California/1: la vera storia del processo

Aldo Biannchini

Il “processo California” passerà alla storia del distretto giudiziario di Salerno come uno dei più lunghi e complicati. Dopo la sentenza di 1° e l’assoluzione a tutto tondo dell’ex ministro Carmelo Conte la sorpresa arriva in sede di appello con la requisitoria della Procura Generale che chiede la condanna di Conte a cinque anni di reclusione. Alla ripresa settembrina le ultime fasi dibattimentali per saperne di più. La storia che leggerete in questa rubrica parte da lontano, dal 1983 e dal momento del blitz nello studio del presidente della Regione avv. Gaspare Russo.

1° puntata

Venerdì 26 ottobre 2007, dopo dieci anni di udienze, è stata scritta, forse, la parola fine ad una delle inchieste penali sulle presunte connessioni politica-affari-camorra che molti avvocati non hanno esitato a definire un record nella storia giudiziaria del distretto della provincia di Salerno e, probabilmente, dell’intero Paese. Prima di addentrarci nei meandri di quella che, verosimilmente, è stata una guerra senza esclusione di colpi tra politici, affaristi, camorristi e magistrati e con alleanze trasversali tra gli stessi grandi protagonisti dell’intera vicenda è necessario mettere a fuoco alcuni aspetti che la stampa locale ha distrattamente accantonato dimostrando disinteresse per la ricostruzione storica di quello che realmente è accaduto negli ultimi venticinque anni della storia giudiziaria di questo distretto. Non si può, a mio modesto avviso, parlare e scrivere del “processo California” commentando soltanto la sentenza che, sebbene inquietante, non può far emergere fatti e misfatti che stanno dietro gli eventi e le indagini e che si annidano nelle segrete stanze della stessa Procura della Repubblica di Salerno. Il discorso deve, forzatamente, partire da lontano, da quel lontano 1983 e dal giorno in cui il giovane pm Claudio Trincali dispone, all’insaputa del suo capo Gerolmini, una irruzione-perquisizione nello studio e nell’abitazione dell’inarrivabile Gaspare Russo. Con quella azione la Procura salernitana segna probabilmente un punto a suo favore ma apre una spaccatura storica al suo interno, spaccatura che si trascina fino ai nostri giorni come grande protagonista delle lotte per il potere che all’esterno si propagano con effetti devastanti anche sui mondi della politica, dell’affare e della malavita organizzata. In questo ambito va incasellata e studiata la gestione che questa Procura (forse unica in Italia) ha inteso portare avanti per quanto attiene il “pentitismo” come strumento di assalto al mondo politico reo di aver colpito la Procura nel suo insieme dopo i fatti dell’83 che lo stesso procuratore capo Gerolmini si affrettò a ricondurre in un alveo più gestibile e meno dirompente. Pentiti del calibro di Pasquale Galasso, Giovanni Maiale, Cosmo D’Andrea, Pino Cillari ed altri sono stati usati, maltrattati, riutilizzati, sconfessati, abbandonati in un gioco al massacro che lascia almeno esterrefatti. In secondo luogo devono essere presi nella giusta considerazione i passaggi, le mosse, le strategie, le amicizie e le inimicizie di personaggi politici di spicco come Carmelo Conte (già ministro della Repubblica) che dopo decenni di cocenti delusioni continua a relazionarsi sempre con gli stessi personaggi (politici, imprenditori e giornalisti) che per lui non hanno mai operato in positivo e che nei momenti più tragici si sono sempre pilatescamente defilati. Bisognerà chiedersi quale ruolo hanno giocato, nello scontro magistrati-politici-affari-camorra, soggetti investigativi quali il colonnello della finanza Mango (oggi generale), il maggiore Pascali, il colonnello Elefante e il maggiore Rapetti, ed anche quale scena ha recitato il dr. Mazzola (dentista di Pasquale Galasso). Ed infine non potrà passare inosservato il triunvirato composto da Leonida Primicerio, Ennio Bonadies e Sergio Pascali e quale ruolo ha avuto nella gestione del super pentito Pasquale Galasso, gestione che ha scatenato addirittura le ire della Procura partenopea con accuse precise ai magistrati della DDA (Direzione Distrettuale Antimafia) di Salerno. E dulcis in fundo sarà opportuno analizzare e, finalmente, pubblicizzare i contenuti di una tumultuosa riunione tenutasi nel lontano 1997 tra i magistrati della DDA salernitana chiamata ad esaminare, nel suo plenum, la richiesta di stralcio avanzata dall’imputato Carmelo Conte che voleva semplicemente essere giudicato rapidamente. Non si potrà, infine, prescindere dall’analisi storico-ambientale in cui nasce e prende quota l’inchiesta sotto la pressione dell’annunciato arrivo a Salerno del nuovo procuratore capo nella persona del compianto Gelsomino Cornetta e della moglie Rosa Sergio che, come GIP, ha gestito la richiesta della DDA. La semplice elencazione dei condannati e degli assolti, come apparso sulla stampa di questi giorni, non rende giustizia alla vera storia del processo California.  (Fine della prima puntata).

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