Una riforma organica della giustizia che affronta la situazione del sovraffollamento carcerario ,una vera e propria emergenza sociale .

da Pietro Cusati (Giurista-Giornalista)

La mancata riforma dell’esecuzione penale, hanno determinato l’attuale condizione di sovraffollamento carcerario e lo stato inumano e degradante della detenzione nel nostro Paese.Non c’è più tempo da perdere secondo gli avvocati  penalisti italiani sul fenomeno del sovraffollamento carcerario. Il fenomeno dei suicidi avvenuti in carcere nei primi mesi del 2024 è in continua ascesa ,circa uno ogni due giorni , e che appare oramai improcrastinabile un immediato intervento del Governo e della politica.L’Unione delle Camere penali  ribadisce con forza e determinazione il proprio appello al Governo e a tutte le forze parlamentari affinché si possa realizzare, tutti insieme, l’obiettivo di  arrestare con efficacia il terribile fenomeno dei suicidi in carcere. Le Camere penali hanno proclamato l’ astensione dalle udienze e da ogni attività giudiziaria nel settore penale per il giorno 20 marzo 2024,ore 14,00, con convocazione di tutti i i Presidenti delle Camere Penali territoriali e di tutti gli iscritti in Roma per partecipare alla manifestazione, che si terrà con tutte le associazioni sensibili a tale emergenza e con i rappresentanti della politica favorevoli all’adozione di strumenti immediati, volti alla soluzione della crisi in atto. L’irrazionale moltiplicazione delle fattispecie di reato con il conseguente aggravamento delle pene in senso contrario al principio di uguaglianza e di proporzionalità̀, fa gravare in maniera del tutto irragionevole sul sistema penale e sul sistema carcerario il destino dell’intero ordinamento. Infatti  il numero di detenuti, superiore alle 60.000 unità e con un aumento costante di circa 400 detenuti al mese, ha raggiunto quote prossime a quelle che nel 2013 hanno condotto la Corte EDU a emettere la sentenza “Torreggiani”, con la quale l’Italia è stata condannata per la persistente violazione del divieto di infliggere pene o trattamenti inumani ai detenuti. Vi è il pericolo concreto che togliersi la vita in carcere possa rappresentare, per i tanti oppressi, una “soluzione” da emulare, per sfuggire a condizioni di privazione della libertà sempre più umilianti e disumane;
che il sovraffollamento carcerario, la patologica carenza negli organici di agenti penitenziari, di medici e psichiatri e di operatori sociali acuiscono le già penose condizioni di vita dei detenuti;che preoccupa ulteriormente il susseguirsi di episodi di violenza sui detenuti. Secondo l’Unione delle Camere penali  occorre sensibilizzare l’opinione pubblica e, soprattutto, persuadere il Governo, il Parlamento e la politica tutta circa la necessità di adottare atti di clemenza generalizzati, quali l’indulto o l’amnistia, legiferare urgentemente in materia di concessione della liberazione speciale anticipata, introdurre il sistema del “numero chiuso” ovvero ogni altro strumento atto a limitare in futuro il ripetersi del fenomeno del sovraffollamento, prevedendo altresì misure extradetentive speciali per detenuti in espiazione breve e operare una congrua depenalizzazione, oltre che ridimensionare l’impiego delle misure cautelari personali intramurarie, riconducendole ai principi del minor sacrificio possibile e della presunzione di innocenza.

 

 

 

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