Greta & Vanessa: meglio due asine vive che due cavalle morte ?

Aldo Bianchini

SALERNO – Rispondo subito alla domanda contenuta nel titolo e proclamo che certamente è meglio aver recuperato “due asine vive che  due cavalle morte”. Su questo non c’è dubbio alcuno, ma ho ripreso questa frase scritta dalla lettrice PINA. Una frase che poi è un antico proverbio (e come sono precisi e puntuali i proverbi !!) e che in questi ultimi giorni viene spesso usata per coprire quel sentimento di assoluta rabbiosa rivolta che sta montando nel Paese soprattutto in relazione all’eventuale riscatto pagato più che alla chiara ed inoppugnabile poca professionalità delle due bergamasche avventuratesi, forse per spirito convenzionale che per vera capacità conoscitiva ed operativa, in un’azione che per quanto possa essere definita umanitaria resta largamente ai margini di dubbiosi passaggi tra piste insurrezionaliste e rivoltose con intromissione di soggetti poco limpidi anche agli occhi della magistratura. Prima di questo nuovo approfondimento, ispirato più dal lettore “Matteo” che da un mio preciso desiderio di ritornare su questa storia che, comunque la si legge, appare sempre più torbida ed ai limiti della legalità, mi sono chiesto se era giusto continuare a parlare in sede locale di un fatto che ha avuto un grosso impatto anche in campo internazionale. Ho ritenuto giusto continuare a parlarne perché credo che  il fenomeno dell’invasione (anche pacifica) dell’Islam sia un fenomeno che prima o poi toccherà non solo il nostro Paese ma anche i singoli territori regionali e provinciali. Al di là di quanto scritto sul quotidiano “Le cronache del garantista” che conosce bene le dinamiche di un territorio (la bergamasca) del Paese dove più che in altri il fenomeno della cooperazione è molto diffuso. Al di là di questo, se vogliamo intavolare un ragionamento credibile, dovremmo incominciare a chiedere alle due ragazze: quale associazione le copriva, cosa dovevano consegnare in Siria, come hanno recuperato la merce da consegnare, chi ha consegnato la merce, chi ha pagato il viaggio e gli alberghi, chi le ha contattate, chi le ha istruite, chi le ha attribuite sul territorio di destinazione, chi le ha guidate sul territorio iraniano, come facevano i genitori a non saperne nulla anche ammesso che erano maggiorenni e come hanno fatto i genitori a non rendere noto alle Forze dell’Ordine il passo gigantesco che le loro figliole si accingevano a fare. Sono domande che non vedo circolare neppure sui grandi net-work italiani e che spero gli inquirenti incomincino a porre nel segreto delle loro inchieste; difatti dal rapporto dei ROS (che una giornalista, Angela Camuso, de Il Fatto Quotidiano ha miracolosamente afferrato al volo, quasi come “per grazia ricevuta”) stanno venendo fuori particolari, non solo piccanti ma soprattutto di interconnessioni tra ISIS, JIHADISTI, ASSAD (prima nemico giurato e ora quasi alleato degli USA) e RIVOLUZIONARI (prima contro Assad perché pagati dall’occidente ed ora a metà strada tra tutte le fazioni in campo). Sulla base di tutto questo non potrò mai e poi mai credere che due giovinette (poco più che ragazzine), se non portate per mano, abbiano avuto la capacità, la professionalità, l’esperienza e il coraggio giusto per muoversi su un terreno assolutamente pericoloso e pieno di insidie; a meno di non credere (ma questo lo sapremo forse con il prosieguo dell’inchiesta) che il tutto fosse già organizzato fin dall’inizio e che le due “oche giulive” siano cadute in una trappola evidentemente molto più grande di loro stesse, un progetto con sceneggiatura e trama già scritte che doveva portare le due direttamente nelle mani dei sequestratori se è vero, come è vero, che sono cadute prigioniere pochi giorni dopo il loro arrivo in Siria. Lunedì sera Bruno Vespa ha organizzato e messo in onda una eccezionale