PORTA OVEST: le irragionevoli ragioni dei giudici ?

Aldo Bianchini
SALERNO – Delle due l’una; o le opere pubbliche si fanno senza controlli o i giudici devono poter controllare sempre e comunque. Da qui non si scappa. Sarebbe preferibile la giusta via, quella di mezzo, in modo tale da dare la possibilità ai giudici di poter controllare ed individuare responsabilità personali per punirle, ma impedire loro il blocco perenne ed immotivato delle opere pubbliche. Nel nostro Paese è un fenomeno diffuso, l’Autorità Giudiziaria blocca sempre i lavori pubblici ma quasi mai riesce ad individuare e colpire le responsabilità personali. Ho già utilizzato il titolo dell’articolo di oggi in data 31 ottobre 2014 in occasione di una ordinanza giudiziaria con cui il giudice aveva spalancato Porta Ovest dopo che un altro aveva chiuso per via della frantumazione del pietrisco. In quella occasione ben cinque giudici si erano scontrati per far passare il concetto della “buona fede” in favore della ditta indagata che, secondo il riesame, poteva non sapere che era necessario richiedere l’autorizzazione alla regione. Addirittura adesso si sente parlare di “rischio crolli” come ipotizzato e/o certificato da un superperito nominato ad hoc dalla Procura ed ai cui esiti i pm della DDA Rocco Alfano e Vincenzo Senatore e il gip Stefano Berni Canani si sono dovuti adeguare confortati anche dalle dichiarazioni, sostanzialmente pro superperito, del procuratore capo Corrado Lembo. Se davvero esiste un rischio di crollo ben venga l’ordinanza di sequestro; io non sono un tecnico ma nel corso della visita effettuata, qualche mese fa, sotto la Porta Ovest in compagnia del presidente dell’Autority Andrea Annunziata e dell’ing. Vincenzo Manganiello (direttore generale del cantiere per conto della Tecnis) non ho minimamente avvertito la sensazione di lavori pericolosi o fatti male. Per la mia pregressa esperienza lavorativa ebbi, anzi, a congratularmi con le maestranze per la meticolosità con cui i lavori venivano effettuati. Ma a questo punto qualcuno dovrebbe porsi la domanda di quante volte nella nostra provincia sono stati fermati grossi lavori pubblici che poi sono risultati essere stati fatti secondo le norme vigenti. Per quanto riguarda la mia esperienza posso ricordare almeno due casi clamorosi: il primo della rotonda di Battipaglia e il secondo del Grancano di Fratte. Per Battipaglia furono fermati i lavori per “imminente pericolo di crollo” dei pilastri e furono arrestate diverse persone (tra queste anche l’ex sottosegretario di stato Francesco Curci); dopo vent’anni la rotonda e il viadotto sono stati realizzati sugli stessi pilastri dell’epoca. Il secondo caso che mantenne l’intera città di Salerno in ansia fu quello altrettanto clamoroso del “Viadotto Grancano”, quello che tutti noi percorriamo normalmente per baipassare il nodo di Fratte con una soprelevata che transita in mezzo ai palazzi. Anche in quel caso si parlò di “imminente pericolo di crollo”, anche in quel caso i lavori sono stati fermati per anni ed in anche in quel caso furono arrestati diversi personaggi. Da sottolineare che in entrambi i casi a sottoscrivere la certezza dell’imminente pericolo di crollo furono due luminari universitari. Per carità, probabilmente il luminare di oggi ha tutte le ragioni da vendere, ma le sue affermazioni su Porta Ovest le prenderei, comunque, con le molle. Anche perché in questo caso specifico c’è il rischio immanente, e più pericoloso dei crolli, che i fondi stanziati dall’Unione Europea vengano stornati per altri progetti. Giustamente Andrea Annunziata ha lanciato il grido di allarme perché non si possono perdere 90-100 milioni di euro per qualcosa che si appaleserà, sicuramente, come una bolla di sapone. E che bisogna fare ? bisogna fare presto, molto presto, senza far passare anni e anni con fascicoli cartacei che vanno e vengono tra Procura, Tar, Riesame, Tribunale, Consiglio di Stato e Cassazione. In caso contrario, mentre ci trastulliamo, l’opera rimarrà bloccata per decenni quando invece serve nel più breve tempo possibile per sbloccare la crisi di spazi che esiste nel porto e che rischia di farlo implodere senza più possibilità di ripresa. E’ un patrimonio che dobbiamo salvare a tutti i costi; la serenità e la severità dei giudici deve essere accompagnata alla velocità. Non c’è altra soluzione.

