PONTECAGNANO/FAIANO – TERRA DI PASSAGGI VELOCI

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

PONTECAGNANO – La località Magazzeno, la spiaggia di Pontecagnano, è pronta per la nuova stagione turistica. E, non fa niente se le baracche, le case sbrecciate, le strade poco più larghe di un tratturo e il sole che picchia implacabile, perché non c’è neppure un albero, la rendono un luogo ‘estremo’, quasi equatoriale. Senza dire del mare, non proprio pulito, e del blocco della strada sul fiume Asa. In verità, su una spiaggia lunga 6,3 Km, il tratto davvero balneabile è di appena 1,6 Km, il 25% circa, salvo errore. Lo ha detto il Decreto della Giunta Regionale n. 151 del 30/03/2022 che, tra l’altro, ha confermato il divieto PERMANENTE per le spiagge presso la Foce del Tusciano, dell’Asa e del Picentino, per circa 1,2 Km di mare infetto. In mezzo, il bagno si può anche fare, avendo in mano la mappa con le latitudini per seguire i ‘confini’ posti nel decreto tra acque scarse, sufficienti, buone, e arrivare a trovare quelle eccellenti. Sempreché gli Enterococchi fecali e l’Escherichia coli, ‘nuotando’ nel proprio ambiente, non decidano di muoversi di qua e di là. E, poi, se pure mancassero, ci sono sempre i pesticidi e gli scarichi dei caseifici a ‘fare la differenza’. E’ successo alcuni giorni fa.

In verità, passano gli anni, ma Magazzeno resta luogo di degrado e di vergogna. Eppure, la vicinanza con Salerno potrebbe renderlo un sicuro riferimento per frotte di cittadini rimasti orfani delle proprie spiagge per insensate politiche di gestione del territorio. Di più. Tutta la fascia al di sotto della ferrovia potrebbe far convivere, con grande vantaggio, le attività agricole di pregio, pure esistenti, con ulteriori strutture ricettive extra-alberghiere, a partire dai camping con aree sportive e per il tempo libero. Purché immerse nel verde di nuovi alberi.

C’è, poi, l’incredibile vicenda del ponte sull’Asa, ormai più famoso di quello sul Fiume Kwai. Grazie al proliferare di incontri, conferenze, interviste farcite di salamelecchi, è stata diffusa l’idea di un intervento importante, più complesso di un ponte strallato. In realtà, si tratta di non più di alcune decina di metri e di un appalto da € 301.597,60 per le opere, netto IVA (fonte: Provincia). Altrove, avrebbero finito in un amen. Qui, dal Novembre 2018, i residenti aspettano di uscire dalla gabbia nella quale sono tuttora reclusi.

Questi, sono solo due esempi delle difficoltà di uno ‘scricciolo’ di territorio, poco più grande di ‘un soldo di cacio’, ma benedetto da una Volontà Superiore, che poco ha fatto, negli ultimi 50anni, per creare un’isola ‘felice’ di qualità puntando sulle ricchezze ambientali e sulle proprie specificità. In realtà, ci sarebbe tanto da fare grazie alle grandi potenzialità delle coltivazioni agricole di avanguardia, degli uliveti e frutteti tra cui, una volta, erano pregiati quelli delle mele annurche e delle nocciole, delle aziende artigianali di valore, del commercio, dei servizi, per finire al turismo del mare, delle colline e delle memorie archeologiche.

Chiusa dall’autostrada, a nord/est, e dalla ferrovia, a sud/ovest, la Città si è allungata lungo la statale 18 e si è raggomitolata sul suo originario intreccio viario, arzigogolato e tortuoso, nel quale è possibile pure perdersi, limitandosi a sostituire i caseggiati antichi con nuovi fabbricati, posizionati anche in ‘mezzo’, e cementificando aree e spazi vitali. Il ridisegno di Magazzeno e della fascia costiera, con il recupero anche della legalità, è atteso da decenni. Eppure, farebbe da supporto ad un turismo ‘stanziale’ lungo una costa oggi regno di grande desolazione. Senza parlare di quando scende la sera, o nei mesi invernali. Le colline, dotate di aree alberate, di tante sorgenti d’acqua e di scenari panoramici, sono dimenticate e del tutto estranee ai movimenti naturalistici e della ‘buona tavola’ che pure si indirizzano verso aree vicine. Le memorie etrusche, in parte ancora sepolte, non sono oggetto di azioni promozionali e, benché il Museo rientri nel circuito nazionale (!), non si sa quante visite riesca davvero ad attrarre. Del resto, manca in giro qualsiasi richiamo a quel popolo. Non un nome, una denominazione, un segnale. Eppure, gli Etruschi ci sono stati sul serio, avevano una Città importante e hanno lasciato qualcosa come 10.000 (!) tombe. Nei giorni scorsi, qualcosa si è mosso con il protocollo su ‘Irna Città Ospitale’. Ma siamo ancora agli inizi. E, poi, a chi interessa per davvero?

