Muro Lucano: le luci sul Pianello

 

Aldo Bianchini

Il borgo Pianello di Muro Lucano

MURO LUCANO (PZ) – Com’era bello il Pianello negli anni ’50 immerso nel buio permanente, com’è bello oggi il Pianello con le luci artistiche permanenti; accese il 6 aprile 23 in occasione della ricorrenza del 297° anno dalla nascita di San Gerardo Maiella.

Tenendo conto che il rione Pianello è stato, è, e sarà sempre il vero “centro storico” di Muro Lucano (e questo lo dico non perché in quel luogo sono nato io !!), se ci si ferma a riflettere anche soltanto un pochino ci si renderà subito conto di quanta storia è passata, in circa 80 anni, in quei vicoli stretti e, forse, anche misteriosi, ma certamente bui e quando le luci nelle case si accendevano per poche ore al giorno e con grande attenzione a dove e come accenderle; tranne nei pochissimi palazzi signorili del tempo dei “don”.

All’epoca le luci rappresentavano una specie di “status simbol”, nel senso che davano ampia contezza sullo stato sociale delle singole famiglie distinguendone il livello non solo economico ma anche culturale. Nelle famiglie meno abbienti sicuramente si consumava più legna dell’energia elettrica; le fiamme del camino offrivano una stabile aggregazione garantendo anche una certa luminosità all’ambiente più frequentato che di solito era la cucina con bagno nascosto da un panno. In quelle più facoltose, di contro, l’illuminazione da energia elettrica prendeva la leaderschip dell’intera abitazione lasciando al fuoco del camino quel di più a dimostrazione di uno stato sociale più elevato.

La casa in cui è nato San Gerardo Maiella

Pochissimi, se non rari, erano i lampioni accesi per strada per garantire l’illuminazione della via principale che andava dalla “porta”, posta sul picco più alto delle ripe, in rapida ascesa (passando per lo storica e piccola piazzetta del Pianello) fino al piccolo spazio, “quadrivio del forno” da cui si dipartivano una strada che portava da un lato verso la Marinella, una in salita verso il seminario e la cattedrale e l’altra (a sinistra salendo dal Pianello) verso un piccolo rione letteralmente scomparso a causa del terremoto e sostituito da uno stupendo belvedere che si affaccia sul ponte e sulle ripe  Ma dalla “porta”, proprio davanti casa dove sono nato, c’era un’altra stradina che portava fin sul piazzale della Chiesa Madre e del Vescovado. E c’era anche il tocco di classe che in un centro storico non poteva mancare: una piccola e breve bretella che collegava l’inizio della rampa verso il seminario con la strada verso la Marinella posta sul piano basso se teniamo presente il dislivello di un piano; la bretella baipassava un caseggiato al centro del quale c’era il sale e tabacchi dotato di immense scorte di cartine – tabacco – filtri e tante altre diavolerie che in pochi potevano permettersi, se non di nascosto dalle irsute e muscolose consorti. L’intero popoloso e popolare Pianello si serviva di quel Sali e tabacchi; era il miracolo economico. Sempre salendo dalla “porta” alla prima seria curva sulla destra c‘era (e c’è) la casa di nascita di San Gerardo Maiella che per decenni è rimasta nel buio pesto da quando negli anni ’60 la famiglia che l’abitava emigrò verso il “miracoloso nord” che a quei tempi si riempiva di meridionali poco amati dai cosiddetti “polentoni”, se non proprio ostracizzati sull’onda di quel bieco razzismo che spesso, ancora oggi, emerge con brutalità.

Ma c’era, e c’è, anche la stranezza assoluta di un chiesa che invece di portare il nome di San Gerardo fu dedicata nel 1523 a Santa Maria della Neve; San Gerardo, purtroppo, nacque duecento anni dopo l’edificazione dello storico luogo sacro.

Strano a dirsi, ma lo svuotamento del Pianello ha avuto inizio proprio con la fine di quel reale “miracolo economico” che portò l’Italia verso la Luna e Muro verso il momento di maggior splendore con una popolazione che superava alla grande i 10mila abitanti e con una potenzialità economico-istituzionale e occupazionale a livelli inimmaginabili.

Ora tutto è profondamente diverso, il Pianello che per il buon 95% (o anche di più) è praticamente disabitato d’improvviso si illumina d’immenso; ecco che, per ironia della sorte, è arrivata la luce addirittura artistica e permanente che comunque non fa per natura distinzioni sociali ma sancisce, soltanto, la bellezza dei luoghi per tramandarla ai posteri ed ai tanti turisti che potranno così ammirare ed apprezzare quegli angoli più sconosciuti del presepe che le generazioni passate avevano sotto gli occhi ogni giorno senza mai apprezzarle.

Giovanni Setaro, sindaco di Muro Lucano; in lizza per la riconferma nelle prossime elezioni amministrative

E da un po’ di tempo a questa parte è arrivata anche l’azione insistente e propositiva di un noto imprenditore (oggi purtroppo scomparso) che ha acquistato quasi tutte le case vuote e/o abbandonate nell’ambito di un progetto futuristico che, almeno per me, è del tutto sconosciuto; c’è solo da sperare che quel progetto non si fermi dopo la sua morte.

Ma c’è anche chi con pervicace insistenza resiste a presidiare quei luoghi incantevoli e cerca di prendere dal passato per tramandare verso il futuro la storia millenaria del Pianello e dell’intero Muro Lucano.

Una storia che il giovane ma perspicace sindaco Giovanni Setaro (che si avvia molto probabilmente alla rielezione nelle prossime elezioni di maggio) ha capito di dover valorizzare e rilanciare nell’interesse generale in quella progettazione che, tra l’altro, dovrà interessare il Ponte con una ristrutturazione necessaria per la sicurezza di tutti e le stesse Ripe; per non parlare del Parco Urbano (Area camper con pista ciclabile, biopiscina, anfiteatro, giochi, campo sportivo, da realizzare con fondi Ministeriali e Pnrr pari a 980 mila euro) sul cui progetto la Soprintendenza ha già espresso parere favorevole.

 

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