3 thoughts on “PORTA OVEST: le irragionevoli ragioni dei giudici ?

  1. Piena concordanza con la ferma, pacata presa di posizione del dr. Bianchini.
    Resto nella convinzione che l’esigenza prioritaria di salvaguardare l’incolumità di tecnici e maestranze presenti sotto le volte delle gallerie in costruzione avrebbe dovuto indurre al sequestro del cantiere già sei mesi fa, quando si constatarono difetti nell’esecuzione dei lavori in corso.
    Già si può immaginare quali potranno essere i tempi decisionali complessivi, se solo per compiere il primo atto sono occorsi 180 giorni!
    Mi auguro che non si verifichino ripercussioni per il completamento dell’opera nei tempi programmati.

  2. Il Suo, egregio dottore, è un articolo, more solito, più che pregevole.
    Su un solo punto, in merito al quale chiedo lumi, resto perplesso.
    Se ancora non appare definito il progetto della rotatoria del Cernicchiara, come si potrà completare l’opera nel corso dei sei mesi che ci separano dal 31 dicembre p.v.?
    Un cordiale saluto.
    Leo.

  3. Mi sembra una domanda molto pertinente questa avanzata dal sig. Leo, non solo per il rischio di una perdita del previsto finanziamento europeo, ma anche perché la rotatoria costituisce un elemento essenziale per regolare i flussi veicolari.
    Nell’ultima intervista del dr. Annunziata, sempre chiaro preciso e determinato nel suo argomentare, sono stati evidenziati altri aspetti salienti delle problematiche che investono la vita del porto, e delle relative infrastrutture, e ne frenano lo sviluppo.
    In primis, ovviamente, la recente inspiegabile vicenda del sequestro del cantiere della Porta Ovest.
    E’ già stata sottolineata in varie sedi la strana circostanza del ritardo di sei mesi con cui esso è stato disposto rispetto al verificarsi di un evento, peraltro non eccezionale, verificatosi durante l’esecuzione dei lavori di scavo in una delle due gallerie. Ora si apprende anche che la Società concessionaria dell’Autostrada NA-SA chiede il pagamento di diritti di servitù perché il tracciato delle gallerie interferirebbe con quello dell’autostrada stessa.
    E’ giusta allora la indignata rimostranza del Presidente nel momento in cui riferisce di tali fatti.
    Altro motivo di cruccio, mi sembra, è la Nuova Stazione Marittima, ancora non pronta.
    Di Zaha Hadid sentiamo dire che inaugura con regolarità e puntualità in giro per il mondo le sue opere architettoniche, alcune anche più imponenti e impegnative. Solo a Salerno si sta assistendo a ritardi inaccettabili. Ne va a discapito della credibilità di chi ha gestito la realizzazione della Stazione, ma ne risente notevolmente anche il polo turistico e crocieristico del porto.
    C’è poi il problema dei pontili occupati da barche da diporto che non si riesce a spostare e che impediscono la creazione di altre aree indispensabili per dare maggiore spazio e respiro alle attività del porto commerciale, oppresse da una cronica ristrettezza.
    Come ho avuto modo di sottolineare in altre occasioni, è questo un punto cardine per consentire al porto di rispondere alle sfide future.
    Non trovo quindi adeguato un atteggiamento dilatorio, per non dire negativo, nei riguardi di tale problematica, il che induce a ritenere che, data la mancanza di idonee aree retroportuali, la possibilità di andare a cercarle oltre i monti e a collegarle alle banchine del porto con binari ferroviari sia considerata una impresa irrealizzabile a cui rinunciare con rassegnazione, senza nemmeno avviare possibili sondaggi esplorativi nelle sedi opportune, e facendone en passant solo oggetto di qualche raro accenno a livello discorsivo.
    Cordiali saluti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *