Aldo Bianchini
SALERNO – Il prof. Aniello Salzano (già sindaco di Salerno) ha scritto, in queste ore, una lettera al Procuratore della Repubblica di Salerno dr. Giuseppe Borrelli che qualche giorno fa, sul drammatico evento della frana di Amalfi, ha pronunciato parole molto dure contro i cecchini dell’ambiente.
Una lettera che, per quanto mi riguarda, mette a nudo tutte le manchevolezze della politica locale e nazionale che si è smanicata soltanto in chiacchiere.
Capisco che non è facile portare avanti una lotta senza quartiere contro gli abusi edilizi e le violenze sulla natura; evitiamo quindi di fare annunci e proclami come se l’ultimo a parlare (nella fattispecie Borrelli) dovesse essere il salvatore della patria e il massacratore dei furbetti degli abusi edilizi, delle ruspe e di tutte le altre violazioni che, come giustamente dice Salzano nella sua lettera, sono sotto gli occhi di tutti; occhi che spesso si chiudono per motivi elettoralistici ma anche per incapacità investigativa.
Nella sua lettera il prof. Aniello Salzano ha anche espressamente citato un ex procuratore aggiunto e scrive che: “In un’intervista di qualche anno fa un alto magistrato, il dott. Erminio Rinaldi, dopo essersi tanto prodigato e impegnato contro i reati ambientali, paesaggistici e gli illeciti urbanistici, dichiarò che perfino le sentenze riguardanti tali reati erano in gran parte di prescrizione. I Comuni non avevano in moltissimi casi proceduto alle esecuzioni!”.
E questo evidenzia l’aspetto forse più pericoloso dell’intera vicenda: i Comuni. E’ a loro che deve essere attribuita la responsabilità maggiore per la mancata tutela della natura, del paesaggio e del costante dissesto idrogeologico. I Comuni e le strutture comunali di protezione civile e tutela dell’ambiente non funzionano; in esse strutture si muovono da sempre e nel migliore dei casi soggetti impreparati (per non dire altro !!) ma buoni soltanto a proporsi in una immagine di perfetto funzionamento che in effetti non esiste. Eppure i mezzi ci sono, sono stati forniti dallo Stato centrale (suv. gip, camionette, gru, ruspe, camion, autotreni, ecc.), ma molto spesso (per non dire sempre) vengono utilizzati come trofei personali e status symbol; mezzi che vengono utilizzati in massa anche per manifestazioni ridicole sui territori che nulla hanno a che fare con la cosiddetta “protezione civile”.
Credo che tutti ricordino la tragedia di Atrani e dell’alluvione del 9 settembre 2010 che travolse la mitica piazzetta ed uccise una giovane studentessa-lavoratrice, Francesca Mansi, di uno dei bar travolti dal fango e dall’acqua. Qualche giorno dopo l’alluvione mi recai, da giornalista, ad Atrani ed ebbi l’opportunità di affiancare l’allora procuratore aggiunto di Salerno, dr. Erminio Rinaldi, in una lunga passeggiata da valle a monte del canalone incriminato. Il giorno dopo scrissi un lungo articolo per evidenziare le capacità intellettive, professionali e operative del dr. Rinaldi in quanto in quella passeggiata avevo percepito il fatto che qualcosa stesse per cambiare dal punto di vista della magistratura nei confronti della tutela dell’ambiente.
Mi sbagliavo, da quel momento non è cambiato assolutamente niente; e fortunatamente oggi lo afferma anche il prof. Salzano che da poco è stato nominato “commissario cittadino” dell’ UdC.
Ma c’è un altro momento che non dobbiamo dimenticare e neppure sottovalutare. Nel 2006, al momento del debutto del governo Prodi, l’allora ministro dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio chiamò al ministero un altro procuratore aggiunto di Salerno, dr. Michelangelo Russo, per assegnargli l’incarico di mettere insieme un testo unico di tutte le leggi e le disposizioni sull’ambiente in modo da creare un “codice dell’ambiente”; l’incarico gli venne poi confermato anche dalla ministra Stefania Prestigiacomo dal 2008 in poi.
Ma anche questo tentativo finì male. Il procuratore Russo venne quasi abbandonato a se stesso in uno stanzone senza computer e neppure il telefono; alla fine si arrese e tornò a Salerno per presiedere un collegio di appello.
Ora arriva la notizia tra gioie, appelli e dolori, della costituzione del superministero della transizione ecologica.
C’è da sperare soltanto che non diventi presto una bassa mangiatoia per i lupi dei partiti che non aspettano altro per mettere le mani sugli oltre 70miliardi di euro previsti per l’ambiente dal Recovery Plan appena firmato a Bruxelles.