Reiterazione contratti a termine: la UE diffida l’Italia

Marco Bencivenga

 Come anticipato a suo tempo, ( https://www.ilquotidianodisalerno.it/2012/07/05/reiterazione-dei-contratti-a-termine-la-commissione-europea-apre-due-procedure-d%E2%80%99-infrazione/ ) la Commisione Europea ha aperto ben due procedure d’infrazione ai danni dello Stato italiano, per via della mancata attuazione della direttiva 1999/70. Come si ricorderà, tale normativa stabilisce l’ obbligo  in capo ai datori di lavoro di assumere, a tempo indeterminato, i lavoratori che abbiano svolto, negli ultimi 5 anni,  almeno 36 mesi, pur se non consecutivi. Sono proprio di questi giorni, le dichiarazioni di alcuni organismi sindacali, che, fattisi portavoce dei lavoratori della scuola, hanno rimarcato come da prassi di non convertire i contratti a tempo determinato, in rapporti di lavoro stabile, in linea con quanto previsto dalle norme comunitarie, costituisca grave abuso da parte del MIUR.In particolare,  se l’ organismo collegiale di Bruxelles confermasse la violazione ipotizzata, l’Italia potrebbe essere condannata al pagamento di una sanzione aggirantesi intorno agli 8 milioni di euro, con conseguente ridondanza di effetti, sui procedimenti attualmente ancora in essere dinanzi ai vari giudici del lavoro dei nostri tribunali. Risulta incongruente, inoltre, che a seguito di ben tre richiami, il nostro Paese, non abbia ancora posto in essere un provvedimento legislativo volto a recepire, integralmente, quanto previsto dai dettami della UE. Ancora peggio se si considera che, la Corte di Cassazione, con sentenza n° 10127 del 20 giugno 2012, ha di fatto posto la parola fine a tale vicenda, sulla base dell’ assunto che, quello della scuola, è un precariato bilanciato, prodromico all’ immissione in ruolo, prima o poi…L’ augurio, non solo natalizio, è che il nuovo anno porti all’ adozione di una normativa tendente a sanare le molteplici lacune del nostro ordinamento, in materia di reiterazione di contratti a termine. E ben venga, dunque, lo sprone da parte della Commissione Europea, se consentirà  di superare le evidenti discriminazioni ai danni dei prestatori di lavoro, soprattutto nell’ambito di un settore assai delicato come quello dell’ istruzione.

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