“I segnali di vita” di Tempi Moderni giunto al suo settimo anno

 

 

dal dr. Vincenzo Mele (giornalista)

Prof. Alfonso Amendola

Giunto al suo settimo anno di vita, l’Associazione “Tempi Moderni”, guidata dal Presidente Marco Russo, dal direttore scientifico Prof. Alfonso Amendola dell’Università degli Studi di Salerno e dalla coordinatrice Maria Paola Cioffi, ha avuto anche stavolta un vasto consenso da parte della cittadinanza. Come nelle edizioni passate “Tempi Moderni” ha creato molteplici sinergie, dei “segnali di vita” Salerno il punto di partenza e di riferimento per la costruzione di un laboratorio di energie e progetti capaci di fungere da volano per lo sviluppo sociale, con la comprensione della contemporaneità attraverso la progettazione culturale di respiro nazionale e internazionale.
La mostra “Sguardi” curata dai fotografi Silvia Lelli e Roberto Masotti e tenutasi a Palazzo Fruscione il 6 Aprile e conclusasi il 4 Giugno è stata patrocinata dalla Regione Campania e dal Comune di Salerno e ha visto la partecipazione dell’Università degli Studi di Salerno e del Dams dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.
L’archivio fotografico di Lelli & Masotti è stato riconosciuto dal Ministero dei Beni Culturali nel 2018 come “bene di particolare interesse storico”: le foto di Lelli & Masotti sono scatti di eccellenze delle arti performative e visive come Keith Jarrett, Pina Bausch, Bob Wilson e Franco Battiato, per citarne alcuni.
La mostra è suddivisa in tre sezioni: “Musiche”, “Kontakthof – Kontrapunkt” e “Nucleus”.
La sezione “Musiche” è un’autentica apertura alla musica: dai direttori d’orchestra alle dita poggiate sulla tastiera del manico dei chitarristi. Con i loro scatti, Lelli & Masotti creano l’indice di un gesto poetico lasciando spazio strumenti musicali, coreografie e voci, dalla fisarmonica di Astori Piazzolla al pianoforte di Keith Jarrett fino alla Tibetan Orchestra.
“Kontakhof – Kontrapunkt” invece è un richiamo al “Kontakthof” della regista e coreografa tedesca Pina Bausch, nella quale vengono ricreati tic e stereotipi fisici e gestuali della piccola borghesia tedesca attraverso la Tanztheater, ovvero il teatrodanza, di cui è una delle principali esponenti. “Kontakthof”, tradotto in “luogo dei contatti”, è una lente di ingrandimento sulla frenesia della borghesia, grazie all’ensemble di danzatori-attori della Tanztheater Wuppertal, con musiche che spaziano dai motivi musicali degli Anni ’40 a Nino Rota e al “Valzer triste” di Jean Sibelius. Gli scatti di Silvia Lelli sono del 1978 e sono pura interpretazione di senso e messaggio poetico.
Infine “Nucleus” è un puro ricordo al genio di Franco Battiato attraverso gli scatti di Roberto Masotti, nella quale viene ricalcato il rapporto tra il fotografo e il celebre artista siciliano nella quale lo spettatore cerca di comprendere l’intimità e l’estro artistico di Battiato attraverso i ritratti di Masotti, tra cui la celeberrima immagine dell’artista sulla sedia a dondolo, diventata poi la copertina dell’album “La voce del padrone” del 1981.
Parallelamente alla mostra “Sguardi” a Palazzo Fruscione, c’era la mostra “Ombra e penombra” di Silvia Lelli: quindici foto realizzate nel mese di aprile all’interno del teatro e durante le prove e alla prima dello spettacolo “Manon Lescaut”, andato in scena il 14 aprile con l’orchestra diretta dal maestro Daniel Oren, al Teatro Verdi di Salerno.
Come scrive il Prof. Alfonso Amendola, direttore scientifico di “Tempi Moderni”, il lavoro della Lelli «è un procedere laterale ma armonioso dentro il labirinto scenico del Teatro Verdi. La fotografa si muove attenta, determinata, discreta, con passo di gatto e tracciando – con la sua fotografia – una sorta di viaggio confidente e personale. Componendo, pagina dopo pagina, un “diario intimo”».
All’interno della mostra “Sguardi” a Palazzo Fruscione ci sono stati eventi come proiezioni di film, esibizioni live come la Carla Marciano Quartet o il concerto acustico di Francesco Di Bella dei 24 Grana e talk importanti come quelli sull’album “Treasure Island” di Keith Jarrett, “Arbeit macht Frei” degli Area e il trittico dedicato al filo conduttore che unisce Teatro, Cinema e Musica, curato dal Prof. Giacomo Manzoli del Dams dell’Università di Bologna.

 

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