UNIVERSITA’: superare il numero chiuso in medicina

 

Pietro Cusati (giurista-giornalista)

 

A partire da settembre ci saranno fino a 4mila posti in più per il corso di laurea in Medicina e Chirurgia,il numero chiuso  va superato, da qui a sette anni, ci saranno 30 mila posti in più,lo ha dichiarato la ministra dell’Università Anna Maria Bernini, che  ha collegato la questione del numero chiuso alla mancanza strutturale di personale medico in Italia. “È vero che c’è una carenza di medici”, e allo stesso tempo “che le università devono essere messe nelle condizioni di formare gli studenti in modo da mantenere la grande qualità della nostra formazione”. Secondo la ministra, il primo passo verso la soluzione sarebbe aprire la facoltà di Medicina nelle università, invece di limitare il numero di studenti che possono accedervi e il nostro obiettivo è superare il numero chiuso in maniera sostenibile”.  “Dobbiamo garantire agli universitari la possibilità di essere formati correttamente e la prospettiva di lavorare dopo il percorso di laurea”. Abbiamo bisogno di medicina di prossimità, di medicina territoriale, di assistenza domiciliare, abbiamo bisogno di medici che siano in grado di rispondere a queste esigenze. Un fermo no al superamento del numero programmato,apertura sull’ampliamento dei posti a Medicina, a due condizioni, che siano pianificati, di conseguenza, i posti nelle scuole di specializzazione e gli sbocchi lavorativi all’interno del Servizio sanitario nazionale, per non creare un nuovo “imbuto formativo”, né una nuova pletora medica senza occupazione,è  la posizione della FNOMCeO, la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, espressa dal presidente Filippo Anelli. “Una corretta programmazione andrebbe fatta sui fabbisogni, da qui a undici anni, di specialisti e medici di medicina generale. I ragazzi che a settembre entreranno a Medicina,  solo tra 9-11 anni saranno completamente formati e pronti per entrare a pieno titolo nel  Servizio sanitario nazionale. Ci ritroviamo ora con una carenza annunciata di specialisti di alcune branche e di medici di medicina generale. E quelli che ci sono sempre più abbandonano il Servizio sanitario nazionale per il privato, l’estero, dove trovano condizioni lavorative e contrattuali più favorevoli. I dati OCSE  svelano il divario tra le retribuzioni dei medici italiani e quelle, molto più elevate, dei colleghi dei paesi europei ed extraeuropei”.

 

 

 

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