Prof. Nicola Femminella (docente-storico)
VALLO di DIANO – Il report pubblicato nell’ambito del Progetto Dian@, finanziato dal POR FSE Campania 2014-2020 è stato elaborato dalla Confartigianato Salerno su 100 aziende del Vallo di Diano. Su un campione di 100 aziende contattate, circa il 50% si è dimostrato disponibile ad essere intervistato e a compilare un questionario. La compilazione dei questionari attraverso interviste face to face, ha permesso di rilevare anche informazioni/dati/opinioni che esulavano le specifiche domande del questionario ma che al tempo stesso si sono rivelate importanti ai fini della stesura del report.
In termini quantitativi per ciò che concerne la percentuale di occupazione femminile, si rileva che su 881 dipendenti il 44% sono donne. Rispetto alla distribuzione delle lavoratrici e dei lavoratori in base all’età si nota che su 241 dipendenti con meno di 30 anni il 58% sono donne; su 638 dipendenti con età compresa tra i 30 e 49 anni il 37% sono donne; su 15 dipendenti con età oltre 50 anni il 13% sono donne. La percentuale rispetto alla distribuzione dell’età diminuisce con l’aumentare dell’età della donna, indicatore del fatto che vi è una difficoltà pratica rispetto alla presenza delle donne nel mondo del lavoro.
Rispetto al livello di istruzione su 767 laureati il 43% sono donne, su 91 diplomati il 53% donne; su 23 dipendenti con licenza media il 52% donne. Rispetto alla modalità contrattuale su 769 dipendenti a tempo indeterminato il 42% sono donne; su 99 dipendenti a tempo determinato il 49% sono donne. La ripartizione del numero di lavoratori e lavoratrici in base alla tipologia di contratto flessibile o parziale indica che su 881 dipendenti solo 20 hanno una tipologia contrattuale che si configura come tempo parziale o flessibilità oraria
Dalle risposte, inoltre, appare evidente come non vi sia nessun tipo di agevolazione da parte degli imprenditori rispetto alla conciliazione famiglia-lavoro delle dipendenti e dei dipendenti. Pochi degli imprenditori e delle imprenditrici intervistate prendono in considerazione l’adozione di iniziative di supporto alle responsabilità di cura, di assistenza nella ricerca di servizi a sostegno delle emergenze familiari destinate ad esempio ai bambini, come la creazione di asili nidi e scuole dell’infanzia aziendali piuttosto che attività ricreative o centri estivi o ancora centri diurni e residenze dedicate agli anziani. Per quanto riguarda la flessibilità sull’orario di lavoro, qualche imprenditore la pratica, ma trattandosi di esigenza temporanea, parliamo di una flessibilità non regolamentata pertanto una flessibilità che si trasforma in “concessione”. In realtà, le pratiche di conciliazione sono innumerevoli, il punto, ed è quello focale, è che in primis manca l’informazione e la formazione affinché tali buone pratiche vengano adottate e fatte proprie da parte degli imprenditori.
Va sottolineato come in sede di questionario, si è sentita forte l’inconciliabilità del ruolo di “madre” che in molti affibbiano alle donne con il “ruolo di donna in carriera”. Non rientra nella forma mentis degli imprenditori l’adozione di politiche a favore delle donne, tanto più delle donne madri: lo si evince dal completo disinteresse alla problematica, espresso palesemente con risposte evasive o addirittura negative in sede di compilazione del questionario. La frammentarietà delle informazioni vanifica la ratio di tutta quella serie di agevolazioni a sostegno che esistono.