Attenti ai cocci.

Renato Messina

renatomessina87@gmail.com

Ieri sera i ministri del PDL hanno rassegnato le dimissioni portando politicamente il governo in crisi. Facendo un’interpretazione a caldo è ragionevole pensare che questo sia il segnale per ufficializzare la fine del governo in carica. Al momento non si può essere certi di quel che sarà: o questa decisione ci precipiterà direttamente alle elezioni oppure ci porterà al tentativo di cercare una nuova maggioranza. In entrambi i casi una parte notevole dell’elettorato si sposterà sicuramente, con rinnovata convinzione, nell’area dell’ “anti politica” e dell’astensione. I motivi sono due e solo apparentemente contradditori: da una parte i “non risultati” del governo Letta e dall’altra la caduta dello stesso. Siamo infatti arrivati ad una situazione nella quale per un normale cittadino non è affatto semplice discernere se convenga andare alle urne o cercare una nuova maggioranza in parlamento (supponendo che ci sia). Da una parte il gioco sporco fatto sulla questione IMU e dall’altra l’aumento dell’IVA, sono i migliori testimoni dell’inutilità di un governo come quello attualmente in carica. D’altro canto bisogna anche prendere atto che un eventuale esecutivo alternativo nato magari grazie a dei transfughi, trovato in parlamento, rappresentante solo di un terzo del paese, è un’ipotesi altrettanto deleteria. E andare alle urne? Sicuramente il voto non fa mai male, ma onestamente, proprio per le ragioni elencate sopra, non ci possiamo permettere un altro risultato come quello della precedente tornata elettorale. In questa scelta si innesterà anche l’eventuale modifica della legge elettorale che potrebbe essere decisa dalla Corte Costituzionale, soprattutto dopo le dichiarazioni del nuovo presidente, con la possibilità di spostarsi verso un modello più proporzionale. La data dell’udienza pubblica è però prevista per il 3 dicembre. C’è sempre poi la possibilità che il parlamento riesca a modificare il sistema elettorale in extremis, ma cosa potrebbe uscirne? Vedremo, ma come al solito ci siamo ridotti all’ultimo minuto. In ogni caso se alla fine di questa brevissima disamina siete rimasti perplessi e dubbiosi non vi dovete preoccupare. Oggi noi italiani ci troviamo ad essere come figli affamati, mentre i genitori si lanciano dietro i piatti di pasta asciutta. Alla fine un governo in un modo o nell’altro si farà, peccato che in tutto questo trambusto ci sarà l’aumento dell’IVA, l’arrivo della Service tax e nonostante tutto si sforerà il limite del 3% del deficit del bilancio pubblico. Per chi andrà votare (se si voterà) è arrivato il momento di prendere seriamente in considerazione tutte le possibilità.

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