MORRA: la voce impertinente

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Il nostro è un Paese particolare, molto particolare. E’ un Paese in cui puoi parlare in piena libertà, anzi ti fanno parlare in apparente piena libertà. Puoi dire di tutto e di più, e te lo fanno dire senza mai intervenire con forza a fermarti anche quando tracimi dalla giusta e corretta educazione verso il prossimo ed anche verso te stesso.

Insomma tutti avvertiamo a pelle la sensazione di vivere in un Paese libero e democratico dove il confine tra la libertà di espressione e il rispetto delle regole comuni non è mai ben definito; e guardando ad altri Paesi arriviamo spesso anche a lamentarci che in taluni casi ci sia una libertà senza condizioni, a patto che qualche eventuale restrizione non tocchi noi personalmente (come nel caso dei no vax ovvero no green pass in questi ultimi giorni).

Siamo sicuramente un “Bel Paese”, ma anche un “Paese strano”; diamo lezioni a tutti ma abbiano ancora tanto da imparare da tutti.

Libertà in senso lato, democrazia senza condizioni, libera espressione del pensiero, e così via; ripeto, puoi dire tutto e il contrario di tutto, puoi offendere, denigrare, infangare; andrai sempre avanti anche nell’essere ufficialmente  rivoluzionario nero o rosso; tutto ti andrà bene a patto, però, che tu non dica mai una sola cosa: “la verità”.

In questo Paese dire la verità è come aver sentenziato la pena capitale per qualcuno ed anche per  molti, dipende da come la racconti questa benedetta verità e dipende, soprattutto, dal fatto che non sei tu a poter dire la verità; la verità la racconta soltanto il “sistema” per poter continuare a manovrare, a complottare, a rubare, a malversare, ad arrestare, a condannare, ad ostracizzare, eccetera eccetera.

Quella raccontata da due magistrati, Luigi De Magistris e Luca Palamara, per intenderci è una verità che sta su due poli opposti ma è una verità che racconta i due aspetti  della realtà; una realtà che anche se vista da due punti di osservazione diversa riporta pur sempre al “sistema di potere” ed alla sua granitica resistenza ad ogni tipo di perforazione o di attacco. E se tu attacchi il sistema sei finito.

E veniamo al titolo di questo articolo e più direttamente a Nicola Morra, parlamentare del Mov 5 Stelle nonché presidente della Commissione Nazionale Antimafia, ed al suo modo di porsi, di parlare, di attaccare o di difendere.

Nel recente passato ha spesso parlato a sproposito andando fuori le righe del sistema e incassando reprimende durissime ed altrettanto brutali richieste di dimissioni dai suoi incarichi pubblici  (leggasi su tutte le considerazione che espresse sulla Santelli dopo la sua improvvisa morte), ma da un anno e mezzo a questa parte niente è accaduto e Morra è rimasto al suo posto di presidente di una delle istituzioni creata come pilastro fondante della democrazia e della repubblica.

E’ stato sempre attento, però, a non dire la verità finanche quando il magistrato simbolo di “mani pulitePier Camillo Davigo in un sottoscala del “Palazzo dei Marescialli” gli passò le fotocopie di un documento segretissimo che interessava alcuni magistrati di Milano.

Sabato 9 ottobre scorso, però, ha pesantemente sgarrato ed è andato fuori  tema, non fuori di testa, e in un convegno pubblico sulla malavita organizzata ha svelato, a modo suo, che la mafia si nasconde tra i colletti bianchi delle Prefetture e del Ministero dell’Ambiente  ovvero in quei posti dove c’è il potere esecutivo e quello economico.

Apriti cielo, è accaduto e sta accadendo la fine del mondo; anche io davanti al televisore ho pensato che adesso Nicola Morra è alla fine del suo percorso politico e che questa volta davvero lo faranno fuori; addirittura è intervenuto il ministro dell’interno con una violenza mai esercitata prima; il tutto perché Morra potrebbe (il condizionale forse è un eufemismo !!) aver detto la verità; anzi ha detto la verità secondo milioni e milioni di italiani che guardano al fenomeno mafioso come strettamente correlato al potere politico ed istituzionale.

Sicuramente un presidente di commissione antimafia non può parlare utilizzando dei luoghi comuni, e se lo fa è tenuto a tirare fuori nomi e cognomi; ma è indubbio che il luogo comune più ricorrente tra gli italiani è quello che accredita al “sistema di potere” tutte le nefandezze possibili.

Come andrà a finire ? Credo che questa volta, avendo toccato i nervi scoperti del sistema, per Nicola Morra  non sarà facile venirne fuori senza danni.

 

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