AMBIENTE: dove è finita la legna degli alberi di Montesano ?

Aldo Bianchini

MONTESANO sulla MARCELLANA – In un pianeta come la Terra, che diventa sempre più sporco e con l’aria piena di fumi e di veleni, gli alberi e quindi le foreste ed i boschi devono essere conservati e difesi a tutti i costi: sono la nostra riserva di salute, per cui noi umani abbiamo bisogno degli alberi, senza di essi saremmo destinati all’estinzione e sulla Terra non ci sarebbe vita.

E se anche sapessi che domani finisce il mondo, oggi stesso pianterei il mio alberello di mele (diceva Martin Luther King), perché ogni albero che viene piantato significa mettere radici e rappresenta la crescita con la speranza di un futuro migliore.

 

Questi enunciati sono i principi fondamentali, quasi elementari, per la tutela dell’ambiente in cui viviamo e che abbiamo il dovere di preservare da ogni possibile inquinamento per lasciarlo in eredità alle generazioni future.

 

Montesano sulla Marcellana, ridente centro urbano del Vallo di Diano in provincia di Salerno, da qualche anno si è distinto rispetto agli altri paesi del circondario perché, come ha avuto modo di dichiarare il sindaco prof. Giuseppe Rinaldi a questo giornale con una lettera precisa ed accorata, “Montesano, nella sua scelta identitaria di pianificazione comunale, ha fatto della salvaguardia dell’ambiente una bandiera culturale considerata la nota battaglia contro la stazione elettrica Terna, contro le perforazioni petrolifere, contro l’esternalizzazione della risorsa idrica ed altre”.

 

Ovviamente verrebbe subito da chiedere: “Ma per la comunità montesanese gli alberi hanno lo stesso valore delle battaglie contro la Terna, le perforazioni petrolifere e l’esternalizzazione della risorsa idrica ?”.

Se la risposta, come credo, è “si” deve essere riproposto subito il problema del taglio dei cinque alberi secolari che qualcuno ha scelleratamente ordinato di eseguire in loc. Prato Comune di Montesano sulla Marcellana e più precisamente in zona “Varchera”; perché al di là delle ambiguità che il caso evidenzia (il taglio sarebbe stato ordinato dal solo ufficio di Polizia Municipale, in pratica senza avvertire il Comune e le altre istituzioni locali, dopo aver semplicemente scritto alla Provincia che non ha mai autorizzato il taglio) oggi è venuta fuori un’altra discrepanza da una domanda posta a questo giornale da un abituale lettore, dopo che lo stesso ha seguito attentamente le varie fasi della vicenda.

La domanda è: “Ma la legna ricavata dal taglio degli alberi che fine ha fatto ?”.

Non c’è dubbio che è una domanda intrigante che apre a diverse risposte.

Provo a formularne qualcuna non prima di aver evidenziato che bisognerebbe conoscere l’esatta procedura di affidamento dell’incarico lavorativo per il taglio delle piante.

 

Se l’incarico è stato affidato alla ditta con impegno di pagamento a carico del Comune (per conto della Provincia !!), la stessa ditta avrebbe avuto l’obbligo di rimettere a disposizione del Comune il legname o la legna ricavata dal taglio degli alberi, per consentire al Comune di decidere che utilizzo farne. Ma in questa direzione non esisterebbe alcuna “determina comunale” per dare l’imput al successivo pagamento.

Allora bisognerebbe pensare ad un affidamento del tipo “scambio d’opera”; cioè il Comune consente il taglio e la ditta ristora le sue spese con la vendita del prodotto ricavato; ma nemmeno in questo senso esisterebbero tracce documentali.

In effetti, però, la proprietà degli alberi ricadrebbe sotto la gestione dell’Ente Provincia (già proprietaria della strada) verso cui il Comune avrebbe dovuto indirizzare tutti gli atti; ma in provincia non esisterebbe niente.

 

Insomma la stranezza della storia continua a complicarsi ancora di più; nessuno ne sa niente; gli alberi sono stati tagliati e la legna ricavata è sparita ma nessuno ne sa niente.

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