Libano : la crisi siriana dilaga nel Paese dei Cedri

Maria Chiara Rizzo

Almeno dodici persone sono rimaste uccise e 49 sono i feriti dei feroci scontri consumatisi tra sabato sera e domenica  nella zona di Tripoli, principale città del nord del Libano, tra i partigiani e gli oppositori del regime siriano del presidente Bashar Al Assad.  Gli scontri armati sono avvenuti tra gli abitanti del quartier Bab El Tebbaneh, a maggioranza sunnita e ostili al regime siriano, e quelli di Jabal Mohseh, a maggioranza alawita e simpatizzanti di Assad, facendo alzare il livello di allarme per un eventuale scoppio di una guerra tra confessioni religiose. Al rumore degli spari e dei razzi molte famiglie si sono riversate nelle strade, abbandonando le loro case per timore di un bombardamento. Il Paese dei Cedri ripiomba, così, nella paura di un possibile ritorno alle armi, riaprendo una ferita non ben riemarginata  a causa di circa 15 anni di guerra civile conclusasi solo nel ’90.  Tra i morti figurano dei civili e un soldato. La tensione è alta nel nord del Libano, ma la crisi siriana, ormai dilagata nel Paese confinante, ha colpito al cuore il Paese dei Cedri. Solo una decina di giorni fa un forte scontro a Beirut ha provocato 18 feriti e la morte di due persone, mentre a Tripoli si sono registrati 10 morti.  Ciò che preoccupa, dicono gli esperti, è « il clientelismo  delle comunità libanesi » usato a proprio favore da Paesi stranieri in un contesto di « guerra fredda » tra l’Arabia Saudita, baluardo dell’Islam sunnita che gode dell’appoggio occidentale ,  e l’Iran, baluardo, invece, dell’Islam sciita e nemico numero uno degli Stati Uniti.  La rivolta in Siria inasprisce le tensioni in Libano che ha vissuto 30 anni di egemonia siriana ed è profondamente diviso tra avversari e sostenitori di Assad.

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *