EBOLI: l’arresto del sindaco, presidente De Luca, le impone di chiarire quali devono essere i rapporti tra la politica e la Procura … scrive Pasquale Aliberti

 

 

Aldo Bianchini

 

Cr. Pasquale Aliberti, già sindaco di Scafati

SALERNO – L’arresto del sindaco di Eboli, Massimo Cariello, ha scatenato tutta la stampa nell’affannosa ricerca di veline, di interrogatori giudiziari che dovrebbero rimanere almeno per qualche ora riservati e di commenti, più o meno interessati, da parte di personaggi che, comunque, con la vicenda di che trattasi hanno avuto a che fare.

L’analisi del quadro politico generale, e quella dei “sistemi di potere” che hanno bisogno di tappi a copertura, sembra non interessare nessuno; eppure è la cosa più importante in ogni caso giudiziario dal dopo tangentopoli ad oggi.

Nessuno tiene, poi, conto che per il caso di Eboli siamo ancora nella prima fase delle indagini preliminari che si sono appena concluse con la richiesta dei provvedimenti cautelari avallati dal GIP che, come spesso accade, è una sovrapposizione alla figura del PM e quasi mai una “figura terza” a garanzia sia dell’accusa che della difesa.

Mi piace oggi ospitare una lettera aperta che l’ex sindaco di Scafati, Pasquale Aliberti, ha indirizzato al governatore della Regione Campania che dal quadro delineato da Aliberti viene fuori, forse, come la figura più importante in quel sistema di potere che vede uno stretto connubio tra politica-magistratura-informazione e impresa.

Molte cose della lettera di Aliberti le condivido pienamente; su altre non  mi trovo d’accordo, soprattutto quando dal suo scritto si capisce che vorrebbe affondare la lama nella ferita ma non lo fa, e non è dato capire perché.

Comunque il fatto di avere scritto molte verità in una lettera aperta, per giunta diretta a De Luca, mi sembra un primo atto di coraggio di una persona che è stata letteralmente stritolata dal tritacarne mediatico che spesso purtroppo, è al servizio di quel sistema di potere appena descritto.

 

Lettera aperta di Pasquale Aliberti

Caro Presidente De Luca, mi ascolti, anche se sarò un po’ lungo perché il tema dei rapporti politica-giustizia deve trovare una visione comune se è vero, come io credo, che “LA LEGGE VALE PER TUTTI“.

Le scrivo perché la notizia dell’arresto del sindaco PD di Eboli, subito dopo aver indossato la fascia tricolore, mi ha scosso e mi ha fatto rivivere come un dejà vu, fatti, nomi e immagini di questi anni, quelli precedenti e contemporanei al “processo Sarastra” che mi vede imputato.

Anni che hanno contribuito a trasformare una persona nel suo riflesso sbiadito, distrutto una famiglia in un puzzle da rimettere insieme e una dignità integra in una dignità annientata.

Dr. Massimo Cariello, sindaco di Eboli, sospeso dall'incarico

Dicevo ho fatto un balzello indietro e come accade nei migliori rewind ecco che si è affacciato alla mente il pm Montemurro,  colui che ha guidato le indagini a mio carico dal 2012 e che, in più di un’occasione è apparso tra i relatori di convegni e incontri organizzati dal PD.

E poi ho pensato al Procuratore Capo Roberti, persona eccellente e di grande moralità, prima protagonista del processo Gambino e poi  europarlamentare del PD e ancora componente, con lei, dell’esecutivo della Regione Campania con delega alla legalità.

Un segnale forte, di quelli che sa dare Lei Presidente, per far capire il suo pugno fermo e il suo rigoroso e impeccabile rispetto delle regole … e poi, nella sequenza dei frame che si sono susseguiti nella mia testa è stata la volta del Procuratore Capo dott Lembo, il cui figlio, pubblicamente amico di suo figlio On. PieroDeLuca, lo abbiamo visto aspirante alla poltrona di sindaco a Campagna per il PD.

E poi ancora il giudice Sgroia, persona perbene, di un garbo unico che ho letto nelle intercettazioni di Palamara (oggi  cacciato dal CSM dalla Magistratura) chiedere, come forse è giusto che fosse, di diventare il Presidente di quel Tribunale del Riesame, proprio quello che per ben due volte aveva deciso, nonostante la contrarietà del GIP e della Cassazione che dovessi andare in carcere.

Le motivazioni le ricorda? Il mio potere condizionante di incantatore di serpenti sia attraverso i social, sia per il ruolo di Consigliere Regionale di mia moglie, purtroppo all’opposizione con un potere decisionale pari a zero, anche perché il Presidente incorruttibile era lei.

