L’acre odore della D.C.

 

Aldo Bianchini

SALERNO – “”Quando l’odio diventa codardo, se ne va mascherato in società e si fa chiamare giustizia”” (Arthur Schnitzler). Giustizia, comunque, è fatta, Berlusconi ha chiuso il suo ciclo. Potrei chiudere il discorso su quanto è accaduto in Parlamento e fuori dal Transatlantico in questi ultimi giorni con l’affermazione del grande studioso drammaturgo e medico austriaco a cavallo del 20° secolo che è conosciuto soprattutto per aver messo a punto un artificio narrativo conosciuto come monologo interiore al quale fece spesso ricorso nelle sue opere per descrivere lo svolgersi dei pensieri dei suoi personaggi. Se per Schnitzler l’odio era una componente importante, ai nostri giorni quello che è più importante e che sta prevalendo su tutto è l’arte del compromesso di una delle vecchie scuole politiche. Ecco perché oggi direi che non abbiamo assistito alla ”sconfitta di Berlusconi”, come dicono quasi tutti i commentatori, ma alla vittoria di quella che fu la “D.C.” (Democrazia Cristiana) con la sua grande capacità di dividersi in maniera sanguinaria e ricompattarsi in maniera amorevole nel breve volgere di qualche minuto. Questa era la DC che a me non è mai piaciuta in quanto profondamente socialista. A distanza di vari decenni devo, però, ammettere che quello forse era “un metodo politico” collaudato e molto efficace e produttivo sul piano dei risultati non soltanto politici ma anche di natura economica e di crescita generalizzata del Paese. Ecco perché l’altro giorno dall’aula maestosa del Senato della Repubblica veniva fuori un ”acre odore di DC”  che può anche non piacere (come a me continua a non piacere !!) ma che è impregnato dell’essenza della cultura del “rispetto dell’avversario”, soprattutto quando questi è battuto e sconfitto in maniera, oserei dire, definitiva. Dalla decodificazione del labbiale di Enrico Letta (subito dopo la conclusione dell’intervento di Silvio Berlusconi) che dice <<E’ un grande !!>>, rivolto al leader dell’ex PdL, bisognerebbe che tutti capissero la lezione di stile che il Presidente del Consiglio ha inteso lanciare al suo vicino più prossimo, cioè ad Angelino Alfano che in tanti hanno additato come traditore e che invece, per dirla diversamente da  Schnitzler, ha semplicemente tracciato un solco profondo tra il passato-presente e il futuro. Esattamente come faceva e sapeva fare soltanto la DC, quella che un po’ tutti hanno amato e odiato; del resto sia Letta che Alfano provengono da quella scuola politica che sfornava “delfini” in quantità industriali senza l’obbligo di una sudditanza o di una riconoscenza infinita. Gli eredi di quella DC stanno prendendo nuovamente il sopravvento sia nel PD che nel PdL-Forza Italia e a mio sindacabilissimo giudizio mentre nel PdL è spaventato soltanto il leader indiscusso nel PD sono spaventati un po’ tutti di fronte a questo inarrestabile ritorno. D’altra parte i maggiori esponenti del fu PCI che hanno ruoli rilevanti nel PD non sanno usare la stessa diplomazia o la stessa cultura del rispetto degli altri che, invece, è patrimonio naturale di tutti gli uomini che sono andati alla scuola di Piazza del Gesù, una scuola completamente diversa da quella di Botteghe Oscure, anche nel nome. Il sorriso stampato sul volto di Enrico Letta, quando ha pronunciato la frase silenziosa, non ha nulla a che vedere, difatti, con i sorrisi sarcastici e malefici sui volti dei suoi presunti compagni di partito da Massimo D’Alema a Guglielmo Epifani passando per Pier Luigi Bersani. Nello sport la parola d’ordine è vincere senza mortificare  l’avversario; Letta ed Alfano hanno adottato questo principio inalienabile da tempo. E’ giustamente arrivato il tempo di rivivere quella che fu la “grande rivoluzione dei giovani socialisti” del 1976 che, subito dopo la morte di Mao, con il MES (Movimento di Educazione Socialista) permise di chiudere la ”grande lotta di classe”; certo, ora si ragiona in termini globali ma quelle esperienze devono sempre e comunque essere tenute nel debito conto. La speranza per il futuro è quella di avere la nuova classe di dirigenti, tra i 40 e i 50 anni, in grado di dare al Paese quel giusto e meritato rilancio internazionale anche in termini di crescita e di prosperità. Alle 13:32 del 2 ottobre 2013 il solco è stato tracciato guarda caso proprio in diretta da uno dei leader più amati e odiati di questi ultimi decenni, il pallino è nelle mani dei giovani. Tocca a loro giocare la partita più importante per cercare di farsi applaudire dalle folle di tifosi su spalti opposti; le grandi ammucchiate danneggiano la democrazia.

2 thoughts on “L’acre odore della D.C.

  1. Caro Aldo , a prescindere dalle valutazioni contingenti sul momento politico che viviamo , volevo fare una breve riflessione. La DC a mio avviso ha avuto grandissimi meriti in questo Paese. Specie la Democrazia Cristiana dei primi venti anni del dopoguerra.E’ impossibile star qui a far la seppur breve sintesi di chi è stato nella DC e quali menti politiche vi abbiano allocato ( De Gasperi, Taviani , Dossetti, La Pira ,Moro, Fanfani ,Andreotti, Zaccagnini, De Mita….). la sua visione sociale ed ispirata della politica unita al liberismo in campo economico , la carta di Camaldoli, la politica interclassista di un partito di moderati ma non per i soli moderati, la complessiva unità del concepire la politica non a compartimenti stagni ma come un tutt’uno: tutti fattori decisivi per la crescita del Paese.
    Vorrei far notare , ma pochi lo noteranno , che Forza Italia nella sua carta dei valori si rifà grandemente alla tradizione cristiana e si definisce partito di centro liberal-popolare e liberal-socialista.Non si adatta, dunque, per Forza Italia la definizione di partito di centro-destra. Siamo piuttosto un nuovo partito di centro, liberal-popolare e liberal-socialista; alleato con la destra moderata e aperto alla cultura della sinistra riformista. Dunque l’anima democristiana viene grandemente messa in rilievo.
    Pochi hanno colto il messaggio di novità. Ora abbiamo un chiaro Pantheon di riferimento politico, un chiaro orizzonte. Come diceva Adenauer : siamo tutti sotto lo stesso cielo ma non tutti abbiamo lo stesso orizzonte. Ora dobbiamo far crescere la democristianità in Forza Italia.

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