CONSIP: assolto anche Woodcock … e chi è il colpevole ?

 

Henry John Woodcock, il p.m. napoletano protagonista di numerose inchieste giudiziarie a dir poco sconvolgenti

SALERNO – Ed alla fine anche il mitico Henry John Woodcock, il magistrato di Dio che se l’è presa anche con Cristo, è stato assolto. E come spesso accade per la giustizia in questo Paese una delle più grandi inchieste di questi ultimi anni rimane assurdamente sospesa nel vuoto, senza colpevoli e con un costo sociale altissimo.

Difatti quello che è accaduto per la CON.S.I.P. spa (“Concessionaria Servizi Informativi Pubblici“), cioè la centrale per gli acquisti della pubblica amministrazione; uno scatolone gigantesco nel quale la politica ha rovesciato di tutto in questi ultimi anni e, stranamente, continua a farlo: “acquisti leciti, acquisti illeciti, affari puliti e affari sporchi, istituzionalità e sottobanco”, insomma di tutto e di più. Dove bisogna gestire decine di miliardi di euro all’anno, al di là delle tante persone perbene, c’è di tutto e il contrario di tutto.

 

L’inchiesta giudiziaria, travolgente e mirata, almeno sulla carta stava per sconquassare tutto il “sistema di potere politico nazionale” che all’epoca (quando Matteo Renzi era presidente del Consiglio dei Ministri) faceva il bello e il cattivo tempo. La gente comune ovviamente dimentica, ma l’inchiesta CONSIP attraverso il personaggio di maggiore spicco (il grande imprenditore Alfredo Romeo di Napoli) aveva bussato ai portoni dei sacrari del potere assoluto a cominciare dall’allora presidente del consiglio dei ministri.

Poi l’inchiesta, grazie all’abile difesa di Luca Lotti (delfino e uomo ovunque di Renzi, basta pensare anche al “caso Palamara” che sta scuotendo il mondo della magistratura) e del generale Tullio Del Sette (comandante nazionale dei Carabinieri), si incartò sulla possibile azione depistante dell’allora capitano Gianpaolo Scafarto (difeso dal capacissimo avvocato salernitano Giovanni Annunziata) reo di avere addirittura manipolato alcuni interrogatori per mettere in condizioni il pm Woodcock di arrivare ai familiari di Renzi e poi direttamente al presidente del consiglio.

Il primo scoglio incentrato sulla domanda di una possibile forzatura del PM nei confronti del capitano non fu superato e mai venne dimostrato un simile rapporto; ma cadde anche l’accusa a carico di Scafarto (grazie, ripeto, all’ottima difesa di Annunziata) e non si è mai saputo chi comunque aveva manipolato i verbali; l’unica cosa certa per i magistrati di Roma, che nel frattempo avevano avocato l’inchiesta, è rimasta la manipolazione dei verbali che determinò l’assoluzione di tutti, Scafarto compreso, che addirittura venne nominato colonnello e che ora fa l’assessore alla legalità a Castellammare di Stabia.

Consip - tutti gli uomini dello scandalo

Tutti indagati, nessun colpevole; assolto anche l’uomo chiave dell’inchiesta, Alfredo Romeo, che ora pensa di avviare una giusta azione risarcitoria per tutti i mesi che è stato ristretto nelle patrie galere.

L’unico colpevole, anche se in maniera molto blanda, sembra essere il povero cristo di funzionario della Consip, Marco Gasparri (ex dirigente della Centrale acquisti della pubblica amministrazione) che candidamente aveva ammesso che “Ho preso 100mila euro da Alfredo Romeo per garantirgli consigli e informazioni sulle gare bandite in Consip“; ma come ben sappiamo “consigli e informazioni” sono elementi di accusa soltanto nel corso delle indagini preliminari, quando arrivano in aula sono destinati a cadere, e nella fattispecie sono caduti.

Ma non finisce qui; a carico del PM di Dio il sostituto pg della Cassazione, Mario Fresa, contesta “di aver violato il codice nell’interrogatorio del 21 dicembre 2016 a Filippo Vannoni, allora consigliere economico di Renzi. Secondo l’accusa, Vannoni venne sentito da Woodcock senza iscrizione nel registro degli indagati, con metodi intimidatori”.

Un’accusa caduta nella decisione della sezione disciplinare del marzo 2019, che invece lasciò in piedi la seconda vicenda oggetto di contestazione al pm della Procura di Napoli, quella cioè delle dichiarazioni rese dallo stesso Woodcock in un articolo pubblicato da «Repubblica» il 13 aprile del 2017. Con l’escamotage giornalistico della conversazione, venivano riportate frasi confidenziali del pm sull’inchiesta Consip. “Nessun complotto, solo un errore l’attribuzione sbagliata di alcune intercettazioni” erano alcuni dei passaggi delle affermazioni riportate nell’articolo. Insomma  “Un colloquio che sarebbe dovuto rimanere salottiero, con una giornalista amica che tradì la mia fiducia”, ha ripetuto sempre Woodcock.

avv. Giovanni Annunziata, difensore del capitano Gianpaolo Scafarto

E tutto è finito a tarallucci e vino; alla fine tutti assolti, anche dal reato gravissimo di violazione del segreto istruttorio.

Ma allora perché è stata messa in piedi un’azione giudiziaria che ha, comunque, determinato un costo sociale altissimo per tutte le spese indiscriminatamente compiute dalla pubblica accusa ?

Sciocco ripetere che aspetto delle risposte; tanto non interessa più niente a nessuno; e se a Woodcock dovrà essere restituito l’onore, dovremo predisporci a restituirlo anche a tutti gli altri.

Certo !! alla luce delle rivelazioni di un magistrato (il dr. Amedeo Franco, relatore della Sezione Feriale della Cassazione) sui retroscena della sentenza (letta in aula dal presidente Antonio Esposito, salernitano) della Suprema Corte che nell’agosto del 2013 condannò Silvio Berlusconi a 3 anni e 8 mesi di reclusione, distruggendo un sistema politico regolarmente votato dalla gente, c’è da stare davvero poco tranquilli.

Ma questa è la Magistratura, signori, prendere o lasciare; la cosa più triste ed inquietante è che la politica a volte prende ed a volte lascia siffatta magistratura.

 

 

 

 

 

 

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