puntata di “Porta a Porta” nell’ambito della quale molto intelligentemente ha messo insieme due storie di cooperazione (Greta e Vanessa – L’angelo di Serajevo) apparentemente identiche ma distanti milioni di anni luce. Un superbo esercizio di giornalismo visivo, non scritto e non parlato, che ha messo con serenità su  piani distinti le due avventure per lasciarli libera interpretazione di ogni singolo telespettatore. A Serajevo ci fu la vera cooperazione che era frutto della pura solidarietà che veniva organizzata e dispiegata sul territorio con grande capacità professionale ed enorme esperienza; ecco perché lì in quel territorio di guerra (non di terrorismo jihadista) sbocciarono storie bellissime come L’Angelo di Serajevo (in onda su Rai 1, ieri sera e stasera), storie che non diedero luogo ad alcun tipo di polemica se non quella contro i bombardamenti e il lungo assedio che un occidente cieco e sordo volle a tutti i costi perpetrare in conformità con le scelte sbagliate degli USA e dell’Unione Europea. In Siria ci sono  solo dubbi, sospetti, insinuazioni, confusione, approssimazione, delegittimazione, radicalizzazione religiosa, e tanta voglia di bieco protagonismo. “Un Paese in cui le donne vengono insultate dicendo loro «siete andate lì per farvi scopare», non è un Paese civile”, dice Matteo nel suo commento; sono perfettamente d’accordo con lui anche se, me lo deve consentire, i dubbi sulla legittimità organizzativa – umana – sociale dell’azione che le due ragazze volevano portare in un territorio di guerra dove si scontrano varie fazioni mi appaiono dubbi davvero consistenti; ma il dubbio inquietante più grande di tutti riguarda l’apparente libertà di cui hanno goduto Greta & Vanessa per potersi muovere in Italia nell’organizzare e disciplinare gli aiuti (che non è, lasciatemelo dire, una cosa semplice semplice e che necessita in assoluto di un’organizzazione alle spalle che le ragazze dicono di non aver avuto) da portare in Siria. Questa libertà che è mero liberismo mi spaventa. Ma possiamo aprire gli occhi ed azionare gli ingranaggi del cervello per chiederci cosa hanno portato queste ragazze in Siria ? Scusatemi, ma se davvero avessero voluto portare aiuti concreti (cibo, medicinali, kit sanitari, ecc. ecc. ) non sarebbero state sicuramente  sufficienti due valigie, ci sarebbero voluti vari tir e container per incominciare a parlare di aiuti concreti. Dubito che andare in Siria, sfilarsi la maglietta ed offrirla al primo sconosciuto possa voler dire “cooperazione” o “aiuto umanitario”. Altrimenti è aria fritta e, forse, è solo malsano spirito di avventura avventurosa. Il rischio di sospetti e fraintendimenti è altissimo, soprattutto quando si parla di donne, e senza essere accusato di propaganda sessista vorrei offrire a tutti in lettura un breve passaggio tratto da “Le donne alle crociate”: “Arrivarono in un bastimento trecento belle donne franche, adorne di lor giovinezza e beltà, raccoltesi oltremare e proffertesi a commetter peccato. Costoro si erano espatriate per aiutare gli espatriati e accinte a render felici gli sciagurati … ardevano di brama per il congresso e l’unione carnale. Erano tutte fornicatrici sfrenate, superbe e beffarde, che prendevano e davano, sode in carne e peccatrici… Or presso i Franchi la donna nubile che si dà al celibe non fa peccato, anzi, essa è quanto mai giustificata presso i preti, se i celibi ridotti alle strette trovano sollievo nel godere di lei”. Per carità il passaggio è soltanto storico e non valido per un accostamento alla storia presente, allora erano tempi davvero molto difficili per le donne che ancora non godevano della giusta “parità di genere”; forse allora, nel lontano 1150 d.c., la civilissima e non sessista Francia non era un “paese civile ?”. Ma in questo Paese siamo abituati a tutto e da questo Paese ci aspettiamo di tutto.

