Cinzia, Caterina, Erica … Emma, Annunziata, Vito e Gianfranco: una scia di sangue e di polemiche senza fine !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – I sette nomi citati nel titolo sono sette croci. Incidenti stradali diversi, sia per modalità che per località, hanno causato la loro morte prematura. Le prime tre (Cinzia, Caterina ed Erica) morirono nei pressi dello svincolo di Sicignano sulla A/3 il giorno 7 luglio 2001; gli altri quattro (Emma, Annunziata, Vito e Gianfranco) sono morti il 10 febbraio 2014 sulla strada a scorrimento veloce “La Cilentana” nei pressi di Agropoli, cittadina da cui provenivano anche le prime tre che una mattina del lontano luglio 2001 si recavano verso polla e Sala Consilina per una visita medica oculistica e per la scelta della sede di insegnamento. Per Cinzia, Caterina ed Erica, come ho già avuto modo di scrivere, sono stato testimone oculare, l’unico testimone. Fu un’esperienza tremenda e che ricordo sempre e comunque; pensavo fosse finita con la mia deposizione spontanea dinanzi il pm Ernesto Sassano (Procura della Repubblica di Salerno), deposizione che consentì di individuare e processare il responsabile di quell’incidente che altri occhi non avevano visto. Da quella mia deposizione scattarono le chiamate in causa delle varie assicurazioni, non solo quella di responsabilità verso terzi dell’autovettura colpevole ma anche l’assicurazione per i terzi trasportati incardinata sull’autovettura che era uscita volando fuori la sede autostradale finendo in un burrone. Pensavo fosse finita con la mia lunghissima deposizione del 16 ottobre 2001 che determinò anche il patteggiamento del colpevole con condanna ad un anno e otto mesi di reclusione, pena sospesa. Improvvisamente, nel gennaio 2014, mi viene notificata una convocazione presso la sezione di Eboli del Tribunale di Salerno per essere esaminato dal magistrato dott.ssa Paola Giglio Cobuzio nella qualità di testimone nel giudizio civile n. 469/2004 R.G. intentato da Caruccio Silvio + 2 c/ grippa Liberato + 2 e Sara Assicurazioni spa per <<risarcimento danni>>. Esterefatto, più che sorpreso, che dopo tredici anni il caso giudiziario fosse ancora aperto e palpitante per una storia di risarcimento danni, una brutta storia. Ligio al mio dovere di cittadino di questo Paese, stranito dal fatto di non essere mai stato contattato dai parenti delle tre giovanissime vittime anche e solo per ascoltare dal vivo la mia testimonianza diretta e visiva degli ultimi istanti di vita delle loro carissime creature. Come avevo descritto anche al pm Sassano mi è rimasto impresso lo sguardo terrorizzato di Cinzia mentre la sua macchina si rigirava su se stessa prima di spiccare il volo nel burrone; i suoi occhi fissarono i miei per qualche brevissimo istante, percepii a pelle la paura di Cinzia di morire. Peccato, un vero peccato. Arrivo in aula ad Eboli e scopro che, dopo tredici anni, i parenti ed affini delle tre vittime si stanno dando battaglia giudiziaria per implementare gli indennizzi (risarcimento danni) arrivando anche a sostenere che la conducente il veicolo volato fuori strada era poco pratica nelle guida delle autovetture e che per questo, come concausa, si era verificato il terribile incidente stradale. Sempre più esterefatto, ma anche mortificato, decido di compiere per la seconda volta il mio dovere civico e dinanzi al magistrato ripeto pedissequamente quanto già dichiarato tredici anni prima, sicuro che mai nessuno si preoccuperà di chiedermi qualche spiegazione anche soltanto per curiosità. La vita è fatta anche di queste cose. Non vorrei che per gli altri quattro morti di Agropoli (Emma, Annunziata, Vito e Gianfranco) del 10 febbraio 2014 vada a finire come per i primi tre. E’ la regola della vita, capisco che dopo lo strazio, lo smarrimento ed il profondo dolore arriva anche il momento di raziocinare e pensare a chi resta ed agli eventuali eredi (figli, coniugi, ecc.). Ma battagliare ancora dopo tredici anni mi sembra davvero inquietante, soprattutto quando la battaglia diventa spocchiosa e strumentale come quella di tentare di dire che Cinzia, morta, era poco esperta nella guida. Ecco perché, alla fine, la gente cerca di sfuggire a testimonianze che durano in eterno e che si snodano con intrecci perversi.  Impressionante ma è così.

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