CARISAL: l’interesse per la Centrale del Latte non è una buona notizia

  

Renato Messina

renatomessina@gmail.com

ALERNO – Alcuni giornali locali nei giorni scorsi hanno dato giusta rilevanza alla lettera del segretario provinciale della Cisl, Matteo Buono, al Sindaco di Salerno a sostegno della presa in esame da parte del comune dell’interesse della Fondazione Cassa di Risparmio di Salerno verso l’acquisto di quote della proprietà di Centrale del Latte. La Cisl argomenta questa posizione spiegando che la presenza della Fondazione nell’assetto societario della Centrale permetterebbe di controllare gli investitori privati, evitando che delocalizzino la produzione o riducano i livelli occupazionali. L’interesse dell’ente no profit sarebbe esteso anche alle quote di altre società pubbliche attualmente ancora di proprietà del comune. Dal punto di vista della legittimità l’interessamento della Fondazione è inoppugnabile; infatti il suo statuto è talmente vago che all’art. 2 comma 2 si esplicita chiaramente che “la Fondazione persegue scopi di interesse pubblico, di utilità e solidarietà sociale e di promozione dello sviluppo economico.” Di tutto un po’. Il problema di conseguenza risiede nella natura delle scelte che la Fondazione evidentemente intende fare. Si pone innanzitutto la questione del reinserimento della politica nell’economia salernitana. Se da un lato abbiamo deciso di privatizzare la Centrale del Latte (liberandola dal fardello del controllo politico), ora ci ritroviamo con un altro ente controllato dalla politica che vorrebbe prendere posto nella compagine sociale della società. È infatti doveroso ricordare che il Consiglio di Indirizzo della Fondazione è costituito da nove consiglieri di cui tre nominati dal Presidente della camera di commercio, due dal Sindaco di Salerno, due dal Presidente della provincia, uno dall’amministratore dell’Ente Provinciale per il Turismo (a sua volta scelto dalla Giunta Regionale)  e 1 dal Magnifico Rettore dell’università. Altro aspetto è quello della capacità di gestione di una azienda specifica come la Centrale del Latte; sicuramente gli uomini della Fondazione sceglierebbero un esperto del settore, ma non sarebbe più naturale (ed efficiente) che siano delle società dello stesso settore (o comunque dei privati) a gestire la ex controllata? Altra domanda alla quale sarebbe opportuno ricevere risposta è sapere sulla base di quale piano industriale o di investimento si basa l’interessamento verso altre controllate che sono risaputamene in rosso perenne. Ricordiamoci che il patrimonio originario delle fondazioni è di natura pubblica e quindi anche un po’ nostro.  Lo statuto dell’ente su questo punto è molto chiaro, all’art. 4 recita: “la gestione del patrimonio dovrà uniformarsi a criteri di prudenza e di diversificazione del rischio di investimento, perseguendo gli obiettivi di conservazione del valore del patrimonio e di adeguata redditività.” L’ultimo punto riguarda la lettera della Cisl al sindaco che denota un leggero retrogusto di pregiudizio verso i “cattivi” privati. Dalla Cisl non viene neanche presa in considerazione l’ipotesi che i privati possano investire sulla Centrale del Latte. La presunzione di colpevolezza manifestata dal sindacato verso l’impresa non statale cagiona la necessità di una qualche forma di “controllo” di cui non vi è oggettiva necessità; la Centrale ha un bilancio in ordine e fa profitti servendo la zona del salernitano, perché un imprenditore dovrebbe rinunciarvi? E se anche vi rinunciasse, pensate che nessuno lo sostituirebbe? Fortunatamente la Fondazione non può acquisire quote tanto significative al punto da essere “di controllo”. In conclusione, ferma restando la legittimità dell’interessamento di Fondazione Carisal, molte obiezioni sono ascrivibili al merito della decisione di investimento e alla posizione dei sindacati. Da una parte la Fondazione rischia di diventare la longa manus della politica sulla Centrale, dall’altra il sindacato, pensando di far del bene, rischia di metter un guinzaglio all’impresa.

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