E poi c’è questa vicenda, capitata all’indomani dell’insediamento del sindaco, (che ora sarà sostituito da Luca Sgroia, nominato, segnalato forse da suo figlio On.le, vicesindaco, fratello proprio di quel Presidente del tribunale del riesame di Salerno che sancì la mia carcerazione) che riguarda la corruzione, l’abuso d’ufficio, il condizionamento sull’esito di concorsi pubblici. Dovrà essere lui il Sindaco f.f. di un sindaco arrestato.

Un concorso dove tra l’altro è stato assunto anche l’ex dipendente  del compariello del Presidente del consiglio di Scafati (assunto dal consorzio delle farmacie senza alcun concorso e risultato vincitore al comune di Cava, dove era dirigente quel Sorrentino direttore generale anche del CFI, uno dei principali protagonisti nella indagine: a tal proposito Sindaco Salvati, ma le FARMACIE COMUNALI non si vendono più?

Come può notare è un cronaca dei fatti che non lascia tanto spazio all’immaginazione. E’ tutto un alternarsi e intersecarsi di nomi, sicuramente casuale, che si muovono tra il Palazzo della Giustizia e le stanze della politica: se la legge lo consente, a volte può entrare in gioco anche la inopportunità.

Tutto questo, Presidente DE LUCA, mi fa pensare al gioco degli scacchi. Ogni mossa è pensata, è ponderata, ma alla fine lo scacco matto lo fanno tutti quelli che sono in gioco in una posizione di forza o di alta morale.

Ma chi assiste alla partita, il sottoscritto nella fattispecie, resta garantista, nonostante il giustizialismo senza tregua che ha subito con scritte violente di uomini del PD, il giorno del mio arresto, sulle pareti del Comune e della Chiesa madre: “Sei un camorrista“.

Nonostante le manette, il carcere. Fuorni, Sulmona, di nuovo Fuorni e gli arresti domiciliari sulla neve a Roccaraso, e poi in Calabria e poi a Nocera fino al termine delle amministrative, lontano dagli affetti e dai miei figli, Rosaria oggi diciottenne e Nicola, quattordicenne continuo a fare la mia battaglia nelle aule giudiziarie, rispetto ad un processo indiziario in cui i testi dell’accusa sono la maggioranza dell’attuale consiglio comunale: mi creda, si perde la dignità.

Resto garantista anche se ho subito le peggiori umiliazioni, anche se sono stato trattato da camorrista, senza un processo, una persona da guardare h24 perchè degna di essere osservata.

E resto garantista anche dopo le perquisizioni, i pantaloni abbassati davanti ai miei figli e la lettera scarlatta che ogni giorno, i miei avversari politici, quelli che oggi governano la città, cercano di imprimermi sul petto.

Si, io resto garantista e continuo a credere nella giustizia. Anzi il mio percorso continua perché adesso da uomo libero continuerò a difendermi nelle sedi opportune, guardando negli occhi i miei accusatori, perché  ho con me la forza della verità: per la mia famiglia e i pochi veri amici.

Non voglio credere alle affermazioni di qualche giorno fa dell’onorevole Gasparri che addirittura ha detto “… che una parte della Procura di Salerno ha costruito la classe dirigente del PD in questa provincia“. Anzi io spero che il sindaco Eboli possa dimostrare la sua innocenza da uomo libero fin da domani perché non auguro a nessuno la violenza che mi ha segnato nell’animo.

Questo perché nonostante le batoste credo nella giustizia e negli uomini, nell’onestà individuale, nelle coscienze limpide e pulite.

Ecco perché allora Le Faccio Una Domanda: se fosse capitato a Lei, presidente. Se dopo 500 giorni lontano da casa, dopo essere andato due volte in Cassazione, dopo la distruzione della sua famiglia, come avrebbe guardato questi rapporti oltre l’amicizia, che portano le stesse persone a ricoprire, di volta in volta, ruoli diversi, sotto lo stesso simbolo? Qual è la domanda che si farebbe?

Le rispondo io. Meglio mangiare Fritture Di Pesce che la pasta e fagioli. Si, la pasta e fagioli. Il piatto che mi cucinava mia nonna CARMELA, le giuro, contadino ma buonissimo, imbattibile, quello che anche il dott. Montemurro conosce, perchè ha letto con molta attenzione il mio primo libro.

Attendo sue

PasqualeAliberti

 

NOTA FINALE: La lettera aperta di Aliberti merita sicuramente un serio approfondimento che, per quanto mi riguarda, non tarderà ad arrivare.

 

 

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