Il patrimonio agroalimentare

Filippo Ispirato

In un mondo sempre più alle prese con la globalizzazione imperante, che mira alla standardizzazione delle abitudini di ognuno di noi, l’Italia si è sempre distinta per una sua “way of life” peculiare, sopratutto in campo alimentare. Il comparto agroalimentare unico e variegato che può offrire il nostro paese è, e potrebbe rappresentare ancora di più se correttamente valorizzato, una risorsa che ci distinguerebbe dagli altri paesi rappresentando una fonte di reddito e di sviluppo in campo lavorativo. In questo siamo anche favoriti dalle legge in  campo alimentare dell’Unione Europea che, grazie all’istituzione dei marchi D.O.P. (Denominazione di origine protetta) e I.G.P. (indicazione geografica protetta), permette di salvaguardare quelle produzioni che, sia per fattori naturali, che per la loro particolare tipologia di lavorazione, consentono di ottenere dei prodotti di elevata qualità ed inimitabili per le loro caratteristiche peculiari. In provincia di Salerno, ad oggi, abbiamo diverse produzioni DOP e IGP di seguito elencate: – il Carciofo di Paestum Igp – il Cipollotto Nocerino Dop – l’Olio Cilento Dop – l’Olio Colline Salernitane Dop – il Fico Bianco del Cilento Dop – il Limone Costa D’Amalfi Igp – il Marrone di Roccadaspide Igp

– la Melannurca Campana Igp – la Mozzarella e la Ricotta di Bufala Campana Dop

– la Nocciola di Giffoni Igp – il Pomodoro San Marzano Dop. Ciò che dovrebbe essere fatto dai privati (in partnership con il settore pubblico che, più che ostacolare le iniziative imprenditoriali con la sua farraginosa burocrazia, dovrebbe sostenere le iniziative messe in campo dagli imprenditori del settore agricolo) è di aumentare le produzioni di qualità Dop ed Igp, promuovere in maniera più professionale i propri prodotti, ricorrendo anche a mirate campagne di marketing, in cui si diffonda la conoscenza del prodotto e delle sue qualità ad un pubblico più vasto. A torto, invece, in Italia e sopratutto al meridione, per molti anni il settore primario è sempre stato considerato la cenerentola dell’economia del Belpaese, a favore della produzione industriale e del terzo settore. In altri paesi, al contrario, come la Spagna il settore agroalimentare è riuscito ad essere supportato dalle iniziative private e da un sistema pubblico incentivante, e ad avere un peso significativo sull’economia iberica (tant’è che non è difficile trovare anche sui banchi dei nostri supermercati molta frutta e verdura spagnola). Il punto di forza, al giorno d’oggi, infatti, per limitare gli effetti dannosi di una crisi economica e finanziaria, può essere quello di differenziare maggiormente la propria economia soprattutto in quei settori in cui possano emergere le tipicità del territorio, difficilmente standardizzabili e imitabili da altre nazioni. In questo le nuove generazioni possono giocare un ruolo fondamentale, puntando maggiormente al settore agroalimentare come sbocco occupazionale, attraverso la riscoperta dei territori di origine, spesso solamente terra di emigrazione, che potrebbero rappresentare delle nuove opportunità di lavoro, alternative e stimolanti, magari da affiancare anche ad una nuova concezione di turismo ecosostenibile.

 

 

 

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