ONU: La Palestina esiste!

Maria Chiara Rizzo

La Palestina esiste e dal 29 novembre scorso esiste anche per le  Nazioni Unite. Una data che entra a far parte della storia del paese e che resterà impressa nella memoria di un popolo profondamente segnato da 65 anni di conflitto, sofferenza  e faticosa lotta. Ma la Palestina  esisteva già. La comunità internazionale se ne accorge solo oggi e con 138 sì –tra cui quello di Italia e Francia- rende ufficiale  la sua presenza geografica e politica nel globo terrestre. L’evento è motivo di festa, ma il riconoscimento non servirà a cancellare o a ripagare i palestinesi dei soprusi e della violenza subiti quotidianamente. Quella del 29 novembre non solo è una data importante, ma  è anche una data simbolica : lo stesso giorno e lo stesso mese del 1947 l’Assemblea delle Nazioni Unite votava la risoluzione 181, che dava ufficialmente i natali ad Israele, manifestando la volontà di avviare un processo di ripartizione del territorio per la nascita dei due Stati. Ebbene, a distanza di tutti questi anni, l’Assembla si è riunita di nuovo, ma questa volta per proclamare la nascita della Palestina. Fervore e  clima di festa a parte, restiamo con i piedi per terra perchè  il riconoscimento dell’ONU  potre avere solo un valore simbolico così come la data del voto. Venerdì 30 Netanyahu ha espresso la sua disapprovazione per la votazione, annunciando la costruzione di 3 mila nuovi insediamenti nelle colonie ebraiche di Gerusalemme Est e della Cisgiordania. Toccherà all’Unione Europea e all’Onu mostrare coerenza e  fare la loro parte, dando una risposta concreta che vada oltre la mera affermazione di difesa del principio di autodeterminazione. A più riprese, l’Unione Europea ha caldeggiato la soluzione basata sulla creazione di uno Stato Palestinese in Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est, capace di convivere pacificamente con il vicino Stato di Israele. A più riprese, però, l’Ue ha anche denunciato l’atteggiamento del tutto non collaborativo dello Stato sionista che ostacolava il processo di pace per il cui avvio era necessario porre fine all’occupazione e alla colonizzazione massiccia e aggressiva, considerata, perciò, illegale  e in contrasto ai principi della Convenzione di Ginevra. Le denunce della comunità internazionale restano parole al vento, se non altro perchè i « grandi » del globo non vogliono perdere il loro amico sionista. Allora ci si chiede perchè Israele è così importante per l’Europa ? La risposta è alquanto ovvia : motivi commerciali. Un rapporto redatto da 22 ong, reso pubblico nell’ottobre scorso, indica che il valore dei prodotti importati ogni anno da parte dell’Ue dalle colonie israeliane (pari a 230 milioni di euro) è 15 volte superiore a quello dei prodotti importati dai territori palestinesi (15 milioni di euro). Così, seppur condannando e giudicando illegale la colonizzazione messa in atto da Israele, l’Ue contribuisce al suo sostentamento acquistandone i prodotti, mentre assiste allo strozzamento dell’economia palestinese, essendo, questa, vittima di restrizioni imposte dall’occupazione : difficoltà di circolazione (ricordiamo che i territori palestinesi sono geograficamente frammentati e collegati da una rete stradele gestita da Israele che spesso non consente il transito ai palestinesi), accesso al mercato  e alle risorse naturali, problemi di approvvigionamento e distribuzione. Un’alternativa alle belle parole ci sarebbe e potrebbe essere quella di dissuadere i consumatori europei dal comprare prodotti fabbricati nelle colonie che ,tra l’altro, nella maggior parte dei casi, usano manodopera palestinese a basso costo e a condizioni improponibili. L’atteggiamento dell’Europa e della comunità in generale è rimasto passivo per troppo tempo, senza manifestare alcuna voglia di cambiamento. Ma giovedì scorso le Nazioni si sono assunte un impegno davvero grande che, forse per una volta, potrebbe dar voce alle speranze.

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