Sulle DMO il parere autorevole del prof. Renato Di Gregorio

 

 

da Roberto Cavalieri (Sindaco di Roccagloriosa) – nella foto

  1. Prof. Di Gregorio, ho avuto modo di constatare che Lei conosce molto bene le risorse turistiche di cui sono dotati i nostri comprensori del Cilento, Vallo di Diano, Alburni, Golfo di Policastro e le questioni antiche e quelle in atto che riguardano in particolare lo sviluppo socio-economico delle comunità, spesso in ritardo rispetto alle previsioni formulate dagli organismi politici abilitati a promuoverlo sul nostro vasto territorio. Sono noti i due fenomeni sui quali siamo soliti soffermarci: la fuga dei nostri giovani diplomati e laureati verso lidi lontani e lo spopolamento dei borghi sempre più evidente. Inoltre, Lei, in qualità di responsabile della Segreteria dell’Associazione dei Comuni del Cilento centrale, da più di un anno lavora con gli studiosi Nicola Femminella e Giusy Rinaldi per rilevare le evidenze e i siti archeologici che si sono accumulati nel corso dei secoli, a partite dalla preistoria, al fine di una loro giusta valorizzazione in chiave “territoriale” e non solo “comunale”. Ne è scaturito un progetto, giudicato di rilievo, per la valorizzazione dei quattro comprensori, in grado di accrescere di molto l’offerta turistica che essi possono porre sul campo, sovente non nota alle agenzie turistiche né a coloro che determinano i flussi di visitatori verso le nostre località. A tal proposito 42 Sindaci di Comuni dotati di giacenze archeologiche, tra i quali il sottoscritto, hanno adottato una delibera di Giunta per far parte di una rete, di una struttura che gestisca tale immenso patrimonio d’arte e di storia, per renderlo noto e valorizzarlo con adeguati mezzi e iniziative. La Regione Campania, da parte sua, sta accelerando le operazioni e gli studi per definire le idee-guida per la formazione delle aree a vocazione turistica (le DMO) che si stanno definendo nel Paese. A tal fine ricordo che presso l’Assessorato al Turismo regionale si sta approfondendo l’argomento, per individuare le opportune soluzioni, perché le DMO possano compiere, nel migliore dei modi, le funzioni e i compiti loro assegnati. Si è costituito anche un tavolo di lavoro, a cui Lei è stato invitato a parteciparvi dall’Assessorato del Turismo, perché la sua competenza e le conoscenze assunte in merito possano fornire utili contributi preminenti. Per tali motivi descritti, Le chiedo di illustrarci i principi e i punti di vista che dovremmo esprimere noi sindaci su tale questione.
  2. La “DMO” (Destination management Organization), secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo  (O.M.T.) è: “la gestione coordinata di tutti gli elementi che compongono una destinazione (attrazioni,    accesso, marketing, risorse umane, immagine e prezzi). Esso adotta un approccio strategico per collegare tra loro entità molto diverse per una migliore gestione della destinazione. Le DMO sono organizzazioni senza scopo di lucro responsabili del management e del marketing di una determinata destinazione.” La maggior parte delle persone si sofferma sulle finalità, su cui siamo certamente d’accordo, e cioè sull’opportunità di usare questa formula per migliorare la promozione e la gestione turistica dei territori con il pieno coinvolgimento delle comunità locali e integrando i diversi fattori e strumenti necessari. Io, che sono uno studioso di organizzazione, mi soffermo su due parole chiave contenute nella definizione che ne fa l’O.M.T.: “gestione” e “approccio strategico”. Esse determinano o meno il successo della sua applicazione.  La “gestione” va assicurata da una “struttura”, una struttura stabile e competente. Ciò costituisce una prima grande difficoltà. Le formule adottate da diverse Regioni italiane presentano evidenti criticità. Alcune   hanno affidato le DMO a strutture pubbliche definendo i loro confini con un approccio top down, seppur partecipato in qualche misura con gli Amministratori locali. Altre hanno preferito l’approccio bottom up puntando sullo spontaneismo delle aggregazioni pubblico-private incentivate economicamente. La prima soluzione presenta una bassa capacità progettuale di valenza strategica perché i Comuni non sono dotati di tali competenze. La seconda lascia molti Comuni fuori dalle aggregazioni che si sono formate e le DMO costituite entrano in difficoltà, finito il periodo dell’incentivazione economica regionale. Si salvano solo quelle realtà territoriali che hanno creato strutture terze, composte da professionisti stabilmente occupati (Destination Manager), e pagate con le risorse ricavate dalle tasse di soggiorno degli Enti pubblici aderenti.  