Referendum 2025: con la matita in mano

da Antonio Cortese (docente – giornalista)
Colgo la provocazione del direttore Bianchini per invitare e spronare i concittadini al voto referendario.
 I paesi democratici e più influenti oggi si contano su due mani, nonostante congressi conviviali internazionali con la partecipazione di una trentina di paesi emergenti o meno. Inoltre il referendum esiste anche nelle monarchie.
Si può essere d’accordo o contrari ai quesiti “popolari”, ma se Mattarella ha accolto la risoluzione delle 5 questioni vidimandone la legittimità referendaria, apportare scuse come Montanelli storcendo il naso non mi sembra più normale.
 Raggiungere la sufficienza delle espressioni in merito a domande che per la stampa sembrano inutili o antiquate, é comunque un obiettivo voluto appunto dal nostro presidente della repubblica, perché oltre alla funzione pedagogica e di partecipazione per tutti i connazionali, é un investimento istituzionale per derimere conflitti sociali, di cui appunto il recente ministero sempre da egli facilitato.
 Dispiace ascoltare i soliti disgusti o l’antipolitica quando casomai nei paesi per cui si fanno cortei pacifisti un referendum sarebbe un sogno paradisiaco da realizzare secoli dopo le combattute indipendenze e lotte identitarie.
 Pertanto voglio interpretare come un alibi di svogliatezza o mancanza di tempo personale coloro che in linea allo snobbismo montanelliano, nicchiano sulla massima pratica di partecipazione democratica.
Politologi e filosofi della comunicazione, dai propri dispositivi a mio avviso dovrebbero lavorare affinché magari si cambino le modalità, per cui come negli States o già paesi latino americani, si consegna il proprio “parere” come pagando un bollettino postale o veloci mezzi pseudo telematici.
 I ragionamenti e gli editoriali, o le arringhe provenienti anche dalle tribune Chigi e Montecitorio, oramai non fanno altro che fornire l’evidenza del bisogno di quesiti dibattuti alle urne, perché se questa o l’altra parte politica, sindacale o imprenditoriale, si fosse spiegata bene o avesse lavorato meglio, Sergio Mattarella non li avrebbe mandati tutti in cabina.
 Votare é una responsabiltà regalata ai cittadini, un dovere civico, un bisogno del governo e dei cittadini, il resto sono chiacchiere che in pasticceria si possono ancora trovare dopo avere semplicemente detto un no o un si, in una delle più tradizionali domeniche all’italiana.

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