Decrescita Felice: anche a Salerno, parla Della Medaglia

 

 

Filippo Ispirato

SALERNO – Il 20 Ottobre è nata anche a Salerno la sezione locale del Movimento Decrescita Felice, un movimento di cui abbiamo già parlato nei mesi scorsi sul nostro quotidiano, attraverso l’intervista al salernitano Giuseppe Carpentieri. Sono stati evidenziati i principi ispiratori che sono alla base del movimento e i suoi punti programmatici.

Mi è sembrato opportuno, per analizzare a 360 gradi la Decrescita Felice, intervistare il Mdf a livello locale, per capire come si declinano a livello locale i suoi concetti e le idee, incontrando Alessio Della Medaglia, rappresentante del circolo salernitano.

 

Salve Alessio, sono passati circa tre  mesi dalla nascita a Salerno del circolo Mdf. Come sta rispondendo la città?

L’inaugurazione dello scorso 20 ottobre a Salerno è stato un vero motore propulsore per tutti noi. La sala gremita in libreria (Punto Einaudi) ci ha rassicurato sull’attenzione e l’interesse vivi della città nei confronti di tematiche ‘alternative’ o piuttosto insolite rispetto a quelle cui siamo abituati. Successivamente all’evento abbiamo ricevuto diverse richieste di informazione e di contatto da parte di chi aveva partecipato all’incontro; ed è per questo che abbiamo deciso di organizzare subito un altro momento conviviale (lo scorso 9 novembre) invitando tutti i nuovi interessati a presentarsi e a presentare le loro idee. Mi sento di dire che, per l’atmosfera di condivisione respirata, anche in questo caso è andata bene.

Quali progetti sono in cantiere a Salerno?

Di progetti ne abbiamo un bel po’, eventi culturali e soprattutto attività concrete, da vivere in condivisione per superare inutili e alienanti individualismi: dalla riduzione dell’impronta ecologica, al riuso, dai rifiuti zero, all’autoproduzione domestica, il nostro obiettivo è quello di praticare la decrescita felice nel quotidiano. Ad esempio, continuano i nostri lavori presso l’OrtoStorto, l’orto sinergico di Fuorni (Sa): qui abbiamo allestito due bancali adottando i principi della permacultura e della sinergia tra le specie. A breve fisseremo un laboratorio sulla pasta madre e la panificazione domestica a lievitazione naturale con l’uso di farine non ogm prodotte da grani antichi. Un altro appuntamento sarà dedicato alla costruzione di compostiere ed un altro ancora alla realizzazione di saponi biologici con il riuso di oli esausti. In collaborazione con l’Università di Salerno abbiamo in programma di realizzare il primo CineRadioForum sulla Decrescita Felice, con la proiezione di docu-film tematici ed il successivo dibattito radiofonico a più voci.

Inoltre sembra che i tempi siano maturi per “fare rete” anche con altre realtà associative locali, quali ad esempio ArcipelagoSCEC, anche in linea con il progetto di Giuseppe Carpentieri avviato tempo fa a livello nazionale che prevede un Tour di diffusione e coinvolgimento insieme a Transition Town. Questi ci sembrano esempi virtuosi di cooperazione tra attivisti, finalizzati alla ricostruzione delle comunità in chiave glocal. Per rendere ancora più concreta questa esperienza abbiamo deciso di aderire al circuito Scec diventando accettatori del buono locale di solidarietà, moneta non moneta della transizione. Sempre tra le attività future prevediamo l’organizzazione a Salerno di una nuova asta 100% SCEC (replicando l’esperienza di marzo 2012), per ridare una nuova vita a tanti oggetti usati che in alternativa sarebbero destinati a diventare rifiuti.

Fare parte di un’associazione nazionale è per noi anche un’opportunità per realizzare progetti portati avanti in altri circoli d’Italia, quali ad esempio quello de I locali della Decrescita.

Quante persone vi fanno parte? Per chi volesse prendere parte al circolo Movimento Decrescita Felice cosa si deve fare?

Al momento abbiamo una ventina di iscritti attivisti, ma sono molti di più i sostenitori con cui stiamo collaborando e i simpatizzanti che ci seguono. Chi vuole unirsi alle nostre attività, partecipare e condividerne i percorsi può partire dal nostro sito (www.mdf.salerno.it), dove sono presentate le singole iniziative, con tutti gli aggiornamenti. Per entrare in contatto con noi basta scrivere a mdfsalerno@gmail.com o unirsi al gruppo Facebook, MDF – Movimento Decrescita Felice – Salerno. Abbiamo anche un forum pubblico di discussione su GoogleGroups decrescita-felice-salerno@googlegroups.com dove chiunque può contribuire dicendo la sua. Per i più “dinamici”, siamo anche su Twitter, con il nostro profilo, twitter.com/MDFSalerno . 

Infine per chi è più green vorrei ricordare anche la FanPage Facebook del nostro orto comunitario https://www.facebook.com/ortostorto .

 

Qual è la situazione attuale della nostra città in tema di sostenibilità? Secondo il Mdf quali sono i nostri punti di forza e quali i punti di debolezza?

Un indiscutibile punto di forza è rappresentato a livello cittadino sicuramente dal buon risultato ottenuto con la raccolta differenziata, soprattutto se paragonato alle realtà limitrofe campane. Come Movimento Decrescita Felice puntiamo ai Rifiuti Zero / Riciclo Totale, ma sicuramente una buona raccolta differenziata ed un futuro senza inceneritore (o termovalorizzatore che dir si voglia) rappresenta un primo passo in avanti. Inoltre pensiamo che una forte potenzialità per il nostro comune provenga dalla vicinanza ad un territorio felice quale il Cilento; felice non solo per le sue ricchezze “naturali”, ma anche per le numerose iniziative a favore della sostenibilità e della salvaguardia ambientale.

