Salerno vestita a festa: è il Salernitana Day

Fabio Gioia

19 giugno 1919 nel corso Umberto I a
Salerno, ed esattamente al numero 67, un gruppo di persone, dopo che la Salerno
Foot-ball Club, di Donato Vestuti, si sciolse per la morte del presidente,
fondarono l’Unione Sportiva Salernitana, dove la maglia ufficiale era a strisce
verticali bianco-celeste. Questa Salernitana cominciò a disputare i primi
tornei, dove ne uscì vittoriosa, a punteggio pieno, nel sottogirone campano,
prima di un declino sia di risultati che economici che richiese di unirsi
all’Audax Salerno, diventando Società Sportiva Salernitanaudax cominciando a
giocare con una maglia a righe verticali bianche e nere. Fusione che durò dal
1922 al 1925, anno della scomparsa del club, che ritornò dopo due anni
attraverso la fusione tra i Campania FBC e la Libertas Salerno, dove si
cominciò a vedere non una squadra con una casacca a righe verticali
bianco-celesti, o bianco-nere, ma una casacca granata. Nel 1927, in onore al
regime fascista che in quegli anni regnava in Italia, il nome ufficiale della
compagine granata divenne Unione Sportiva Salernitana Fascista, denominazione
che usò fino al 1943, anno in cui furono sospesi i campionati per la seconda
guerra mondiale, dove nel 1945 si ritornò con il nome di Unione Sportiva
Salernitana. Da li cominciò il primo bel periodo della Salernitana, che dopo la
promozione del 1943, alla ripresa dei campionati si trovò per la seconda volta
in Serie B ( la prima fu nel 1937-1938, dove retrocesse l’anno dopo). La
permanenza anche questa volta dura poco, ma questa volta non per una
retrocessione, ma per la prima storica promozione in A che avvenne nella
stagione 1947-1948, ma la Salernitana non riuscì a mantenere la categoria,
perché, come disse Antonio Ghirelli, giornalista scomparso il 1 aprile di
quest’anno, “.la Salernitana si vide sacrificata all’ultimo ad un club più
potente e più ricco, la Roma, che poté salvarsi grazie ad un arbitraggio molto
discutibile in occasione del confronto diretto, a due giornate dalla
fine”.Alla fine di quella stagione, e con
il ritorno in Serie B ci fu, dopo quello del 1927, dove si adottò per la prima
volta il granata che divenne colore ufficiale nel 1943, un altro avvenimento
storico per la Salernitana, infatti Gabriele D’Alma, pittore e professore
Salernitano, disegnò per la squadra della sua città, il primo simbolo, un
semplice ippocampo, dove all’inizio non si diede neanche troppa importanza,
dato che non veniva usato spesso, anzi dove nella maggior parte dei casi veniva
raffigurato solo come stemma della società, senza mai comparire sulle casacche
di gioco. Nel 1986, il grafico americano Jack Lever disegnò una forma
stilizzata del marchio, operazione di mercato per far fronte ad alcune crisi
economiche, ma l’ippocampo rimase fuori dalle maglie fino al 1990, dove dopo un
Salernitana-Padova si impiantò sulle magliette granata, e anche nel cuore dei
tifosi, senza più abbandonarle.La storia continua con gli anni
passati nel limbo della C tra crisi finanziare, e campionati quasi anonimi, che
però si spazza negli anni 90, dove ci fu il ritorno in B dopo 24 anni, grazie
anche al capitano Agostino Di Bartolomei, il decennio Aliberti che consolidò la
B e fece raggiungere la seconda promozione in A, che anche in questo caso durò
un’annata, ma che rispetto al ’48 finì in tragedia, infatti quel maggio ’99 non
viene in mente come il mese della retrocessione in B, ma come il mese
dell’incidente del treno dove persero la vita 4 giovani che ritornavano dalla
trasferta di Piacenza. Poi ci furono i due fallimenti, il primo dove ci sono
ancora cause in corso, e secondo alcune dichiarazioni fu addirittura pilotato,
mentre il secondo dopo un’era Lombardi che finì esattamente 365 giorni fa, un
altro 19 giugno, il giorno del 92esimo compleanno, quando alla Salernitana
dell’ex capitano, e in quel momento allenatore, Roberto Breda, non basta la
vittoria per 1 a 0 contro il Verona per andare in serie B e quindi avere
speranze di salvezza economica.In questi 365 giorni di cose ne sono
successe. Si è sperati fino all’ultimo giorno che la trattiva per salvare la Salernitana
andasse in porto, abbiam visto per la prima volta un comune redigere un bando
pubblico per selezionare un gruppo di imprenditori per rifondare la prima
squadra di calcio cittadina, abbiam visto grandi personaggi sportivi farsi
avanti, come Lo Monaco ma anche il duo Lotito – Mezzaroma, con quest’ultimi
usciti vincitori sia dal bando, ma sia con la squadra che hanno creato, anche
dal campionato di Serie D, ma in questi 365 giorni non abbiamo visto la
Salernitana, abbiamo visto, alcuni la chiamano la brutta copia, altri la
paragonano alla ceneri della fenicie dove la quale quest’ultima rinascerà, in
poche parole abbiamo visto il Salerno Calcio. Sono stati 365 giorni strani,
pieni di polemiche che non sono comunque finite, e finché non ritornerà l’Ippocampo
non finiranno, ma dopo 365 giorni ci ritroviamo di nuovo al 19 giugno, si può
dire addirittura il primo 19 giugno festeggiato a dovere, perché la città è
vestita a festa, con migliaia di biandierine granata con l’ippocampo e la
scritta 19 giugno appese sui lampioni, e non solo, nelle principali strade
cittadine, e con i balconi che, insieme alla bandiera dell’Italia c’è anche
quella della Salernitana. Per ricordare che questa richiesta non è solo una
ripicca di rivedere l’ippocampo sulle maglie, o di far spendere soldi alla
società, ma anche un desiderio nostro per far si che come noi siamo cresciuti,
ci siamo emozionati, nel vedere quel simbolo e quella casacca solcare i campi
da gioco, anche le nuove generazioni lo possano fare, senza dover tifare squadre
di altre città, ma tifando, ed essere orgogliosi di farlo, la squadra della
propria città.

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