PETROLIO: Le trivelle nuocciono gravemente alla salute: l’allarme arriva da Bruxelles.

 

 
Antonio Citera

VALLO di DIANO – Terremoti e acque inquinate, la devastazione del territorio potrebbe  iniziare dalle trivelle, da quella esasperata prepotenza di voler a tutti i costi estrarre il petrolio nel sottosuolo Dianese. Prima Monte Cavallo, dopo Tardiano, due richieste esplicite che fino a questo momento hanno trovato un muro di NO. A opporsi praticamente tutti, istituzioni, associazioni, cittadini, tante le delibere dei vari comuni che contrastano le voglie morbose di chi vorrebbe perforare l’oasi incantata circoscritta dal Parco Nazionale del Cilento Vallo di Diano e Alburni.  Il pericolo è dietro l’angolo però vista la grazia del Governo Renzi che appoggia i petrolieri e viste le potenti trivelle tecnologiche che possono perforare anche orizzontalmente, quindi dalla vicina Basilicata già vittima del petrolio, sarebbe un gioco da ragazzi raggiungere il Vallo di Diano.  Un rischio che graverebbe sulla salute dei cittadini. A gridarlo forte sono in tanti, studiosi ed esperti che, da Bruxelles lanciano l’allarme e si scagliano contro l’Italia petrolizzata. Falde acquifere e bacini idrici inquinati, contaminazione della catena alimentare, aumento del rischio sismico, agricoltura e turismo distrutte, degrado sociale e spopolamento. Sarebbero questi gli ‘effetti collaterali’ dell’estrazione del petrolio in Italia L’allarme arriva dal convegno internazionale che si è tenuto al Parlamento europeo di Bruxelles sui molteplici danni che producono le estrazioni petrolifere su terraferma e in mare voluto dal coordinatore della Commissione ambiente del Parlamento Ue, l’eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini. A illustrare i rischi di terremoti dovuti alle trivellazioni è stato il professor Franco Ortolani, docente di geologia presso l’Università Federico II di Napoli, mentre la professoressa Maria Rita D’Orsogna, docente all’Università della California (Stati Uniti), ha presentato una relazione sull’inquinamento dell’acqua nel sottosuolo e in mare. Illustrato anche un rapporto scientifico sulle devastazioni che produce il fracking, una tecnica di perforazione orizzontale con l’uso di acidi, addensanti e acqua ad alta pressione. Tecnica che, stando al dossier-denuncia presentato dal gruppo M5S del Senato alla Commissione europea, si starebbe sperimentando segretamente e senza autorizzazioni nell’importante bacino idrico della Val d’Agri in Basilicata, dov’è in attività il più grande giacimento di idrocarburi d’Europa. A rischio anche i vicini bacini di Tardiano e Monte Cavallo in Campania e l’ecosistema del mar Adriatico a causa dei dieci permessi che la Croazia ha concesso, a novembre scorso, a varie società petrolifere”.

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