Maggiori criticità derivano invece dall’eccessivo consumo del territorio, relativamente anche al calo demografico confermato dal censimento 2011 e ciò è il segno inequivocabile di una chiara lacuna culturale in fatto di politica sostenibile. Per rilanciare il comparto edilizio e delle tecnologie, anche a livello nazionale, MDF è a favore di uno “stop al consumo del territorio” e alle nuove costruzioni, con una riqualificazione degli edifici soprattutto dal punto di vista dell’efficienza energetica. Risparmiare sui consumi di energia ed investire sull’occupazione: questo è un esempio di Riconversione e di Lavoro Utile.

Anche sul versante mobilità cittadina, al momento non esiste un piano di mobilità sostenibile che, per definizione, prevede il disincentivo all’uso dell’auto privata, grazie al trasporto collettivo pubblico e privato, alla ciclabilità integrata, alle zone a traffico limitato, corsie preferenziali, etc… Di fatto registriamo la riqualificazione urbanistica di alcuni marciapiedi e strade anche di dimensioni ampie senza considerare in alcun modo piste ciclabili e segnaletiche dedicate; la costruzione di nuovi parcheggi a pagamento per cittadini non residenti fin nel centro della città. Ad oggi abbiamo visto solo la presentazione di alcuni progetti, non ancora realizzati, per auto/bici elettriche, che ci sembrano slegati da una reale volontà di pianificare e governare una transizione verso un modello più sostenibile.

Cambiare paradigma culturale, riteniamo che non sia un’opinione politica, ma una necessità di sopravvivenza. Su questo aspetto ci sono eminenti e autorevoli studi pubblicati in tutto il mondo che scardinano la tesi di una crescita infinita. Noi di MDF riteniamo che si debbano riconoscere i limiti della Terra per ripensare e progettare comunità sostenibili. All’estero questo accade e ci sono tanti esempi di Comuni che adottano strategie intelligenti per vivere meglio il “picco del petrolio”.

Il modello a cui fate riferimento? Quali sono le realtà più evolute in Italia e nel resto d’Europa?

Innanzitutto proponiamo che Salerno aderisca al progetto Benessere Equo e Sostenibile (BES), così da misurare le nuove dimensioni del benessere locale e comprendere meglio la nostra realtà. In tal senso diffusione culturale e corretta informazione sarebbero degli ottimi punti di partenza determinanti in un percorso di analisi.I modelli sono davvero tanti e sicuramente laddove c’è volontà politica, la cittadinanza può attingere alla conoscenza per migliorare il proprio territorio. A Schonau, in Germania, ad esempio, i cittadini sono diventati proprietari e gestori della rete elettrica locale alimentata con fonti alternative. Si tratterebbe, in Italia, della semplice applicazione dell’art. 47 della Costituzione, la democrazia economica. Non è da trascurare che i tedeschi riescono a ridurre i consumi energetici degli edifici pubblici e privati grazie alla riduzione degli sprechi. In Europa, possiamo notare i casi di Friburgo, Copenaghen, sulle politiche di sostenibilità e l’esempio storico di Vienna sulla “progettazione partecipata”. In California la virtuosa San Francisco va verso “rifiuti zero”. In Italia invece il modello è sicuramente il comune di Capannori a Lucca con il Centro di Riciclo Vedelago, dove i rifiuti solidi urbani vengono trattati come materie prime seconde. Spostandoci invece nella nostra regione valutiamo positivamente la decisione del comune di Napoli, in tema di acqua, di trasformare l’Arin, spa municipalizzata, in una azienda speciale finalizzata ad una gestione pubblica, così come voluto da 27 milioni di italiani che poco più di un anno fa hanno partecipato ai referendum. In tema energetico non possiamo non pensare a Torraca, comune del Cilento, dove un sindaco lungimirante, Daniele Filizola, ha realizzato un progetto di illuminazione pubblica con luci a LED alimentate da fotovoltaico, grazie al know-how di aziende locali. Ancora in Lombardia il sindaco di Cassinetta di Lugagnano (MI) ha deliberato un Piano a Crescita Zero rinunciando agli oneri di urbanizzazione optando per la realizzazione di una Esco pubblica che trae profitto delle fonti alternative.L’ANCI conosce queste realtà e i Comuni hanno tutti gli strumenti per realizzare simili piani e idee sostenibili. Esistono strumenti finanziari ad hoc, messi a disposizione dall’UE, e non usare soldi pubblici versati dalle nostre stesse tasse, rappresenta un danno economico incalcolabile soprattutto per le prossime generazioni.Credo e spero si possa notare che il nostro approccio è pragmatico, non ci interessa il colore politico delle scelte, ma il buon senso delle stesse. Per noi decrescita felice significa anche restituire sovranità ai cittadini. La crescita infinità è una follia, perchè non può esistere in un mondo fatto di risorse finite e la crisi economica che stiamo vivendo ne è la prova. Proponiamo un nuovo paradigma culturale affinchè i cittadini possano tornare indietro sui propri passi per ripensarsi e diventare i custodi dell’ambiente in cui viviamo. Crediamo che a Salerno sia possibile.

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