NUOVI DI ZECCA

 

                                                        Alfonso D’Alessio

“Fratelli, se uno è in Cristo, è una nuova creatura”. Questo afferma San Paolo nella seconda lettera indirizzata ai Corinti. Poche parole di una portata impressionante! Guardiamoci intorno osservando alcune realtà dell’uomo prima e dopo che Cristo irrompesse nella storia umana. Ai tempi degli egizi e dei romani, tra i passatempi preferiti, vi erano le beghe di corte per il potere. Per esse si commettevano delitti efferati e si calpestava la dignità di altri uomini senza scrupoli. Sempre ai tempi di questi gloriosi popoli si combattevano guerre per il possesso di territori e l’espansione del regno per l’arricchimento. Ai nostri tempi uno dei passatempi preferiti  restano le brighe per correre dietro il potere passando attraverso il gossip gratuito, la delazione del prossimo, il mobbing spregiudicato e arrogante. Anche oggi si combattono guerre per il dio denaro, in nome dei leciti profitti non si esita a buttare sul lastrico lavoratori con intere famiglie. Dunque non sembra che le cose siano cambiate. Eppure in realtà sono radicalmente cambiate perché “se uno è in Cristo è una creatura nuova”. Urge chiarire con fermezza  che il cambiamento non è automatico e scontato. Non è infatti l’essere collocati nello spazio temporale prima o dopo Cristo che ci etichetta come nuove creature, non è nemmeno vestire una tonaca o meno che ci assicura l’essere nuove creature, ma è l’essere “in Cristo”. L’orrore della scandalo della pedofilia e l’omertà che intorno ad esso in taluni casi ha regnato, è una delle prove più autentiche che quando non si è in Cristo si è creature vecchie. Magistrale è l’indirizzo di Benedetto XVI che ha invitato tutti a collaborare con l’unica giustizia per l’attribuzione e il perseguimento delle responsabilità. Non esiste infatti una giustizia della chiesa e una degli stati. La giustizia è unica e quando ha come fine il bene. Qual è allora la condizione necessaria per essere nuovi di “zecca” in Cristo? E’ la disponibilità a portare la croce. La croce vanifica il potere del male e del demonio, ci rende liberi perché ricchi di Gesù. La disponibilità alla croce ci svincolata dalla lotta per il potere terreno perché questo viene collocato nella giusta ottica, quella cioè di servizio e non di mezzo per compiere soprusi e schiacciare con prepotenza gli altri.

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