Camorra & Politica: Aliberti, tra intercettazioni e una foto pedopornografica, ricorre al GIP

Aldo Bianchini

SALERNO – La lunga lettera scritta da Pasquale Aliberti sui social ed inviata, virtualmente, ai tre Commissari prefettizi che amministrano la città di Scafati ci offre la possibilità, anche se tra chiari e scuri, di entrare nell’animus confidendi di quello che ad oggi sembra essere il personaggio politico più indagato d’Italia. In sostanza Aliberti si rivolge ai Commissari più come vero cittadino che come ex sindaco e, nel mettere in evidenza tutte le cose che non vanno da quando lui non è più sindaco, non fa altro che esercitare il suo sacrosanto diritto di pensiero e di parola; diritto che non può essere soppresso da nessuno, soprattutto quando si tratta di pensieri e di parole comuni per un cittadino normale ed ancora innocente qual è Pasquale Aliberti. Del resto la sua posizione, la sua vita e quella della sua famiglia, è stata rivoltata come un calzino; purtroppo, per gli inquirenti, manca la prova regina che possa sbatterlo in galera senza se e senza ma. Addirittura più si rivolta il calzino e più aumentano le carte da visionare e vagliare e più la “posizione giudiziaria” di Aliberti si sgancia dal quel disegno criminoso ipotizzato dalla Procura Antimafia nell’ambito di un rapporto politico-mafioso a fini elettorali.

            Sulla scorta di questo enorme ammasso cartaceo, ed in forza di tutte le contraddizioni che il collegio difensivo (avv.ti Sica e De Caro) crede di aver individuato nel carteggio, è stato predisposto e già depositato un corposo ricorso al GIP, dott.ssa Donatella Mancini, che dovrà decidere soprattutto sulla richiesta di inutilizzabilità di molti atti che la Procura avrebbe compiuto fuori tempo massimo, cioè oltre i termini di indagine assegnati al PM dal Gip. Un ricorso composto da una decina di pagine scritte sul filo e in punta di diritto con numerose citazioni di decisioni già adottate, per casi analoghi, dalla Suprema Corte di Cassazione. In pratica sarebbe stato messo in discussione proprio l’avviso di conclusione delle indagini notificato alla difesa cinque giorni dopo l’emissione da parte del Riesame dell’ordinanza cautelare contro la quale pende, ovviamente, ricorso per Cassazione. Inutile qui ricordare che fu proprio la dott.ssa Mancini a respingere, tempo fa, la richiesta di arresto per Aliberti ed a concedere soltanto il possibile reato di “corruzione a fini elettorali” che non prevede l’arresto in carcere.

            Ma il ricorso al Gip è soltanto l’antipasto di quello che sta accadendo intorno alla figura dell’ex sindaco di Scafati ed alla sua famiglia. Nelle more delle richieste di arresto, dei ricorsi e dei contro ricorsi, c’è stato un fatto molto importante che, sempre secondo la difesa, potrebbe se non proprio scagionare completamente l’Aliberti, almeno alleggerire moltissimo la sua posizione nei confronti della giustizia. Di cosa si tratta è presto detto. In data 13 febbraio 2017 la MARVITEK (azienda specializzata nelle consulenze per i tribunali) ha depositato in Procura una relazione tecnica di circa 100 pagine sull’incarico specifico conferitole dalla Procura stessa in data 16/09/2016 al fine di procedere all’acquisizione (nel tempo di 60gg  poi  prorogato di altri 90) di tutti gli strumenti tecnologici in possesso di un personaggio ben identificato e tale da ritenere quale personaggio chiave dell’intera architettura investigativa al fine di un’analisi dettagliatamente certa “… dei contenuti multimediali e di messaggistica delle seguenti apparecchiature informatiche, utilizzando le metodologie e le tecniche che consentono la piena ripetibilità dell’atto; di materiale meglio specificato nell’allegato verbale di sequestro redatto in data 14,09.16 dalla Polizia Giudiziaria della DIA -sezione operativa di Salerno- costituente parte integrale e sostanziale del presente decreto di conferimento di incarico …”.

            Ebbene, sempre secondo il collegio difensivo (per quanto è stato possibile apprendere), nella suddetta relazione sarebbero state evidenziate molti elementi in favore dell’Aliberti ed utili all’economia processuale per arrivare nel più breve tempo possibile al riconoscimento della totale estraneità dell’ex sindaco da quel sistema politico-mafioso ipotizzato dalla Procura salernitana; nelle prossime puntate di questa storia cercherò di trattare, uno per uno, tutti i punti che non sarebbero stati discussi in sede di Tribunale della Libertà che, qualche settimana fa, ha ordinato l’arresto in carcere di Aliberti.

            Ma una cosa mi ha colpito dell’intera relazione; una cosa che non c’entra assolutamente niente con Pasquale Aliberti, e cioè una foto pedopornografica presente tra i supporti tecnologici sottoposti a sequestro giudiziario.  E se la foto, come è certo, non c’entra niente con l’inchiesta a carico dell’Aliberti perché è stata inserita in quella relazione che doveva, invece, riguardare soltanto i contatti tra l’indagato e l’ignoto personaggio sottoposto ad analisi tecnologica. Per tutti i dubbi che questo episodio lascia insorgere mi sono astenuto dal citare per nome e per cognome la persona soggetta a controlli tecnologici anche perché sembra che non sia stata avviata nessuna indagine specifica; il diritto alla privacy spetta a tutti. Alla prossima puntata.

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