QUALE POTERE?

Alfonso D’Alessio

Per noi cristiani il potere di riferimento è la regalità di Cristo. La qualifica “Re” richiama alla mente molteplici immagini. Può farci tornare indietro negli anni fino alla nostra infanzia, quando abbiamo conosciuto re buoni, magari vittime di incantesimi, ma sempre premiati da un lieto fine. Poi crescendo abbiamo studiato di re potenti, dominatori del mondo, a volta despoti, altre volte illuminati. Tutti però con lo stesso comune denominatore: il potere indiscusso. Cristo Re è dunque potente ed autoritario? Il Vangelo ci parla di un Dio fatto uomo, venuto a servire, a chiamarci amici, ad invitarci ad incontrarlo negli affamati, nei miserevoli, e dice che “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Strano modo di essere Re. Eppure cari amici, quante volte abbiamo desiderato o sognato di incontrare un re amico, che ci avesse a cuore, e poi quando questo re si propone gli chiudiamo le porte. Siamo davvero strani! Se consultassimo il vocabolario della lingua italiana alla voce “potere”, tra i vari significati, troveremmo scritto “ambito sottoposto all’esercizio di un’influenza o di un potere per lo più assoluti”. Il re allora è colui che esercita tale autorità. Se invece consultassimo un dizionario della lingua evangelica troveremmo scritto che il “potere” è l’azione tesa a rendere concreto l’amore per il Signore al di sopra di tutto, con tutto noi stessi, e verso i fratelli la cui misura deve essere pari al sentimento che proviamo per noi stessi. Bene cari amici, la regalità di Gesù si ispira all’amore. Gesù dunque non è un re autoritario, semmai autorevole. C’è un immagine che dipinge brillantemente come il Signore vive il suo potere regale, è la croce. Su di essa troviamo scritto “Gesù il nazareno, il re dei Giudei”. Il crocifisso è il segno d’amore più alto, è la testimonianza vissuta di un amore che dona tutto per l’uomo e la sua salvezza, aprendogli le porte alla resurrezione. Ecco il trono, il servizio dell’amore. Chi mai si sarebbe immaginato un re che viene non per essere servito, ma per servire? Che non pretende d’essere riverito, ma che tra l’imbarazzo generale si toglie le vesti e si mette a lavare i piedi dei suoi discepoli? Chi mai si sarebbe aspettato un re che entra in Gerusalemme non a bordo di una landò dorato trainato da cavalli di razza, ma in groppa ad un asinello dato in prestito? Chi mai avrebbe immaginato un re che per trono si sceglie la Croce? La novità stupefacente è che Gesù non è neanche geloso del potere, anzi ci invita a prenderne parte, a condividerlo con Lui. La concretezza dei gesti del Signore è commovente e spinge a fare lo stesso. Possiamo trasformarci in re quando diamo da bere agli assetati, vestiamo i nudi, visitiamo gli ammalati, in definitiva cari amici, sempre e attraverso ogni gesto che esprime l’amore a Dio e ai fratelli. La fantasia non deve mancare quando l’amore chiama, il mondo che ci circonda offre ospitalità in mille modi di testimoniare e non possiamo fingere di non vedere. Una cosa però ci è richiesta per  imitare l’alternatività della regalità di Gesù. Occorre riconoscerlo come nostro Signore, termine ultimo di ogni nostra attività e criterio di giudizio unico della nostra azione.  Sembra facile, ma postula l’esercizio della vigilanza per controllare l’egoismo, della pazienza da avere con noi stessi quando pur volendo fare il bene compiamo il male. Ma in tutto questo siamo più che vincitori, perché il Re è al nostro fianco e non ci abbandonerà mai fino alla fine dei tempi. Ecco il vero potere, quello che dovrebbe essere di riferimento per tutti.

One thought on “QUALE POTERE?

  1. a leggere il suo articolo mi vien da ridere. le parla di un re che entra in Gerusalemme non a bordo di una landò dorato trainato da cavalli di razza, ma in groppa ad un asinello dato in prestito, ora mi chiedo quel re a cui lei si riferisce, secondo lei approverebbe lo sfarzo della chiesa contemporanea?

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