W la Rai, qualcosa ricorderai.

 

da Antonio Cortese

Troppi influencer, nessuno sa più di quale media é malato. L’impossibilità odierna di reperire simultaneamente informazioni giuste ed intrattenimento dipende da una crescente dispersione delle fonti. Dal dopoguerra fino all’attuale agonia del duopolio televisivo italiano, le audience si sono segmentate a tal punto da svilire la gran parte dell’autorevolezza e addirittura ufficialità delle notizie quotidiane. Oggi si sta combattendo un conflitto armato in un’area del pianeta tradizionalmente sotto regime politico amministrativo; tale conflitto anacronistico e antitetico con il resto dello sviluppo generale i cui programmi sono un insieme di coscienti progressi per il benessere collettivo, stona e frena tale andamento nonostante l’era del web dopo e dei satelliti prima, lavorando ad un logico quanto elementare svanimento di questo tipo di guerre. Poiché l’ufficialità degli annunci, degli scoop, delle notizie, delle breaking news e ai vari formati di telegiornali viene attribuita ancora purtroppo a quella televisiva e radiofonica, verrebbe oramai necessario un programma algoritmico che come per la preselezione dei contenuti sui personal computer, rendesse anche alla comunicazione broadcast- to one o privata in generale, un feedback personalizzato anche sui media caldi. L’opzione converrebbe anche agli inserzionisti pubblicitari così come già avviene sul web con relativo risparmio, evitando di sparare su una folla che comunque dopo anni e anni ha imparato almeno a cambiare canale armandosi di un telecomando che scegliendo programma forse non cambia il tipo di ricezione, data la fascia oraria, ma almeno cambia il tipo di messaggio pubblicitario altrimenti ridondante e inutile e resosi insopportabile. Sicuramente anche agli esperti il panorama della comunicazione specie nell’intrattenimento, sembra all’avanguardia e piena di opzioni e non é solamente divenuto un grattacapo per gli utenti districarsi in questo mare di comunicazioni a portata di clic o zapping; l’era digitale é complicata da gestire per gli over sessanta ma proprio pensando a questa fascia di target si potrebbero apportare le facilitazioni d’uso che non siano semplicemente i telecomandi coi tasti giganti di sola accensione, volume e cambio canale. Donare un po’ di intelligenza alle tivvù ridurrebbe la forbice non solo dell’ignoranza generale che come una zavorra spinge gli anziani al largo, ma del gap informativo culturale che non si calcola più in gradini o livelli ma nel grado di dispersione  o viceversa nella consistenza dei temi e degli argomenti che come per una teoria degli insiemi vada capita per evitare inoltre l’atomismo sociale iniziato nel novecento e divenuto più che mai oggi una teoria delle micro particelle a provocare l’allontanamento dalla memoria collettiva. Sfaldandosi la società in cellule standardizzate di una cultura superficiale che regala a tutti il così detto “di tutto un po’”, si corre il rischio di far diminuire anche la qualità consolidata di quei pochi veri specialisti o esperti in ogni settore professionale, anziani in particolare, a favore di un livellamento generale che é sempre buono come diceva il poeta napoletano, però al campo santo. Ascoltare, cantare e scrivere nuovamente canzoni come “Viva la Rai” di Renato Zero già aiuterebbe.

 

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