SALERNO – Riprendo il discorso, molto importante per tutte le redazioni giornalistiche salernitane (e non solo) in materia di regolamentazione dei rapporti di lavoro con i giornalisti-pubblicisti-collaboratori che dopo il caso in esame rischiano di dover essere soppressi o regolamentati come previsto dalla legge. Nel precedente servizio ho scritto che il giornalista pubblicista SDN aveva chiesto prima all’INPGI di Roma e poi alla Direzione Provinciale del Lavoro di Salerno il riconoscimento del suo rapporto di lavoro alla stregua di un rapporto di dipendenza continuativo e subordinato con la richiesta di tutti gli accessori non ancora ottenuti in pagamento da Il Mattino spa. Dunque il 4 febbraio 2013 due ispettori del lavoro accedono presso la sede salernitana de Il Mattino ed espletano gli accertamenti di loro competenza rapportando in sintesi alla fine quanto di seguito riportato: “Da accertamenti esperiti è risultato che SDN si occupa a tutt’oggi di eventi politici e giudiziari della zona …. Realizzando articoli che vengono pubblicati da Il Mattino e ricevendo ilo corrispettivo di € … per ciascun articolo pubblicato. Per l’espletamento di tale attività lo stesso si reca quotidianamente presso gli uffici giudiziari o altri luoghi come confermato dalle sommarie informazioni testimoniali acquisite”. Da notare che gli attenti ispettori tra le dichiarazioni acquisite inseriscono anche quelle di due PM del Tribunale che confermano in pieno quanto pretestato dal ricorrente SDN. Nelle more degli accertamenti viene dato davvero poco rilievo, come è giusto che sia, alla millantata differenza tra giornalista pubblicista e giornalista professionista che, secondo gli ispettori ed anche secondo il mio pensiero, è davvero poco influente ai fini della determinazione di un rapporto di lavoro stabile dato per scontato il fatto che nel lavoro quotidiano per l’acquisizione delle notizie, nella creazione di una ragnatela di contatti e di conoscenze da tenere viva 24 ore al giorno e nella trasposizione scritta delle stesse notizie non c’è nessuna differenza; in pratica dinanzi al giudice del lavoro, che è la cosa che conta veramente, le due categorie di giornalisti partono alla pari in senso assoluto. Una differenza di elenco che, voglio ricordarlo per l’ennesima volta a tutti, indica soltanto il giornalista che ha scelto come professione un altro lavoro, e quindi non dedito totalmente al giornalismo, dal giornalista che per scelta iniziale decide di dedicarsi totalmente al giornalismo come professione. E così ho smantellato un’altra favola metropolitana che molti inetti giornalisti professionisti antepongono ad ogni tipo di ragionamento. Punto. A questo punto il caso di contrasto tra SDN e Il Mattino finisce dinanzi alla Direzione Regionale del Lavoro per la Campania, in composizione ordinaria, per effetto dei ricorso prodotto dall’avv. Marcello De Luca Tamajo (uno dei monumenti del diritto amministrativo) in nome e per conto del dott. Massimo Garzilli, legale rappresentante p.t. del prestigioso quotidiano campano. In data 21 novembre 2014 arriva la decisione che respinge seccamente il ricorso proposto da Il Mattino accogliendo la tesi sostenuta dal ricorrente SDN e convalida pienamente gli accertamenti ispettivi. La commissione, composta da funzionari della Direzione Regionale del Lavoro – dell’INPS e dell’INAIL, sottolinea anche alcune circostanze fondamentali ed utili per ricondurre nei giusti alvei i tanti rapporti di lavoro subdoli che ci sono in giro e inondano le redazioni giornalistiche (non escluse quelle online): 1) Non esiste alcuna distinzione sostanziale, tranne che per casi specifici, tra i due elenchi (professionisti e pubblicisti) e che pertanto non sussiste alcun obbligo ad assumere come dipendenti soltanto giornalisti professionisti, neanche ai sensi del successivo art. 5 del medesimo CCNL, parimenti evocato dal ricorrente, che si limita ad imporre l’utilizzo di giornalisti professionisti nell’ambito di determinate posizioni, nella fattispecie non reclamate dal ricorrente; 2) Che dagli accertamenti esperiti è emerso che le prestazioni rese dal sig. SDN siano da inquadrarsi nell’ambito di un rapporto di lavoro subordinato e non autonomo; ed invero come recentemente stabilito dalla Corte di Cassazione (sentenza n. 23296 del 18.11.10) in tema di attività giornalistica. A questo punto la società che gestisce “Il Mattino” dovrebbe provvedere al pagamento di tutte le spettanze in favore di SDN rapportandole alle determinazioni della Commissione Regionale del Lavoro della Campania e dovrebbe anche provvedere a trasformare il contratto di collaborazione in “contratto a tempo indeterminato” come previsto dalle norme sul lavoro subordinato. Ho usato il condizionale perché, ovviamente, la società editrice de Il Mattino potrebbe anche resistere nuovamente e costringere SDN a nuove azioni giudiziarie più esaustive di quelle portate avanti fin qui nel rispetto delle regole che disciplinano queste vertenze prima di arrivare dinanzi al giudice ordinario. Il caso, quindi, è ancora tutto da seguire. Per il momento tutte le redazioni giornalistiche salernitane sono avvertite.
direttore: Aldo Bianchini