Bonus Covid : sulla base della normativa vigente, la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi a qualche deputato beneficiario del contributo.

 

Dr. Pietro Cusati

(Giurista-giornalista)

 

Sede centrale INPS di Roma

Roma ,12 agosto 2020. I deputati sono personalità pubbliche che hanno chiesto un sussidio pubblico, in questo caso la privacy viene chiamata in causa a sproposito, prevale la trasparenza sulla riservatezza. Si possono, quindi, pubblicare i nomi dei deputati beneficiari del contributo. I deputati non possono invocare la privacy per chiedere che il loro nome resti segreto, la privacy serve a celare dati sensibili della persona, sulle sue malattie o sugli orientamenti politici.  La richiesta del bonus Covid, da parte di un parlamentare, non svela alcun dato sensibile. Il deputato in Italia non versa in condizioni di difficoltà economica, coloro che lo hanno richiesto formalmente non hanno violato alcuna legge. La Ministra per la Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone ha già autorizzato  l’Inps a rendere pubblica la sua posizione rispetto ai bonus Covid  per le partite Iva e i professionisti. Dovrebbero farlo tutti i parlamentari e subito. Stiamo parlando di danaro pubblico, sottratto ai cittadini che ne avevano davvero bisogno in un momento di estrema difficoltà. Chi tra gli eletti ha fatto il furbo, non ha solo tradito il mandato degli elettori e macchiato indelebilmente la carica che ricopre, ma ha mostrato di aver perso ogni contatto con una realtà che ci ha insegnato, stavolta più che mai, come ci si salvi tutti assieme, non uno a scapito dell’altro. L’etica in politica va oltre le fredde regole. E chi l’ha smarrita, non merita di rappresentare gli italiani. Il  bonus  per i professionisti  a causa dell’emergenza Covid, la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo .Infatti , nel caso dei parlamentari che svolgono una funzione pubblica, non ricorre una condizione di disagio economico-sociale degli interessati. I parlamentari hanno l’obbligo di pubblicità della condizione patrimoniale cui sono soggetti. Il Garante della Privacy  ha  preso una posizione ufficiale sulla questione. “Ciò vale, a maggior ragione rispetto a coloro per i quali, a causa della funzione pubblica svolta, le aspettative di riservatezza si affievoliscono, anche per effetto dei più incisivi obblighi di pubblicità della condizione patrimoniale cui sono soggetti”.

Il Garante della Privacy ha comunicato  che “sarà aperta una istruttoria in ordine alla metodologia seguita dall’Inps rispetto al trattamento dei dati dei beneficiari e alle notizie al riguardo diffuse”.La legge  n.33 del 2013 , all’articolo 26 stabilisce che: “le pubbliche amministrazioni pubblicano gli atti di concessione di sovvenzioni, contributi, sussidi ed ausili finanziari alle imprese, e comunque di vantaggi economici di qualunque genere a persone ed enti pubblici e privati”. Quindi  l’obbligo di trasparenza sui vantaggi che i deputati  ricevono dalla Pubblica Amministrazione  prevale su tutto. I furbetti chiedano scusa e restituiscano il bonus non regge la scusa della donazione. Il Presidente della Camera dei deputati Roberto Fico, sul caso del bonus Iva percepito da qualche  deputato,ha  dichiarato : “Non c’è stata una violazione della legge”, qui, “si tratta di una questione di dignità e di opportunità, di come si intende il proprio incarico di rappresentante dei cittadini. Deve  sempre corrispondere un  senso di responsabilità e di etica da parte dei destinatari delle norme  ed è quindi inaccettabile da un punto di vista morale che una norma prevista per aiutare chi era in difficoltà sia stata utilizzata in questo modo, sorvolando sullo spirito di comunità che dovrebbe essere prevalente..In pratica la privacy non è d’ostacolo alla pubblicità dei dati relativi ai beneficiari del contributo,ciò vale, a maggior ragione per i deputati .Le istituzioni si pongono sempre al di sopra delle persone che le rappresentano. Un errore commesso da qualche  deputato per un bonus ,nonostante  una indennità  parlamentare, non deve intaccare la credibilità della Camera dei deputati.

 

 

 

 

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