Noi abbiamo usato il modello dell’Organizzazione Territoriale per avere sia una Governance politica rappresentativa e stabile nel tempo e una struttura tecnica specialistica che faccia rete con le strutture interne dell’insieme dei Comuni e con tutti gli altri soggetti del territorio (tecnici, consulenti, studiosi, ecc.), ma tale formula va ancora interiorizzata e consolidata. L’approccio strategico indicato dalla O.M.T. richiede poi una “vision”. A volte la scelta strategica individua una strada anche diversa dal comune sentire, efficace nel tempo, coraggiosa.  Nella individuazione delle DMO si usa spesso il termine “aree omogenee”, cioè DMO per aree omogenee!  Se adottassimo una scelta del genere lo sforzo di unire le aree costiere con quelle interne in un’offerta turistica integrata, che punti ad un turismo di qualità di cui godere tutti i mesi dell’anno, continuerebbe ad essere lasciato a pochi visionari dello sviluppo territoriale. Da trent’anni mi batto perché questa visione venga sposata dai territori, fin da quando, nel 1994 sviluppammo il “progetto Territorio” in Sardegna con l’obiettivo di far diventare i turisti che affollano la costa d’estate della Costa Smeralda “promoter” dei borghi dell’entroterra come Tempio Pausania.  Qui, nel Cilento ci stiamo riprovando da due anni, speriamo di riuscirci. Abbiamo per prima trovato il corso di un fiume, come l’Alento, per coniugare la costa alle aree interne, poi abbiamo riscoperto la storia di un popolo come i Focei per trarre da loro l’insegnamento di quanto sia importante che le aree della costa lavorino con le aree interne; le loro navi nascevano da questo connubio! Infine abbiamo trovato, con l’ausilio del prof. Nicola Femminella e della prof.ssa Giusy Rinaldi, nell’archeologia il filo rosso utile all’educazione del mondo, ma anche come itinerario turistico che lega i luoghi, dal mare alle montagne e i quattro comprensori tra loro. Abbiamo condiviso questo disegno con 42 sindaci, con il presidente della Commissione delle Aree Interne on. Michele Cammarano e con l’Assessore al Turismo della Regione Campania on. Felice Casucci. Siamo fiduciosi.
  3. Prof. Di Gregorio, allora quali sono le iniziative, le azioni concrete che Lei suggerisce a noi Sindaci, a livello individuale o in rete, da porre in essere, perché elementi e provvedimenti legislativi volti a sviluppare un’area a forte vocazione turistica come il Grande Cilento, possano esprimere risultati positivi e concreti, volti ad assicurare alle giovani generazioni un futuro con qualche certezza in più? Grazie.
  4. Il suggerimento che mi sento di dare è molto semplice. Penso che Voi Amministratori dobbiate costituire una DMO per ciascuno dei quattro Comprensori, perché essi hanno una identità nella quale le specifiche comunità si riconoscono. Poi dovreste stabilire, parallelamente, un accordo formale per sviluppare una politica di marketing turistico che, pur evidenziando le peculiarità delle quattro aree territoriali, consenta di promuovere patrimoni, condizioni e strutture di riferimento di valenza generale che vadano a rinforzare l’immagine del Grande Cilento nell’immaginario collettivo e sul mercato turistico mondiale, quello che tecnicamente viene definito come “brand”. Non è un sogno, perché i 42 Comuni appartenenti ai quattro Comprensori, come Lei sa, essendo uno dei primi firmatari del progetto, hanno già aderito al programma realizzativo che persegue questo obiettivo deliberando formalmente la scelta. Sono particolarmente lieto, assieme al prof. Nicola Femminella, che tanto si è prodigato per questo risultato, che abbiate condiviso di portarlo avanti almeno per tre anni, chiedendo un incentivo modesto alla Regione Campania al riguardo. Sono pure fiducioso nell’efficacia della Struttura organizzativa della quale avete condiviso di servirVi. Essa assicura la Governance politica del progetto strategico, ma opererà con il conforto di un Comitato Scientifico e il supporto di una Segreteria tecnica, competente e stabile per la gestione delle progettualità necessarie.  D’altronde Le Linee Guida che l’Assessore, il prof. Felice Casucci sta definendo con un largo processo consultivo, punta ad accreditare quelle DMO che si siano già dotate di una struttura ad hoc e abbiamo già definito un progetto strategico per promuovere il proprio territorio e intercettare un turismo obiettivo.  Ci sarà certamente da fare un importante lavoro di progettazione e un più largo processo di coinvolgimento dei diversi attori che operano sul territorio, ma almeno si parte da un disegno strategico già condiviso e, addirittura, già deliberato.

 

 

 

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