Di contro, in questi anni, la massima attenzione è stata riservata a progetti ‘alternativi’ di effimero sviluppo destinati a trasformare il territorio in un’area inquinata, polverosa e confusa, con apporti ridotti in termini economici e di lavoro professionale. A parte per chi è interessato a realizzarli.

L’impianto di rifiuti, grande quanto quello di Salerno, ha rappresentato davvero uno sproposito, prima di ‘finire tra i rifiuti’. Anche se, come deciso nella seduta Regionale del 28/09/2021, sembra che l’intervento sarà riprogrammato lungo l’Aversana. Così, invece di scaricare a Sant’Antonio, i tir potranno diffondere odori e sapori in una zona di grande rilievo agricolo, peraltro già destinata a morte certa a seguito della realizzazione dell’aeroporto ‘internazionale’. Lo scalo, pur privo della partecipazione della Regione Basilicata che, proprio oggi, ha deciso di uscire dal Consorzio, fra non molto andrà a sottrarre altri 50 ettari di suolo fertile e ricco nonché a rilasciare il suo ‘positivo’ contributo di rumori e fumi di scarico su un raggio dai 10 e fino ai 20Km (fonte: Enac). E, le colture orticole di Bellizzi? L’aeroporto già c’era, e funzionava per i voli ‘regional’ e turistici. Trasformarlo in uno scalo internazionale servirà solo a far ‘movimentare’ persone che neppure si fermeranno a guardare un luogo senza storia, senza identità e privo di ogni interesse. Intanto, a collaterale, in attesa della nuova linea ad alta velocità lungo le colline (salvo errore), ci penserà la metropolitana a ‘sfettare ancor più’ il territorio in orizzontale e a creare nuovi ostacoli al transito libero di merci e persone. Il tutto, senza dimenticare Sardone, gli effluvi del depuratore dei liquami di Salerno e i veleni dei ricorrenti roghi nelle vicinanze. In questo scenario, lo ‘scricciolo’ di territorio potrebbe diventare un deserto di anime vaganti, però a ‘grande velocità’, in grado di offrire alla Città, nel mezzo, la stessa qualità ambientale del rione Tamburi di Taranto o della ‘Terra dei fuochi’.

Purtroppo, in un contesto di sostanziale apatia, o rassegnazione, sembra che non ci siano molte orecchie per sentire e molti occhi per vedere. E, chissà, neppure molti cervelli per pensare.

Così, Magazzeno può pure aprire la stagione turistica. Per chi ama le vacanze estreme. Complimenti vivissimi.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 24/06/2022

 

One thought on “PONTECAGNANO/FAIANO – TERRA DI PASSAGGI VELOCI

  1. Condivido la critica verso un “contesto” troppo silenzioso e apatico. Un sonno colpevole che copre tutti. Nel prologo del primo film della Wertmuller ” I basilischi”, la voce narrante tesse uno sconsolato elogio della “controra”, la siesta dopo pranzo che paralizza quasi tutto il paesello, dagli effetti paragonabili a una quotidiana eruzione pompeiana, implacabile nel bloccare all’istante ogni attività o ambizione. E così restiamo! in balia dell’innamoramento, ora dell’impianto di compostaggio, ora della caserma dei carabinieri, ora del Sindaco, ora dell’imprenditore. In balia di facili e passeggeri entusiasmi, restiamo qui ad aspettare che tutto accada, cioè NULLA.

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