Da oltre 30 anni la storia della giovane Emanuela Orlandi, scomparsa il 23 giugno 1983, continua a tenere l’Italia con il fiato sospeso. Nel corso del tempo, però, nessuna delle piste seguite ha condotto a risultati concreti, tali da segnare una svolta definitiva nelle indagini. Lo scorso mese, in concomitanza del trentennale della scomparsa, il procuratore Giancarlo Capaldo ha dichiarato che la soluzione del caso è ormai vicina, ma la ragazza sarebbe morta. Tale opinione è in linea con le ultime dichiarazioni dell’ex PM Margherita Gerunda, tra i primi inquirenti a condurre le indagini sulla scomparsa della Orlandi. Nell’intervista rilasciata a Pino Nicotri, per il periodico “Blitz Quotidiano”, l’ex magistrato a proposito di Emanuela sostiene : “ Era fisicamente sviluppata e graziosa, con lunghi capelli scuri e un viso sorridente. Certamente i ragazzi dovevano trovarla attraente e purtroppo la trovò attraente anche chi ragazzo non era. Mi feci subito l’idea, come del resto tutti gli investigatori, che la ragazza fosse stata attirata in un agguato, violentata e uccisa, comunque morta in seguito alle violenze. Certo non ci sentivamo di esternarlo perché sarebbe stato crudele nei confronti della famiglia. Tale convinzione è tuttora confermata dai fatti successivi”. Successivamente le indagini furono affidate alla Squadra Omicidi, quindi l’indagine fu tolta alla dott.ssa Gerunda. In quel tempo seguirono molteplici depistaggi, artatamente confezionati al chiaro intento di appoggiare la pista del rapimento; oggi è possibile affermare che siffatti “Komunicati” erano opera della “Stasi” per generare caos. Come afferma la Gerunda:“I media erano scatenati e davano continuamente notizie del tutto prive di riscontro. Erano notizie che, obiettivamente, creavano confusione e nuocevano alle indagini. Nei casi di scomparsa di minorenni bisogna essere molto laici, con indagini anche negli ambienti vicini alla famiglia dello scomparso, come dimostrano anche casi recenti. Per esempio, il 20 ottobre dell’anno successivo a quello della scomparsa di Emanuela Orlandi, il 1984, la giovanissima Stefania Bini stava anche lei aspettando l’autobus, in piazza Cavour per andare al liceo. Passò suo zio Mario, di cognome Squillaro, che le offrì un passaggio in auto. Invece la portò a casa sua e la sera stessa, la uccise con un colpo di pistola in testa. Evidentemente ispirato dalla pista turca del caso Orlandi, zio Mario disse ai genitori della povera Stefania che la ragazzina era stata rapita da un gruppo di turchi e che per liberarla volevano 600 milioni. Per fortuna confessò subito non appena venne arrestato mentre ritirava la prima rata del riscatto”. Al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo è stata, inoltre, affidata la riapertura del caso sull’ omicidio del piccolo JosèGarramon, investito dal supertestimone Marco Fassoni Accetti la sera del 20 dicembre 1983 nei pressi della Pineta di Ostia. Lo stesso luogo in cui l’indagato, ha di recente dichiarato di aver visto Emanuela Orlandi viva e tenuta prigioniera in una roulotte. La procura di Roma ipotizza, dunque, il reato di sequestro di persona e omicidio volontario. Una pista consistente o l’ennesima bolla di sapone?
Emanuela Orlandi, morta dopo la sparizione? Riaperto il caso sull’omicidio di JosèGarramon

Accetti sembra un personaggio alla ricerca di pubblicità. Piuttosto spiegasse i film allucinanti che pubblica sul suo sito