One thought on “Greta & Vanessa: meglio due asine vive che due cavalle morte ?

  1. Shapeau al Direttore.
    No ho nessuna difficoltà ad ammettere che avesse ragione,dopo essermi documentato ( non che non creda a quello che il Direttore ci offre in riflessione), ma avendo avuto tramite internet la possibilità di potermi documentare non posso che dire che il Direttore aveva ragione.
    La lettura di alcune cose riportate, effettivamente, mi ha creato disagio anche se dovremmo cercare di capire se ci troviamo al cospetto di “novelle Mata Hari” o a questo punto, dando piena ragione al Direttore al cospetto di “oche giulive”, anche se quello che ho letto, oltre la giovane età delle interessate farebbe pendere la bilancia non dalle parte delle “oche”.
    Secondo quello che ho trovato, semprerebbe Che Greta e Vanessa progettassero di mettere in piedi qualcosa di diverso da una normale organizzazione umanitaria,. Esaminando su Facebook le gallerie fotografiche di «Horryaty» ( non c’è bisogno do scomodare i Ros ) – l’associazione creata assieme al 46enne fabbro di Varese Roberto Andervill – quel che più saltava agli occhi era l’aspetto chiaramente «militare» dei «kit di pronto soccorso» distribuiti da Greta e Vanessa in Siria. I kit, sono contenuti in tascapane mimetici indossabili a tracolla, e assomigliavano più a quelli in dotazione a militanti armati o guerriglieri che non a quelli utilizzati da infermieri o personale paramedico civile. Anche perché la prima attenzione di medici e infermieri indipendenti impegnati sui fronti di guerra non è quella di mimetizzarsi ma piuttosto di venir facilmente identificati come personaggi neutrali, non coinvolti con le parti in conflitto. Un concetto assolutamente estraneo a Greta Vanessa.Nelle telefonate scambiate prima di partire con Mohammed Yaser Tayeb – un 47enne siriano trasferitosi ad Anzola in provincia di Bologna ed identificato nelle intercettazioni del Ros come un militante islamista – Greta Ramelli spiega esplicitamente di voler «offrire supporto al Free Syrian Army», la sigla (Esercito Libero Siriano) che riunisce le formazioni jihadiste non legate al gruppo alaaidista di Jabat Al Nusra o allo Stato Islamico.
    La parte più interessante e che mi ha posto nella condizione di pensare……anche questa volta il Buon Direttore aveva ragione è la spiegazione sull’utilizzo di quei kit. Nel rapporto pubblicato su Horryaty, Greta e Vanessa riferiscono con precisione dove hanno spedito o portato latte, alimenti per bambini, medicine e ogni altro genere di conforto non «sospetto». Quando devono spiegare dove sono finiti quei tascapane mimetici annotano solo l’iniziale «B.» facendo intendere di parlare di un avamposto militare dei gruppi armati il cui nome completo non è divulgabile per ragioni di sicurezza.
    Ancora chapeau al Direttore.
    Se le cose stanno così ( con tutti dubbi del caso) non c’ è assolutamente bisogno di interrogarsi sul fatto che la Francia del 1150 fosse o no civile………gli Islamici ,dal loro punto di vista sicuramente ritenevano di no e cito : “Lo storico arabo Usama, per esempio, racconta: “Presso i Franchi non c’è ombra di senso dell’onore e di gelosia. Se uno di loro va in strada con sua moglie e un altro lo incontra, questi prende per mano la donna e si tira in disparte con lei a parlare, mentre il marito se ne sta da un lato aspettando che lei abbia finito di conversare; e se la fa troppo lunga, la lascia col suo interlocutore e se ne va…” Al che ‘Imud Ad-din aggiunge: “Arrivarono in un bastimento trecento belle donne franche, adorne di lor giovinezza e beltà, raccoltesi oltremare e proffertesi a commetter peccato. Costoro si erano espatriate per aiutare gli espatriati e accinte a render felici gli sciagurati… ardevano di brama per il congresso e l’unione carnale. Erano tutte fornicatrici sfrenate, superbe e beffarde, che prendevano e davano, sode in carne e peccatrici… Or presso i Franchi la donna nubile che si dà al celibe non fa peccato, anzi, essa è quanto mai giustificata presso i preti, se i celibi ridotti alle strette trovano sollievo nel godere di lei.”( La stessa citazione usata dal Direttore). Sono gli Islamici che mettono alla berlina i costumi francesi del tempo, ma si tratta di donne francesi destinate ai alle truppe francesi……..”donne particolari quanto si vuole” ma che per libera scelta avevano deciso “a modo loro” di sollevare il morale delle truppe che al grido “Dio lo vuole” ,molte volte perdevano la vita.
    Non credo , posso anche in questo caso sbagliarmi ,che il parallelo con le nostre “sedicenti cooperanti” sia pertinente se si accetta l’ipotesi le difficilmente identificabili come “oche giulive” stavano dove stavano per gli stessi “non edificanti scopi”, almeno che non si vogliano sposare le tesi diffuse dal Vice Presidente dei Senatori della Repubblica : Gasparri….che si commentano da sole (almeno per me).
    Mi sono documentato anche sul significato di oca giuliva : “ dicasi oca giuliva quella ragazza che si comporta da stupida..l’oca è l’animale simbolo della stupidità a causa delle sciocchezze che gli uomini hanno scritto con le sue penne….sara’ forse una spiegazione paradossale…ma comunque non cosi’ lontana dalla realta’..e giuliva significa ingenua,sciocca,facile alla distrazione.
    Se è vero quello evidenziato dai Ros queste due giovincelle, impegnate in operazioni a dir poco “strane” di “mimetizzazione” tutto possono essere definite tranne che : “T****” o oche giulive” ( bisogna mettersi d’accordo o sono oche o Mata Hari)……..asine sicuramente sì e sposo la definizione. Peccato che questi asini( anche se dopo le oche pure i poveri asini sembrano entrarci ben poco….queste due Bergamasche appaiano più come “furetti”, ad una prima impressione anche simpatici, innocui,furbetti, ma invece voracissimi predatori pronti a colpire) ci siano costato tanto ( ma era un fatto evitabile sul nascere evitando che andassero in Siria ma dopo da farsi come Stato Civile )…….peccato che questi soldi 8( se è vero che è stato pagato un riscatto ma ormai è quasi certo) forse servirà a finanziare nuovi assurdi attentati.E’ mancata la prevenzione “veterinaria”.Buon lavoro.

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