Ospedale Agropoli/5: come Ragosta, uomo del “no” a De Luca, diventa politichese

Aldo Bianchini

AGROPOLI – E’ sufficiente un pronunciamento del Consiglio di Stato per stabilire se un “ospedale” spreca danaro pubblico ? Assolutamente no, anche perchè il CdS non entra nel merito della vicenda che a Roma si combatte su tutt’altri fronti e con ben altri scenari. Chi meglio del Direttore Generale dell’ASL può stabilire se un “ospedale” spreca danaro pubblico ? Nessuno, dovrebbe essere la risposta più credibile. Se però su queste due semplici domande si innescano battaglie politiche o politichesi la vicenda, ovviamente, si complica e diventa paradossale. Sulla questione dell’ospedale di Agropoli (che recentemente ho definito “un ospedale da cancellare”) con mia grande sorpresa, e forse con un po’ di rimpianto, è diventato improvvisamente “politichese” anche l’on. Michele Ragosta, l’uomo che nella serata del 22 maggio 1993 seppe dire “no” a tutti e non votò per De Luca sindaco prima maniera. E’ qui il rimpianto di cui prima, il rimpianto di aver scoperto in Michele Ragosta non più quel politico senza ombre e senza macchie ma un politico che si piega alla “ragion di partito”. Un vero peccato !! Del resto neppure il direttore generale dell’ASL, Antonio Squillante, brilla di luce propria in quanto fino ad ora ha parlato e sparlato sull’ospedale di Agropoli senza mai dire la cruda verità, cioè che quell’ospedale almeno fino ad oggi è stato l’emblema degli sprechi della sanità pubblica campana, e non solo. Dunque anche Squillante ha fatto solo il “politichese”. E’ vera l’affermazione di Ragosta quando dice che: <<Da quando il manager Antonio Squillante ha preso questa decisione impopolare la giustizia amministrativa, puntualmente, ha dimostrato la cattiva fede dei suoi provvedimenti che sanno poco di riorganizzazione e molto di politica. Ora è giunto il momento che il manager dell’Asl prenda atto non solo delle decisioni dei giudici, ma soprattutto delle esigenze dei cittadini e riapra un confronto serio e concreto con tutte le forze politiche e civili. Il decreto 49 del 2010 così com’è non va bene. Non si può parlare di un settore così delicato, come quello della sanità, solo basandosi su numeri e bilanci da far quadrare. E se proprio vogliamo parlare di numeri, l’ospedale di Agropoli li ha tutti per poter continuare ad esistere e offrire un servizio d’eccellenza al territorio>> ed assolutamente vero che Agropoli può avere tutti i numeri per cominciare ad essere un ospedale eccellente, ma questo dimostra che sia Ragosta che Squillante non hanno ben compreso qual è, invece, la sciagura di quell’ospedale che negli ultimi anni era diventato “il Colorado” per tutti i medici e paramedici dell’intera sanità pubblica provinciale. L’ho già scritto in passato e lo ripeto volentieri. Non sorprendetevi, in quell’ospedale non è avvenuto niente di mefistofelico o di illegale; tutto si è svolto alla luce del sole ed anche nel pieno rispetto delle regole. Soltanto che quelle regole, letteralmente inventate dalla politica politicante con l’appoggio dei sindacati di categoria, sono assolutamente marce. Sindacati e politica, due tronconi della società che hanno contribuito in maniera massiva al “disastro Italia”. Una sigla emblematica, ALPI, che è tutto un programma e che è la negazione della vera professionalità medica; ALPI (Attività Libero Professionale Intramenia), una sigla che è una garanzia di guadagni favolosi con poco sforzo. In pratica da anni l’ospedale di Agropoli si è retto sulle prestazioni ALPI; basta pensare che una “guardia notturna in ALPI” per 12 ore costa ben 480 €, una guardia che quell’ospedale ha offerto a chiunque fosse disponibile in danno anche di altri presidi ospedalieri.  E’ accaduto che molti medici nelle ore di libertà hanno offertole proprie prestazioni in ALPI per beccare la modica cifra di 480 € per ogni notte di servizio e/o  per pari servizio diurno; ma badate bene spesso è accaduto che i medici dopo aver effettuato il proprio turno di lavoro nell’ospedale di loro competenza, sono passati velocemente per casa, si sono sciacquati un po’ il viso e via di corsa verso l’ospedale di Agropoli per intascare una bella fetta di danaro pubblico a discapito, comunque, delle eventuali prestazioni. I medici ovviamente possono raccontarla come vogliono ma mai nessuno mi convincerà che un medico, dopo aver lavorato le sue ore di lavoro normale si va a fare le dodici ore di guardia notturna in Alpi e semmai subito dopo ritorna in servizio nuovamente nel suo ospedale, possa essere così vigile come lo poteva e doveva essere nel primo turno normale. Tutto ciò, probabilmente, a grave danno degli utenti della sanità pubblica. Ma c’è una marea di altre prestazioni che portano all’assurdo sistema di avere molti medici con lo stipendio normale, con lo straordinario normale, con lo straordinario straordinario, con le prestazioni ALPI e, leggete leggete, con il compenso per “attività per prestazioni fuori ed extra orario di servizio” nella misura di ben 60 € all’ora; in pratica un medico che fa un turno di notte di 12 ore in “extra” incassa la modica cifra 720 €. Ecco perché, in un recentissimo passato, abbiamo letto di medici che arrivano in un anno a guadagnare cifre iperboliche nettamente superiori a 700mila euro. Questo è accaduto ad Agropoli; una situazione che si cala alla perfezione anche per gli ospedali di Roccadaspide ed Oliveto Citra. Ma c’è, ovviamente, di più. Il di più sta nel fatto di aver allargato ed esteso all’inverosimile il concetto di “ALPI” che il legislatore regionale voleva contenere al minimo e riservarlo per prestazioni effettivamente “necessarie ed insostituibili” prodotte da professionisti che dovrebbero documentare pedissequamente, ora per ora e minuto per minuto, la loro prestazione libero-professionale senza confonderla ed imbastardirla con la “non prestazione” di chi va ad Agropoli, Roccadaspide ed Oliveto Citra per dormire. In questo sfacelo generalizzato è mancato il filtro ed il controllo di chi era chiamato a filtrare e controllare; la politica e il sindacato hanno fatto di tutto per “perequare” l’accesso per l’ALPI ed all’Extra per tutti fino a provocare la drammatica situazione odierna in cui un posto letto di Agropoli costa la bella cifra di 312.000 euro all’anno, un importo di gran lunga superiore a tutti gli altri ospedali della provincia e forse superiore anche all’Azienda Ospedaliera Universitaria di Salerno.  Può essere sufficiente il pronunciamento del Consiglio di Stato per cancellare tutto9 questo sfacelo ? Credo proprio di no. Farebbe bene, anzi molto bene, l’on. Michele Ragosta a rivedere le sue dichiarazioni trionfanti. Da lui mi aspettavo e mi aspetto qualcosa d’altro, non certamente la politica politicante di Antonio Squillante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *