Api-Cultura: il valore dell’impollinazione

Domenico Mastrovita

Il 6 ottobre 2011 a Bruxelles l’Europarlamento ha deciso di esaminare la questione riguardante la moria delle api. A livello comunitario, l’Ue deve far fronte a un grosso problema: la sindrome da spopolamento dell’alveare. Il tema è di rilevanza primaria per tutta l’agricoltura europea; infatti, questo simpatico insetto è minacciato da vari fattori letali (come l’introduzione nelle zone climatiche europee di malattie e parassiti che si sono aggiunti alle patologie già esistenti) che hanno contribuito a causare progressivamente la scomparse di tutte le colonie selvatiche presenti. Il fatto riguarda tutti da vicino perché le api servono per l’impollinazione. Si stima che circa l’84 % delle specie di piante e il 76% della produzione alimentare, in Europa, dipenda dall’impollinazione di questi indispensabili insetti. In virtù del valore naturale e dalla loro utilità indiscussa, le api mellifere (“animali” che producono reddito) sono state le uniche a essere salvaguardate da una convenzione delle Nazioni Unite (Dichiarazione di San Paolo del Brasile, 1998). Le api, oggi, sono soggette ad agenti patogeni che stanno distruggendo il patrimonio apistico di tutta la comunità europea e ormai sopravvivono solo grazie alla cura degli apicoltori. In agricoltura, questo settore è stato ignorato per molti anni proprio perché non se ne coglieva l’importanza, era, e forse lo è ancora, considerato come l’ultima ruota del carro; oggi probabilmente se ne inizia a sentire la mancanza, quindi si sta iniziando a lavorare su tale linea di recupero e sviluppo. Durante la seduta dell’europarlamento, Csaba Sandor Tabajdi, eurodeputato ungherese e relatore della risoluzione, ha ribadito che l’impollinazione è un bene pubblico di cui beneficia tutto il settore agricolo dell’Unione Europea e che può essere preservata solo da un’azione europea congiunta. Gli eurodeputati hanno chiesto: maggiori fondi per l’apicoltura nella nuova politica agricola comune dopo il 2013, maggiori sforzi nella ricerca, maggiore condivisione dei dati e una formazione comune per apicoltori e veterinari. Al momento, secondo quanto affermato dalla commissione, il settore apistico nel suo complesso fornisce entrate economiche a oltre 600 mila cittadini dell’Ue. Il presidente dalla commissione agricoltura, Paolo De Castro, ha poi dichiarato che la valorizzazione del settore è parte integrante dell’agricoltura comunitaria e che l’apicoltura contribuisce al mantenimento della biodiversità; sottolineando, sostanzialmente, la necessità di uno sforzo comune. In un recente studio condotto in Svizzera sono stati individuati degli obiettivi su cui puntare per  tutelare le api e rendere altresì il settore apistico sostenibile e competitivo. Questo progetto di ricerca pone l’attenzione su alcuni concetti chiave quali: una conduzione oculata dell’azienda apistica, lotta contro le malattie e i parassiti tramite la ricerca e i trattamenti tampone, adozione di misure agricole atte a proteggere l’insetto, offerta ai consumatori di prodotti unici e di pregio (miele, propoli, cera, polline), ottimizzando la trasmissione di conoscenze e facendo sì che gli operatori lavorino sempre con i dati più aggiornati. Di idee da attuare ce ne sarebbero molte; un’idea percorribile sarebbe quella di incentivare il consumo di miele italiano, attraverso la pubblicità e di pari passo aiutare concretamente gli apicoltori che oggi sono rimasti soli. Nel frattanto l’apicoltura versa in uno stato di semi-abbandono e basterebbe interessarsi concretamente alla vicenda per avere significativi benefici; tenendo sempre presente che l’impollinazione è il prodotto fondamentale del lavoro delle api e che senza di essa calerebbero drasticamente anche le produzioni agricole. Essendo la cultura apistica nel nostro paese poco sviluppata, si potrebbero avere dei margini di crescita enormi con positive ricadute sull’economia. Considerando che in Italia il fabbisogno di miele viene soddisfatto per circa il 40%  dalla produzione nazionale, se solo si volesse, si riuscirebbe a recuperare una parte del gap e aumenterebbe di colpo la produzione agricola salvaguardando le api e creando nuova occupazione. Si verrebbe così a creare un circuito virtuoso che oltre a sostenersi da solo produrrebbe molteplici effetti positivi.

