Anche il paracetamolo può far male

da Dr. Alberto Di Muria
Padula-Spesso alla parola ‘medicinale’ si associa la paura nel paziente che questo possa risultare dannoso sotto alcuni punti di vista, restando scettici sul loro consumo. Altre volte invece, quando il medicinale diventa di ‘uso comune’ si tende a sottovalutarlo, considerandolo assente di potenzialità dannose. Dove sta la verità? La verità sta nel mezzo: nessun medicinale, che sia di origine sintetica o naturale, è esente da potenziali effetti collaterali, e questo in relazione al suo dosaggio perlopiù, per cui l’attenzione deve essere sempre alta.
Il paracetamolo è un principio attivo che si trova principalmente come farmaco da banco, ma a dosaggi superiori anche come farmaco per prescrizione su ricetta. Viene impiegato comunemente come antipiretico per la sua azione a livello dei centri regolatori della temperatura, ma presenta anche un ‘ottima attività analgesica per cui può essere utilizzato come antidolorifico in numerose patologie. Il meccanismo non è stato ancora chiarito. Vede anche un’azione diretta a livello del SNC, sembra, mediata dal sistema oppioide e da quello serotoninergico. Questo principio attivo lo si trova in diverse formulazioni e, a diversi dosaggi, viene impiegato per tutte le categorie, dai bambini alle donne in gravidanza, in quanto di solito il paracetamolo è un farmaco molto sicuro anche sei in dosi considerevoli, ma non innocuo. Infatti, anche se deve essere assunta una dose molte volte superiore a quella raccomandata o piccole dosi per periodi prolungati, può provocare un avvelenamento con danneggiamento del fegato e insorgenza di insufficienza epatica.  Nella maggior parte dei casi di sovradosaggi i sintomi non sono immediati, ma si manifestano in quattro stadi che inizia dopo parecchie ore dall’assunzione con il soggetto che non sembra malato ma inizia a vomitare, per poi procedere nel corso dei giorni con la comparsa di nausea, dolore addominale, il vomito che peggiora e la comparsa di ittero ed insufficienza renale. A questo punto si procede agli esami di laboratorio che mostrano i livelli di paracetamolo elevati nel sangue ed un malfunzionamento del fegato. L’intervento nell’avvelenamento da paracetamolo è la somministrazione di carbone attivo se il paracetamolo è stato preso molte ore prima, o l’acetilcisteina per via orale o endovenosa per prevenire la lesione epatica, ma non risolve il danno se questo si è già verificato.

 

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