False residenze e truffe assicurate

Marilena Mascolo

False residenze in Umbria per pagare metà assicurazione. Verdi e consumatori: ” a Napoli si paga il triplo rispetto al resto d’ Italia oramai o si truffa lo stato o non si paga la polizza. Con la crisi economica si assicureranno meno della metà dei mezzi che circolano nella totale indifferenza delle istituzioni”.

“Le truffe sono tutte odiose – dichiarano il commissario regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli ed il rappresentante dei consumatori Francesco Servino – ma quella dei napoletani che hanno falsificato la loro residenza spostandola in Umbria per pagare metà assicurazione per i loro mezzi di trasporto ci appare giustificabile e per alcuni versi inevitabile. C’ è infatti da anni una vergognosa disparità di trattamento tra Nord e Sud. A parità di condizioni contrattuali, un cittadino di Napoli paga il triplo rispetto a un cittadino che risiede in altre province d’Italia, in aperta violazione dei principi di uguaglianza e di non discriminazione”.

“Basta andare sul sito dell’Aci – continuano Borrelli e Servino – per notare che a Milano gli incidenti, nel 2010, sono stati 35479, mentre a Napoli – dove circola un numero maggiore di veicoli – solo 8605. Nonostante questo, i napoletani pagano più dei milanesi: la conferma viene dai dati Isvap relativi agli esborsi delle compagnie assicurative”. “Se i Governi nazionale e regionale – concludono Borrelli e Servino – non decideranno di intervenire il fenomeno delle residenze false o modificate o dei finti tagliandi assicurativi con nomi improbabili di assicurazioni aumenterà ulteriormente. Il cittadino napoletano infatti non ha alcuno strumento per difendersi da questa palese ingiustizia se non truffare lo stato o girare con mezzi non assicurati come già fanno circa la metà degli abitanti della città e della provincia. D’ altronde diverse volte costa meno acquistare un mezzo di trasporto usato che assicurarlo. Con la tremenda crisi economica in atto il fenomeno è destinato ad avere dimensioni sempre maggiori e diffuse in quasi tutte le categorie sociali che noi non ci sentiamo di condannare”.

 

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