 

 

 

9 thoughts on “Api-Cultura: il valore dell’impollinazione

  1. Un prezioso vademecum per fare bene. Ma in Italia sappiamo fare bene? Dati i tempi dovrem
    mo fare …Meglio!

  2. Bisognerebbe incentivare la ricerca scientifica per trovare soluzioni ai problemi che affliggono le nostre api.
    Il valore delle api troppo spesso è associato al solo valore economico derivante dai prodotti dell’alveare: miele, polline, pappa reale, propoli, cera, veleno… Ma questa è una visione troppo limitata, bisogna guardare oltre: le api insieme ad altre specie di insetti svolgono l’importantissimo ruolo di impollinazione della maggior parte delle angiosperme, garantendo la riproduzione delle piante. Senza questi utili insetti le produzioni agricole calerebbero in maniera repentina. Il calo della produzione agricola già si è verificato nelle zone in cui sono scomparse le api, gli agricoltori se ne stanno rendendo conto e oggi anche la politica inizia a muovere i primi passi in aiuto di un settore in crisi.

  3. è uno dei tanti problemi che dobbiamo affrontare in questo mondo che continua a peggiorare per colpa dell’uomo! le api sono una risorsa da salvaguardare, soprattutto per il loro valore naturale… speriamo che chi di dovere sappia prendere decisioni appropriate! da come vanno le cose c’è da pensare che in italia non si sia in grado di portare avanti alcun progetto, percorso o programma… magari invece questa è la volta buona!

  4. Incoraggiare la ricerca e diffondere il valore di iniziative volte a promuovere le api: due obiettivi necessari e poi se già gli antichi egizi, grandi innovatori, seppero comprendere la loro importanza e utilizzarla come risorsa xké non si potrebbe fare anche noi altrettanto?

  5. Tutto questo mi fa pensare ad un profetico cartoon movie di qualche tempo fa!!!
    Ma se scompare un microambiente-ecologico per far spazio ad uno sempre più urbano ed industrializzato, il problema non è solo delle api, come giustamente qualcuno ha osservato, ma di ogni singolo individuo che non ha a cuore l’ambiente in cui vive, attuando logiche di sviluppo che poi sono la condanna di altre…logiche, ritenute meno importanti e sopratutto meno proficue dal punto di vista, ovviamente, economico!!!
    La scomparsa delle api?! Non è da molti considerato un dato rilevante…quindi condivido a pieno, che qualcuno oggi abbia sollevato un problema, così importante.

  6. A livello scentifico e legislativo qualcosa si sta muovendo; gli esperti del settore hanno preso in considerazione tutti quei fattori di natura biotica e abiotica che hanno causato la moria delle api.
    Con Decreto 17 settembre 2008 (GU n 221 del 20-9-2008) sono stati sospesi in via cautelativa alcuni agrofarmaci impiegati per la concia di sementi, (clothianidin, thiamethoxam, imidacloprid e fipronil), ai sensi dell’articolo 13, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2001, n 290.
    Le prime tre sostanze appartengono al gruppo chimico dei neonicotinoidi ed hanno un effetto devastante sulle api. Il progetto Apenet (costato sino ad oggi 3 milioni di euro) sta valutando l’efficacia e gli effetti del decreto e fornire risposte alle problematiche legate ai fenomeni di mortalità e di spopolamento di famiglie di api. Gli studi sono ancora in corso e la sospensione di tali sostanze è prorogata sino al 31/12/2011.

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