto intelligente, capace di svolgere il suo ruolo di pm d’assalto senza apparire di esserlo nonostante la sua dich9irata colorazione politica; ci ha messo sempre la faccia quando era necessario riuscendo a rimanere sempre fuori dai torrenti impetuosi del presenzialismo mediatico; ha ribaltato potentati politici senza che nessuno avesse da ridire più di tanto; ha sorpreso anche i suoi colleghi più stretti con i quali era entrato in magistratura più di quarant’anni fa; ha saputo guardare in faccia gli indagati e gli imputati senza sussulti emotivi; ha mantenuto sempre uno sguardo ieratico e ben al di sopra delle parti; ha avuto, insomma, un profilo da vero magistrato.

Di lui ricordo l’azione politico-giudiziaria che compì nei giorni 3 e 4 luglio del 1993; allora fu decisivo per le sorti di tangentopoli in cui tanti colleghi erano in affanno. Primicerio era PM-DDA in un processo contro Giovanni Maiale che per l’ultima udienza andava avanti sonnocchiosamente; il criminale ebolitano aveva detto e non detto cose molto brutte su Carmelo Conte e Paolo Del Mese; cose che, comunque, non avevano inciso più di tanto sul piano dell’economia strategica della Procura contro i due big. All’improvviso il PM chiese una breve sospensione e si allontanò dall’aula; dopo poco ritornò con in mano la copia dell’interrogatorio di Pasquale Galasso (fatto nel carcere di Udine dal pm Ennio Bonadies e conclusosi verso le tre del mattino del 3 luglio); chiese ed ottenne che l’interrogatorio venisse acquisito agli atti processuali come una prova nuova e incontestabile che andava a confermare il castello accusatorio della Procura contro Conte e Del Mese; una prova che consentì alla Procura di fare il salto di qulaità.

Difatti la mattina del 5 luglio 93 la Procura di Salerno (con il capo Ermanno Addesso, l’aggiunto Luigi Apicella e i sostituti Vito Di Nicola, Luigi D’Alessio e Antonio Scarpa) chiese l’autorizzazione procedere contro l’ex ministro e contro l’ex sottosegretario per “concorso esterno in associazione mafiosa”.

Fu così che tangentopoli raggiunse il cuore del “terzo livello” della politica salernitana coprendo tutto quello che era stato fatto, con clamorosi arresti, da parte di una certa magistratura salernitana.

L’avvocato Giovanni Falci ha parlato, nel comunicato relativo alla consegna della targa, di Leonida Primicerio come componente di spicco di quella “formazione sessantottina” che con magistrati e avvocati rivoluzionò la sfera giudiziaria salernitana; dico la mia anche se potrà risultare sgradita: “per istinto non mi sono mai fidato dei sessantottini”. Per questo credo che l’affermazione sia piuttosto generica che specifica, almeno me lo auguro mentre formulo al dr. Leonida Primicerio (pur non conoscendolo) i migliori auguri per una lunga e serena vita.

P.S.: E tanto per non interrompere la sua cristallina attività di giudice anche ieri (13 febbraio) era in Corte d’Assise per la sua requisitoria contro i due fratelli Di Meo, assassini del pastore di Giffoni Generoso Pennasilico,  con richiesta di conferma della sentenza di primo grado (diciotto anni a testa).

 

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