Joe Petrosino: la leggenda continua

 Aldo Bianchini PADULA – E’ stata sufficiente la notizia della spregiudicata confessione di un mafioso appartenente ad una cosca palermitana, ancora tutta da verificare nella sua concreta realtà, che la fantasiosa mediaticità giornalistica si è già profusa in mille congetture diverse sulla figura e sull’opera del più grande poliziotto di tutti i tempi, Joe Petrosino, nato a Padula in provincia di Salerno. Il fatto: <<E’ stato arrestato Domenico Palazzotto di 29 anni, uno dei mafiosi finiti in manette nell’ambito dell’operazione interforze “Apocalisse” nei confronti circa 90 “uomini d’onore” di uno storico mandamento mafioso della periferia occidentale di Palermo. In alcune intercettazioni, Palazzotto si vanta del fatto che il prozio, Paolo Palazzotto, fu l’autore dell’assassinio di Petrosino avvenuto ad opera della Mano Nera a Palermo nel 1909>>. Siamo, quindi, di fronte ad una semplice intercettazione telefonica tra due presunti mafiosi nel corso della quale uno si vanta del fatto che il prozio avrebbe ucciso centocinque anni fa il mitico poliziotto giunto a Palermo per debellare all’origine la <<mano nera>> che era comunque già emigrata a New York dove stava seminando terrore e morte. La conversazione telefonica ovviamente va verificata ed elevata al rango di <<prova provata>> prima di poter cantare vittoria e proclamare che dopo oltre un secolo è stata scoperta finalmente l’identità dell’assassino di Joe Petrosino. Mi sembra troppo semplicistico concludere subito e solo sulla base di una intercettazione neppure tanto segreta se è vero, come è vero, che venivano intercettati due presunti appartenenti ad un clan mafioso. Questi malavitosi si aspettano sempre e comunque di essere intercettati e molto spesso, la storia giudiziaria ce lo insegna, utilizzano la presunzione di intercettazione per mandare messaggi trasversali non solo alle forze dell’ordine ma anche, se non soprattutto, alle altre famiglie mafiose in una sorta di scambio di informazioni utili a depistare anche indagini delicatissime e sofisticate. Bene ha fatto Nino Melito Petrosino, pro  nipote di Joe, ad esultare per la notizia con un enfasi certamente non pari alla notizia stessa come se in pratica anch’egli da uomo di mondo qual è aspetta ancora qualche altra prova a conferma per esultare definitivamente. Del resto un po’ tutti conosciamo lo stile, il garbo e la passione con cui Nino ha impegnato gran parte della propria vita nella ricerca meticolosa della ricostruzione degli ultimi giorni di vita del suo avo e del rilancio della sua immagine a livello locale, nazionale e mondiale. Un non so che di strano, pari ad una semplice curiosità, si intravede in tutta la vicenda; dopo oltre un secolo sono due pronipoti, Palazzotto e Melito, a raccontare una piccola parte della verità sull’assassinio del poliziotto più bravo di tutti i tempi; il primo, Palazzotto, svelando che il prozio Paolo avrebbe materialmente assassinato l’americano giunto a Palermo per debellare la mano nera; il secondo, Melito-Petrosino, per celebrarne quasi contemporaneamente le gesta che possono apparire anche romanzate ma che in definitiva incarnano alla perfezione il personaggio. L’avventura italiana e la leggenda americana di Joe Petrosino, splendidamente ed appassionatamente, raccontate da Nino Melito Petrosino lasciano i visitatori della <<sua casa museo>> di Padula davvero senza fiato. Soprattutto quando descrive il particolare di un giornale quotidiano di Roma che annunciava l’arrivo in Italia del super poliziotto per una missione che sarebbe dovuta rimanere segretissima e che invece fu letta da migliaia e migliaia di persone. La brutta avventura italiana di Joe incomincia, forse, proprio da lì, da quella notizia segreta divenuta stranamente pubblica. Il resto della lunga storia, ovviamente, potrete sentirla e viverla dalla viva voce di Nino Melito andando a Padula nella sua casa museo dove arrivano centinaia di turisti da ogni parte del mondo. La leggenda, dunque, al di là della falsa o vera intercettazione telefonica, continua al di fuori del tempo.         

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