Dieci anni di paura

S.P.

E’ stato detto tutto sull’undici settembre a New York, tutto è sempre poco ed io non sono ancora in grado di accettare un simile scempio. Il tempo cancella, attutisce, ma certe cose dettate dall’odio così crudele così greve, lasciano una traccia per la vita. Tutti si ricordano esattamente che cosa stessero facendo quel giorno alle quattordici circa, anch’io lo ricordo: stavo scrivendo, e quando sono con la testa tra le mie idee odio lo squillo del telefono e chi mi si avvicina. Mi volsi sgarbato a quelli di casa che e mi passavano il ricevitore per dirmi che il Generale tizio mi voleva parlare. Fu il primo amico, poi fu una susseguenza di contatti, di immagini terrificanti che trasmetteva la televisione. Ecco, quel giorno io divenni un po più vecchio e come me tanti. Non si attacca una città inerme! Vergogna! Ma era questo lo scopo di Al Qaeda – e lo scrivo maiuscolo per rispetto della grammatica – colpire al cuore dell’America. America che per i suoi interessi aveva saputo e sa incidere chirurgicamente, in Nazioni nocive, ma non per questo sempre, preciso, non sempre biasimevole. Bin Laden, la caccia al teologo dell’Estremo male, le voci le cose che si sapevano o si potevano immaginare e che l’intelligence supponeva, non bastano a quietare gli animi di chi ha vissuto l’estremo schiaffo dell’umiliazione, della catastrofe! Questi furono i fatti. Bush, ne fece una guerra che oserei definire pretestuosa con l’Iraq, era stato eletto con i voti di molti produttori di armi, divise, container, valigie e quant’altro, fu un’occasione –  secondo me – d’oro per il Presidente.  Ma questo è un altro capitolo. La famiglia Bin Laden, che aveva grossi affari anche con il Bush padre, lasciò gli Stati Uniti quella notte stessa, Osama, l’osannato dai suoi seguaci, ha continuato a mietere vittime proprio tra i suoi figli di provata fede, con attentati kamikaze. Ha lasciato proseliti accaniti più di lui ad a mio parere meno istruiti di lui, forse per questo ancora più crudeli. Se i servizi segreti avessero saputo davvero, New York non avrebbe un vuoto al posto delle torri. Oggi la paura è la stessa, spaventa non la porta che sbatte che fa sussultare, ma la serpe che striscia (Corinne, da un suo romanzo) e Al Qaeda sa strisciare molto bene, Obama l’ha capito, ha rinsaldato i Servizi di Sicurezza, mantiene attenti contatti con la altre Nazioni, anch’ esse d’altronde in pericolo, nell’occhio di Al Qaeda, e a lui, come Presidente, va tutta la stima che merita.

 

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