Europa divisa in due

Filippo Ispirato

Il 2012 sarà caratterizzato dall’entrata in vigore in molti paesi europei dei vari pacchetti di misure anticrisi, messe in atto dai rispettivi governi, per contenere il deficit ed il debito pubblico dilaganti. Spesso nel corso di vari incontri tra i rappresentanti dei diversi stati membri dell’Euro zona si è parlato di un’Unione Europea a due velocità, con un gruppo di paesi forti ed economicamente stabili da una parte, ed un secondo con situazioni più compromesse e una situazione di fragilità dall’altra. Una soluzione politica che ha fatto discutere molto e ha suscitato forti polemiche e critiche per la ghettizzazione di alcuni paesi che si troverebbero ad inseguire i partner più forti con un’economia più sana e più forte. Nelle scorse giornate ciò che la politica sta ipotizzando, le leggi dell’economia e della finanza lo stanno dimostrando attraverso dei dati oggettivi. Da un lato ci sono, ad esempio, Germania, Inghilterra e Finlandia, con segnali molto incoraggianti: il primo con il tasso di occupazione più alto fatto registrare dal 1989, anno della riunificazione della Repubblica Democratica Tedesca con la Repubblica Federale Tedesca, ed il secondo, forte della sua sterlina, con una produzione manifatturiera in forte crescita. Dati che innescano un circolo virtuoso in quanto maggiore produzione porta a maggiore occupazione, con più posti di lavoro si avrà più reddito disponibile per i consumi, principale indice di ripresa. Maggiori consumi porteranno ad un nuovo aumento della produzione e ad un ulteriore aumento del livello occupazionale. Dall’altro lato, invece, i paesi maggiormente colpiti dalla crisi del debito. La Grecia, prima vittima, con un debito pubblico ed un deficit in forte crescita, alle prese con delle misure anticrisi molto drastiche che hanno portato ad un forte inasprimento della tassazione, tagli alla spesa pubblica e licenziamenti nel settore pubblico. Un paese ormai allo stremo, continuamente a rischio fallimento e con le casse pubbliche vuote da tempo, dove cominciano a scarseggiare medicinali molto costosi per la cura di gravi patologie (in quanto le case farmaceutiche non vengono pagate da tempo dalla sanità greca) e in cui  cominciano a diffondersi le prime voci di bambini denutriti. Una situazione che si sta lentamente e pericolosamente incanalando verso quella vissuta dall’Argentina nel biennio 2001/2002 se non si corre presto ai ripari. Situazione molto difficile anche in Portogallo dove, per arginare la mancanza di entrate e la crisi in atto del deficit, si sta vendendo una grande quantità di patrimonio immobiliare pubblico che, lentamente, sta passando in mano straniera. Infine la Spagna, con una notizia diffusa il giorno 3 Gennaio diametralmente opposta a quella della Germania. Il tasso di disoccupazione registrato nell’ultimo trimestre del 2011 è stato il più alto dalla fine degli anni ’80 ad oggi, il tasso è arrivato alla preoccupante cifra del 22%, il livello più alto tra i paesi delle economie avanzate. L’Unione Europea avrà, quindi, un compito molto difficile nel corso degli anni a venire, in cui dovrà essere capace di mettere in atto delle azioni concrete (attraverso il potenziamento del fondo Salva Stati piuttosto che attraverso acquisti di titoli del debito pubblico dei vari stati membri) per una risoluzione efficace al problema che si sta vivendo e alle divisioni interne. Arduo compito anche per Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, a mio avviso, sarà quello di conciliare le esigenze finanziarie e monetarie tra paesi così diversi con in più il controllo dell’inflazione e del controllo dei deficit pubblici. Questi anni saranno quindi decisivi per l’esistenza stessa di questa organizzazione sovranazionale che dal lontano 1958, anno della sua nascita, sta attraversando una forte crisi di identità che necessita urgentemente di interventi seri e concreti.

 

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