Governo sine ratio

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

Lo scrivente  deluso, da questa nuova maggioranza, comunica lo sconforto  a pazienza esaurita. Bisognava mandare “in pensione” i “draghi” perché invece di pensare alla nazione inviavano il frutto delle tasse sudate violando l’articolo undici della Costituzione ad un perfetto sconosciuto. Ancora nel precedente Conte-bis in nove mesi i pentastellati in nove mesi tra guerre e false ricette parafarmaceutiche avevano fatto e prodotto ciò che a quanto pare l’attuale maggioranza non saprebbe fare in altri cento anni. La misura é colma, ma la constatazione é questa: pur tentando goffamente di sbugiardare il fascismo e con le gaffe di zio Ignazio che aveva dei sassolini nelle scarpe che avrebbe dovuto scalciare solamente in un club di soldati nostalgici e sconfitti, miserabili vigliacchi ci rappresentano.  I francesi anche dopo i primi entusiasmi post elettorali hanno cominciato a nuovamente a disprezzarci con la tradizionale puzza al baffo in materia di immigrazione; Putin che ragionava con zio Silvio e ci mandava aiuti incondizionati e complimenti e stima, oramai non ci “caga nemmeno de striscio”. Altrettanti sindaci telespettatori come a Roma o altri comuni appena insediati dalla manipolazione radiotelevisiva modaiola, vestono doppi petti senza fare notizia né iniziativa alcuna. La Raggi aveva messo a posto i conti della capitale, come per strade, redditi e lavori a tutte le classi, ma l’informazione oligopolide ha rovinato tutto e continua nello sbaglio testardo.  Personalmente penso che nemmeno l’editoria sia in mala fede ma sta continuando ad affidare la produzione di opinione pubblica in mano ad una casta anacronistica fatta di dinosauri e raccomandati che non fanno più bene nemmeno a loro e ai loro investimenti. Ieri 19 maggio sul Corriere della Sera, un redazionale ha messo in discussione il servizio pubblico con frecciate contro Vespa, Berlinguer ed altre maschere di carnevali passati. Questi conduttori hanno perso completamente ogni valore e mission aziendale e sembrano portare avanti personali paranoie totalitarie e gli invitati anche i più onesti  e professionali cadono pedissequamente in bocche di lupo fatte di gioco alla polemica, alla malizia ricercata o al negazionismo ottuso.  L’ultima produzione di approfondimento “Cinque minuti “ é ridicola già dal titolo poiché almeno da Napoli in giù significa il classico intercalare delle persone che vanno fuori di testa. Sminuente imitazione dei lavori di Enzo Biagi o di Radio Londra di Giuliano Ferrara. Si può capire quale schiavitù mentale permane costretta nei direttivi per non affidare altrimenti la comunicazione a volti con un minimo di cerone in meno? La canzone del ventennio nefasto era “faccetta nera” , non “faccia bianca”: allora però la malafede non era così evidente ed esplicita. Il quarto potere non era così forte neanche nel film di Orson Welles che lo celebrava: in quella pellicola almeno era l’editore, l’affarista ad essere il protagonista mentre in questo caso anomalo due Cerberi di una infernale commedia. Non voglio pertanto scagliarmi con due personaggi televisivi che ho sempre stimato e seguito in passato, ma voglio far solo notare che sono invecchiati e necessitano una meritatissima pensione, anche per liberarsi dalla caricatura che altrimenti dedico loro in tutta e metabolizzata satira forattiniana. Motivo altro per cui non si evolverebbe il lavoro dei governanti che si succedono in terza o quarta repubblica ma con una informazione resettante e scarsa pure per la prima. Sto parlando del servizio pubblico, non di quello privato ma nemmeno di quello personale.

 

 

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