Fonderie Pisano: la fabbrica dei tumori ?

 

 

 

 

 

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Come già avevo scritto nell’ultimo approfondimento dedicato, in ordine di tempo, alla vicenda delle Fonderie Pisano di Fratte intendo porre l’attenzione dei lettori sullo speciale televisivo denominato “Fuori Roma” condotto dalla giornalista Concita De Gregorio, uno speciale che ha sollevato un valanga di critiche perché il suo contenuto ha offeso l’intera città di Salerno.

            Un argomento trattato nell’ambito di detto speciale è passato inosservato e la stampa locale non lo ha ripreso; riguarda l’espressione falsa, tendenziosa e depistante che la “voce di sottofondo” ha pronunciato definendo le Fonderie Pisano come la “fabbrica del cancro” in città.

            Nessuno degli ospiti ha replicato ma, per essere buono, voglio credere che non lo sapessero !!; lo speciale è stato montato altrove e quindi nessuno, in teoria, avrebbe avuto modo di ascoltare la voce del “grande vecchio” in sottofondo.

            Ma a tutto questo è stata aggiunta una dichiarazione video di Lorenzo Forte, presidente del Comitato “Salute e Vita”, che ha annunciato alla città ed ai telespettatori in genere (circa un milione di persone) un fatto molto grave: “Mio padre è morto di cancro e mio fratello ha seri problemi alla gola”. Detta così la frase colpisce immediatamente l’immaginario collettivo e collega i due drammatici eventi sanitari alle Fonderie Pisano ed alle esalazioni, presumibilmente venefiche e dannose per la salute, che sono fuoriuscite per decenni dalle sue ciminiere. Anche io, la sera di domenica 25 marzo 2018, nell’ascoltare la frase e vedere le immagini (la De Gregorio seduta di fronte a Forte) sono rimasto colpito ed ho subito pensato che Lorenzo Forte si era incautamente esposto a reazioni di tipo giudiziario da parte della proprietà delle Fonderie. Avendolo registrato ho potuto rivedere più volte il filmato ed il mio stupore è semmai cresciuto; in effetti Forte astutamente non dice che la morte del padre è direttamente connessa alle esalazioni della fabbrica ma, con il supporto della giornalista e dell’ambiente surreale in cui è stata girata la scena (dinanzi all’altare di una chiesa) che arriva subito dopo l’affermazione della voce di sottofondo, dice semplicemente che è morto di cancro; il tutto confezionato in maniera tale da poter colpire l’immaginario della gente e far passare il chiaro messaggio che le fonderie sono davvero la “fabbrica del cancro in città”.

            Fortunatamente giovedì 29 marzo 2018 è arrivata la decisione del Tar-Salerno a bloccare l’escalation dell’insano rapporto causale tra la fabbrica e le malattie tumorali definendo inconsistenti le prove tecnico-scientifiche portate fin qui all’osservazione dei giudici per poter stabilire l’esistenza del nesso prima indicato; ma di questo scriverò nel prossimo articolo.

            Ora voglio parlare di un’esperienza diretta, vissuta nella mia famiglia nel corso degli anni ’60 quando  tutto il rione Torrione e buona parte della città erano investiti dai “fumi” che la ciminiera del cementificio distribuiva a destra e a manca. Dal balcone della nostra abitazione si vedeva il cementificio ad una distanza non superiore ai duecento metri in linea d’aria e il fumo della ciminiera consentiva ai miei genitori di capire, sulla base della sua direzione, quale dovesse essere il tempo di quel giorno, giorno dopo giorno.

            Ebbene dopo una decina di anni, di respirazione a pieni polmoni di quei fumi, mio padre si ammalò di cancro e morì. In quella occasione il nostro medico di famiglia (il compianto Giuseppe Dente) avanzò velatamente l’ipotesi che tra le cause del tumore potesse esserci il cementificio con tutte le sue problematiche che all’epoca suscitavano sconcerto e perplessità tra la popolazione.

            Naturalmente in mancanza di precisi riferimenti scientifici nessuna ipotesi seria fu avanzata dalla mia famiglia e la cosa si spense quasi subito.

            Mi sembra, oggi, davvero troppo forzata l’azione che il Comitato Salute e Vita sta portando avanti, legittimamente quanto si vuole, senza nette e inconfutabili prove scientifiche (lo dicono i giudici, non io); con la salute della gente non si può e non si deve scherzare.

            Una domanda sorge spontanea alla luce degli screening sanitari fatti sulla popolazione di Fratte, esami che avrebbero dato esiti negativi per le fonderie. La domanda è: “Ma sono stati fatti gli stessi screening sulla popolazione lavorativa che ha operato all’interno dello stabilimento industriale delle fonderie negli ultimi sessant’anni ?”; ecco, un accertamento del genere consentirebbe di aprire concreti ragionamenti o di chiuderli per sempre senza appello.

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