Esiste davvero la crisi occupazionale nel nostro Paese ? Sembrerebbe di no, almeno da un’inchiesta della Unioncamere.
Aldo Bianchini
Nel mondo del lavoro è caccia aperta a idraulici, parrucchieri, estetiste e infermieri. Questo, in sintesi, il risultato di una recente inchiesta promossa dalla Unioncamere che ha letteralmente dichiarato “introvabili” i portatori di tali professionalità. Sarebbero, però, ben 117 le figure professionali introvabili per le imprese che, a volte, ci mettono anche dodici mesi per reperire uno “sviluppatore si software”. Questi dati, nei tempi della crisi globale, lasciano veramente di stucco. Mestieri, a volte, dal sapore antico, divenuti oggi come “primule rosse” per il mondo dell imprese, dell’industria e dei servizi. Per le aziende artigiane classiche (calzolai, falegnami, idraulici, parrucchieri, ecc.) sarebbero ben 28.540 le domande di assunzione depositate negli ex uffici di Collocamento che giacciono inevase. Nel nostro Paese ormai ci sono soltanto 4.390 tra arrotini, orologiai e calzolai, 3.323 i corniciai, tutti mestieri letteralmente snobbati dalle nuove generazioni che non si sa più cosa vogliono per garantirsi un lavoro onesto. Tra le tante richieste inevase ci sarebbero tra gli introvabili ben 600 farmacisti, 1.000 sviluppatori di software, 570 progettisti meccanici, 500 metalmeccanici, 370 consulenti fiscali e addirittura ben 1.600 infermieri (quelli professionali, non quelli che un tempo si assumevano dalla strada per l’indecorosa situazione della sanità pubblica!!). Ma c’è di più, non si trovano persone da occupare anche in una delle attività più alla moda: mancano 600 addetti alla reception alberghiera, 3.000 operatori di mensa e 1.550 addetti alle vendite specializzate. Sembrerebbe, dallo studio della Unioncamere, che su 595mila assunzioni non stagionali (quindi a tempo indeterminato) previste dalle imprese entro il 2011 quasi 117mila (dunque il 19,7%) sono considerate di difficile reperimento contro il 26,7% del 2010. Non ne parliamo, poi, delle professioni cosiddette “high skill” (intellettuali, scientifiche e tecniche) per le quali la percentuale di irreperibilità schizza ben oltre la soglia del 35%. Secondo un elaborato del giuslavorista Michele Tiraboschi i genitori devono aiutare i figli a coltivare le loro attitudini senza forzature in base alle aspettative genitoriali. “”Il tempo della crisi –dice Tiraboschi- ci sta insegnando a riscoprire mestieri manuali, un tempo considerati di serie B, che più di altri sono, invece, in grado di garantire una buona retribuzione. Il lavoro autonomo presenta grandi opportunità di inserimento, può aprire nuovi scenari. Bisogna far leva sul proprio talento, sulla capacità di rischiare e di innovare, come negli Stati Uniti d’America”.