Interazione farmaci-alimenti

da Dr.Alberto Di Muria
Padula-Una corretta alimentazione quotidiana è la chiave per incrementare oltre che per mantenere un buon stato di salute. Quando per condizioni patologiche, si è costretti ad assumere un regime terapeutico quotidiano, diventa importante tenere conto delle interazioni che possono instaurarsi tra farmaci e cibo.
Generalmente si pone l’attenzione su la modalità di assunzione del farmaco, se prima o dopo i pasti, ma fare attenzione a cosa associamo il farmaco, soprattutto quando l’assunzione è orale, in alcuni casi è molto importante. L’assorbimento, e conseguentemente l’efficacia, di un farmaco è determinata, tra le altre cose, anche dalle sue proprietà fisico-chimiche che ne definiscono l’interazione con l’ambiente circostante: per le molecole acide, come i FANS, è consigliata l’assunzione a stomaco pieno per la loro capacità di abbassarne le difese, portando a danni a carico della mucosa dello stomaco. Altri farmaci, come gli antibiotici, andrebbero assunti a stomaco vuoto, per evitare che l’acidità indotta dalla presenza di cibo ne causi l’inattivazione del principio attivo stesso ma anche perché la presenza di alcuni nutrienti del cibo non ne permettono il corretto assorbimento. Ad esempio il calcio, minerale fondamentale per l’organismo, che assumiamo tramite latte e derivati, può formare complessi chelati con il principio attivo di un vasto gruppo di farmaci antibiotici, riducendone l’assunzione. Altre interazioni sono possibili. I formaggi stagionati, che assieme a salumi, cioccolato, avocado, crostacei e banane mature sono alimenti ad alto contenuto di tiramina, possono scatenare gravi crisi ipertensive per interazione di questo aminoacido con gli inibitori delle MAO presenti nei farmaci antidepressivi. Cibi ricchi di proteine, come le carni magre, pesce come tonno e salmone, ma anche legumi come lenticchie e ceci, sono da tenere sotto controllo in chi assume la Levodopa, uno dei farmaci più usati per trattare la malattia di Parkinson. Un eccesso di proteine, che altro non sono che grandi molecole costituite da catene di aminoacidi, rallentano la capacità della levodopa, di natura amminoacidica anch’essa, di giungere a livello cerebrale. Questo avviene per la competizione che si crea tra le varie proteine per lo stesso sistema di trasporto. Nella panoramica delle interazioni, fondamentali sono anche quelle che riguardano l’assunzione di alcune bevande in concomitanza di farmaci. L’alcol, ad esempio, agendo sullo stesso meccanismo di azione, potenzia l’effetto di antidepressivi, ansiolitici e antistaminici, rischiando effetti collaterali sedativi rischiosi.
I farmaci che assumiamo percorrono varie tappe che si conclude con l’eliminazione, attraversando una serie di reazioni complesse. Prima di essere eliminate, i farmaci assunti vengono metabolizzati a carico del fegato a livello di enzimi che appartengono alla famiglia del citocromo P450. Esistono varie sue isoforme, di cui il citocromo CYP3A4 risulta essere quella più attiva e da sola gioca un ruolo importante nella metabolizzazione di circa il 50% dei farmaci. Ad interferire con la sua attività, un posto di rilievo va al succo di pompelmo, che con la presenza di furanocumarine e bioflavonoidi, come la quercetina, inibiscono e inattivano il citocromo. Ne risulta così che, riducendo la sua attività, si riduce il metabolismo di molte categorie di farmaci, tra cui gli antipertensivi, le statine, i chemioterapici e alcuni antibiotici, con conseguente aumento della loro biodisponibilità e alterazione dell’effetto rispetto al dosaggio somministrato, un effetto collaterale particolarmente pericoloso se si pensa ai farmaci deputati al controllo della pressione o nel contrastare gravidanze indesiderate.
Risulta quindi importante definire un regime alimentare adeguato, così da ridurre gli effetti collaterali associati all’interazione farmaco-alimenti e massimizzare l’efficacia della terapia.

 

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