Operazione Chernobyl. Nel Vallo di Diano arriva la Regione: troverà i rifiuti?

 

Antonio Citera

VALLO di DIANO – Finalmente qualcuno vuole vederci chiaro, vuole capire se realmente i rifiuti sversati nei terreni del Vallo di Diano sono tossici o, semplicemente “ rifiuti”. Sono passati quasi 7 anni da quel 2007, quando aveva inizio l’operazione Chernobyl. Il procuratore Ceglie, in seno alla Procura di Santa Maria Capua Vetere, dopo accurate indagini, contestò diversi reati: dall’ associazione per delinquere finalizzata allo smaltimento illecito di ingenti quantitativi di rifiuti speciali, al disastro ambientale, falsi in genere ed altri reati satelliti. Come già sostanzialmente verificato nelle inchieste “Madre Terra” e “Madre Terra II”, – si disse all’epoca – i rifiuti illecitamente smaltiti dall’associazione, anziché essere sottoposti effettivamente ed oggettivamente ad attività di recupero presso gli impianti di compostaggio, venivano di fatto illecitamente smaltiti “tal quali” sui fondi agricoli all’uopo individuati. In alcuni casi, i rifiuti liquidi provenienti dalle navi approdate presso il porto di Napoli, con la complicità di un impianto di depurazione privato, ubicato nella provincia di Napoli, non venivano affatto conferiti presso detto impianto di destinazione per essere smaltiti illecitamente, direttamente dal trasportatore. Venivano quindi emessi ed eseguiti, in data 04.07.2007: 39 Fermi di indiziati di delitto; 9 decreti di perquisizione locali e domiciliari; 3 decreti di sequestro di impianti di recupero rifiuti; 4 decreti di sequestro di impianti di depurazione pubblici; 1 decreto di sequestro di impianto di depurazione privato; 1 decreto di sequestro di deposito automezzi di ditta dedita al trasporto dei rifiuti; 37 decreti di sequestro di automezzi; 14 decreti di sequestro di fondi agricoli utilizzati come discariche abusive di rifiuti. Dalla teoria, bisognerebbe passare alla pratica, quindi, specialmente nel Vallo di Diano, bisognerebbe dimostrare che la tossicità dei rifiuti interrati, sia effettivamente concreta e reale. Fino a questo momento, nessuno o quasi, può ammetterlo con certezza anzi, si vocifera che, alcune analisi fatte proprio nei terreni incriminati, ossia, a Sant’Arsenio, in località Sanizzi, a  Teggiano  in località Buco Vecchio,  a San Pietro al Tanagro in località Tempa Cardone e a  San Rufo in località Via Larga, abbiano riscontrato si la pericolosità dei rifiuti interrati ma, non certamente la loro tossicità. Voci di corridoio ovviamente, tutte da verificare e da confermare. Ecco allora che dopo 7 anni, arriva l’ispezione della Regione Campania. Infatti, martedì 11 febbraio, la Commissione Regionale Anticamorra, presieduta da Gianfranco Valiante e la Commissione Regionale Ecomafie, presieduta da Antonio Amato, verranno insieme ai tecnici dell’Arpac a visionare e, suppongo a campionare i terreni sopra descritti. Un tardo risveglio che, dovrebbe dare i giusti resoconti alla nota vicenda. Almeno così si spera.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *