BENEFICI E RISCHI DEGLI INIBITORI DI POMPA PROTONICA

da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Gli Inibitori di Pompa Protonica sono tra i farmaci gastroprotettori più prescritti, che agiscono bloccando la produzione di acido cloridrico nello stomaco per una lunga durata. Questi farmaci sono utilizzati per curare la gastrite, l’ulcera peptica e il reflusso gastroesofageo. Esistono inoltre alcune situazioni in cui si rende necessario un effetto protettivo sulla mucosa gastrica, come nel caso di assunzione di farmaci antiinfiammatori non steroidei, i FANS. E proprio grazie all’utilizzo di IPP si riesce a ridurre il rilascio di succhi gastrici nello stomaco.
I farmaci di questa categoria comprendono l’omeprazolo, il pantoprazolo, il lansoprazolo, l’esomeprazolo e il rabeprazolo. La loro efficacia si è dimostrata sovrapponibile così come i possibili effetti collaterali.
Gli inibitori di pompa protonica funzionano andando ad inibire in maniera specifica un enzima, noto appunto come pompa protonica, presente sulle cellule che rivestono lo stomaco e che sono deputate alla produzione di succhi gastrici. In questo modo viene inibito l’ultimo passaggio della produzione di acido cloridrico nello stomaco. La secrezione di acido gastrico ricomincia solo quando vengono prodotte e rilasciate nuove molecole dell’enzima. In questo modo la secrezione acida viene inibita per un tempo piuttosto lungo.
Sono una delle categorie di farmaci più prescritti in Italia, nonostante le raccomandazioni dell’AIFA e le limitazioni imposte alla rimborsabilità: si stima, infatti che gli utilizzatori siano circa 3,5 milioni, il 21% della popolazione totale. Il loro utilizzo inoltre aumenta con l’aumentare dell’età, raggiungendo una prevalenza d’uso del 60% nei soggetti con età pari o superiore ai 75 anni.
Purtroppo, gli IPP sono sempre più spesso prescritti senza una vera necessità clinica, per periodi di tempo troppo lunghi e in dosi superiori a quelle raccomandate.
Ciò pone dei problemi per la loro tollerabilità. Infatti sono farmaci sicuri ma, come qualsiasi altro farmaco, possono causare effetti collaterali, soprattutto quando se ne fa un uso prolungato.
Gli effetti collaterali a breve termine sono di solito transitori e reversibili come cefalea, diarrea, rush cutaneo e reazioni anafilattiche. A lungo termine possono invece causare effetti più severi come uno scarso assorbimento e conseguente carenza di vitamina B12, magnesio e calcio, tutti importanti per il sistema muscolo-scheletrico. In soggetti a rischio, come chi soffre di osteoporosi, possono aumentare il rischio di fratture. Inoltre, modificando il pH dello stomaco, possono favorire lo sviluppo di infezioni intestinali.
Altri effetti collaterali dimostrati sono la maggiore insorgenza di polmoniti e di malattie renali, a cui sembrano essere più suscettibili i pazienti anziani, che spesso sono affetti anche da altre patologie concomitanti e che, per questo motivo, assumono più farmaci contemporaneamente, esponendosi quindi a maggior rischio di interazioni farmacologiche.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *