Amato/33: iIl regista D’Ambrosio scrive al procuratore Roberti … e Del Mese torna a casa.

 

 Maddalena Mascolo

SALERNO –   Il noto registra di Biùtiful cauntri”, il film documentario realizzato nel 2007 con Esmeralda Calabria e Peppe Ruggiero sui problemi dell’ecomafia e delle innumerevoli discariche abusive in Campania, ha rotto gli indugi ed ha scritto la seguente lettera aperta indirizzandola anche al Procuratore della Repubblica di Salerno, Franco Roberti, per sensibilizzare tutti in merito al problema della carcerazione preventiva prolungata cui è sottoposto l’on. Paolo Del Mese. Noi ci uniamo all’appello del regista D’Ambrosio anche perché il suo scritto, pur nella sua asprezza come solo gli uomini di cultura sanno fare, rappresenta la pratica raffigurazione di un gravissimo problema che coinvolge e travolge tutti gli esseri umani che, a torto o a ragione, incappano nel perverso sistema giudiziario di questo Paese. Come per fatal combinazione, mentre D’Ambrosio scriveva a Roberti l’on. Paolo Del Mese finalmente ritornava a casa, agli arresti domiciliari da dove potrà recarsi ogni giorno presso l’ospedale di Campolongo per effettuare il lungo ciclo di terapia riabilitativa. La Procura e il GIP hanno, dopo tante inutili insistenze, mostrato un volto leggermente più umano della giustizia. Era ora.  Ecco, comunque, il testo integrale: <<Ancora una volta la magistratura si accanisce. La procura di Salerno sia più umana e capisca che in ogni caso stiamo parlando di uomini e non di criminali. Non si parla di un pluriomicida, né tantomeno di un killer seriale. Un uomo che ha bisogno di una riabilitazione deve andare a casa, come è normale in qualsiasi paese civile. Prima si fanno i processi e poi semmai si mandano in galera i colpevoli, dopo aver esibito prove e aver condannato legalmente un individuo. Quello che sta accadendo all’ex deputato Del Mese lo trovo di una gravità inaudita, e di una responsabilità morale e civile senza precedenti. Questo vale per qualsiasi individuo e non solo per chi fa o ha fatto politica. Paolo Del Mese un tempo contava molto a Pontecagnano e non solo, e il cancello della sua casa era una sorta di girone dantesco. Chi cercava lavoro, chi lavoro per altri, chi semplicemente era lì per esserci.  Da bambino ricordo le roboanti feste dell’amicizia con politici e cantanti di livello nazionale. C’era una partecipazione di massa. Che pena vederlo ora ridotto così.  Chi gli ha girato le spalle sono le persone che hanno avuto di più. Cittadini, politici, questuanti.  Mi ricorda molto la storia di Salverino De Vito, ex potente ministro per il Mezzogiorno. Tempo fa lo incontrai a Bisaccia davanti la porta della sua casa, seduto su una sedia quasi incosciente.  E’ morto solo, come se non fosse mai esistito. E’ la triste storia di questo maledetto Paese, ingordo ma cialtrone.  La barbarie della detenzione preventiva è un delitto che va abolito, cancellato da qualsiasi codice penale, civile e morale. Non entro nel merito della vicenda giudiziaria, anche se mi sembra che il processo in questo caso sia stato già fatto sui giornali che in un’aula di tribunale, ma trovo davvero sconcertante che un essere umano in difficoltà venga trattato come un delinquente comune e gli venga impedito addirittura di curarsi. Mi sembra invece che altri imputati dell’inchiesta siano a spasso e liberi di girare, uno addirittura si è candidato a sindaco. Ma che paese è questo? Ad un imputato viene addirittura impedito quasi di curarsi e ad un altro viene permesso di candidarsi a sindaco nel proprio paese? Siamo ormai alla babele del diritto di solidarietà umana, allo sconvolgimento della democrazia e dei canoni di una qualsiasi convivenza civile. La maturità di un sistema Paese si evince dalla equità delle sue leggi, e dalla imparzialità di chi fa rispettare queste leggi senza adoperare mai la gogna della giustizia per colpire qualcuno o qualcosa. Senza una persecuzione che in molti casi italiani sembra una farsa.  Per questo Del Mese deve curarsi.  Perché se accadesse qualcosa che potrebbe minare la sua salute,  di chi sarà la responsabilità? Perciò io mi appello alla profonda umanità di un uomo come il procuratore Franco Roberti, che è una delle persone che stimo di più, combattente sul fronte della legalità e della trasparenza, che ho conosciuto quando giravo Biutiful Cauntri, di capire e  consentire almeno a quest’uomo di tornare semplicemente uomo, perché in fondo quello che è al di sopra di tutto, è la solidarietà umana e civile. Oltre ad una morale giuridica e tecnica, esiste una morale che si incentra sulla dignità della persona che, come ha scritto Hannah Arendt, non va mai e per nessun motivo oltraggiata. F.to: Andrea D’Ambrosio-regista>>.

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