Il Giappone e la AbeEconomics

da Antonio Mastrandrea

Da qualche mese il Giappone è tornato a ruggire dopo circa un ventennio di rallentamento economico, grazie alla politica economica del suo primo ministro ShinzoAbe. Si è addirittura coniato il termine Abe-economics.

L’«Abe-economia», ovvero il piano del Primo Ministro per risvegliare l’economia del Giappone, sta dando i suoi frutti tanto da garantire una maggioranza molto forte alla sua coalizione (guidata dal partito liberal-democratico) durante le ultime elezioni lo scorso fine settimana, e consentirgli la governabilità del paese fino all’autunno del 2015. In questo modo il partito liberal-democratico di ShinzoAbe avrà a disposizione almeno un biennio per realizzare i suoi obiettivi, un periodo piuttosto lungo per un esecutivo giapponese che negli ultimi vent’anni ha visto susseguirsi ben 15 premier.

Da inizio anno il governo Abe, con il sostegno della Banca Centrale Giapponese, proseguenella politica di stimolo fiscale e vengono varati progetti distrategia di crescita per promuovere riforme strutturali e normative che consentano al paese del Sol Levante di essere più competitivo sulla scena economica internazionale.

Queste azioni di politica fiscale e monetaria hanno favorito l’economia, sono aumentati i profitti delle imprese e i consumi dei giapponesi ed  il mercato azionario è in forte risalita, con l’indice Nikkei 225 ai massimi.

A Tokyo il Governo appare soddisfatto per quanto fin qui raggiunto e le stime sull’andamento dell’economia per il terzo mese di seguito sono in crescita; in particolare le politiche  mirate a combattere la deflazione, ovvero il calo continuo dei prezzi che ha l’effetto di far rimandare gli acquisti nel tempo e conseguentemente di deprimere i consumi, condotta attraverso un mix di politica monetaria espansiva e aumento della spesa pubblica hanno dato i risultati sperati. Il Governo ha alzato anche le stime di spesa per investimenti, di produzioneindustriale e di fiducia delle imprese. L’economia giapponese, dunque, sta migliorando e mostra alcuni segnali di ripresa, tra cui l’andamento dei prezzi al consumo in lieve aumento, segno evidente che la deflazione si sta attenuando.

C’è inoltre da segnalare che le previsioni sull’economia del paese elaborate dal Governo sono sostanzialmente in linea con quelle della Banca Centrale Giapponese, la Bank of Japan, che per la prima volta dal Gennaio del 2011 parla di “recupero” per l’economia nipponica, un risultato molto importante per la terza economia mondiale, dopo quella statunitense e cinese.

Secondo la BoJ il tasso di inflazione dovrebbe attestarsi allo 0,6%, mentre il Pil nel 2013 dovrebbe attestarsi a + 2,8% e nel 2014 al + 1,3%, cifre di tutto rispetto per una nazione con un’economia avanzata ed un mercato maturo.

La domanda che ci si pone da più parti è se Abe Economia produrrà degli effetti duraturi o se invece si tratta solo di una serie di manovre con effetti limitati nel tempo.

Secondo alcuni i rischi che queste manovre non funzionino riguardano il possibile effetto boomerang delle manovre monetarie espansive e l’aumento dei tassi di interesse giapponesi che potrebbero gravare sul debito pubblico nipponico, già elevato.

Secondo altri, al contrario, la fiducia di imprese e consumatori, l’aumento, seppur lieve dell’inflazione, e la possibilità di governare che  avrà ShinzoAbenel prossimo biennio, garantiranno stabilità e la possibilità per la nazione di continuare a crescere.

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